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La donna nella Chiesa cristiana vetero-cattolica

La donna nella Chiesa cristiana vetero-cattolica

Tratto da: Adista Documenti n° 39 del 07/11/2020

La Chiesa Cristiana Vetero-cattolica è la missione italiana della Progressive Catholic Church, una delle Chiese che vivono la grande ricchezza dottrinale, storica e liturgica del cattolicesimo, sentendosi in comunione con tutte le altre Chiese ma senza essere inserite nella giurisdizione romana.

Né conservatori né “progressisti” acritici!

Prima di tutto, facciamo chiarezza sul significato dei termini: il nome di Chiesa “vetero-cattolica” non esprime conservatorismo, bensì l’intento di un ritorno alle originarie fonti cristianee, nella storia, il ritorno alle fonti è sempre stato istanza di rinnovamento. La nostra ecclesiologia e la nostra etica vengono a volte accusate di voler ‘modernizzare’ il Vangelo, adattandolo alle ideologie dell’epoca: nulla di più falso! Noi operiamo una lettura della Parola di Dio che si colloca nella dinamica stessa del Nuovo Testamento: esso infatti non sostituisce bensì re-interpreta il Primo Testamento, che “ri-legge”, senza in alcun modo considerarlo superato o annullato. Questo metodo, che situa la Parola nell’oggi, consente di rileggere continuamente le Scritture per applicarle vitalmente alle diverse circostanze preservandone l’essenza.

E proprio nel Nuovo Testamento…

E proprio rileggendo il Nuovo Testamento, con strumenti scientifici, si riscontra che le donne avevano ruoli ben diversi da quelli che ci sono stati tramandati.

In fatto di esegesi, storia e iconografia devo rimandare agli studi specifici, dai quali si riscontrerà come le donne avessero, nelle comunità neotestamentarie, tutti quei ruoli da cui sarebbero sorti gli attuali ministeri ordinati; la quantità delle testimonianze è tale che solo partendo da una pregiudiziale si può negare l’esistenza un ministero ‘ordinato’ femminile parallelo a quello maschile e più tardi soppresso: si possono interpretare in maniera diversa dal significato più ovvio le singole testimonianze, ma farlo per tutto il loro insieme è arbitrario… specie se si pensa a quanto siano esigue le basi scritturistiche di altre dottrine e istituzioni!

I capricci della moda…

Le ragioni dell’esclusione delle donne dal ministero ordinato sono variate moltissimo nella storia; una delle più addotte è quella della naturale subordinazione della donna, che quindi non potrebbe rappresentare Cristo in quanto capo(1).

In molti luoghi si avverte ancora la difficoltà ad accettare l’autorità femminile; è tuttora vivo persino l’antico tabù del sangue, che renderebbe la donna inadatta al servizio dell’altare.

L’antropologia è in gran parte mutata e di subordinazione non si osa parlare… allora si ricorre all’idea che Gesù non avrebbe chiamato donne a far parte dei Dodici, per cui l’esclusione della donna dai ministeri ordinati sarebbe frutto di fedeltà a tale misteriosa scelta, dimenticando che il gruppo di Gesù non si esauriva nei Dodici e che Paolo usa per designare i ministeri femminili gli stessi termini che usa per il suo.

Un’altra teoria recente è la cosiddetta “teoria dell’icona”: il presbitero deve essere uomo per rappresentare Cristo, Sposo della Chiesa.

Ora, il genere del presbitero è irrilevante, in quanto esso è il modo in cui una persona possiede le caratteristiche dell’umanità, ma non contiene un significato teologico e dogmatico intrinseco.

Né si deve dimenticare che il prete agisce non solo in persona Christi ma anche in persona ecclesiae.

Si obietta a questa diversità di motivazioni storiche che quel che interessa è la tradizione che esclude la donna dall’ordinazione, non il variare delle sue interpretazioni, che possono anche essere erronee.

A parte che molti storici hanno dimostrato come tale prassi sia tutt’altro che generale e continua, bisognerebbe che le erronee motivazioni per l’esclusione facessero riferimento a una simile dottrina tradizionale, per poi spiegarla; se invece ci si limita a dedurla da teorie superate (ad es. l’inferiorità della donna) allora non si può parlare di una tradizione volutamente seguita e soltanto spiegata in maniera sbagliata.

Bisogna poi sempre ricordare che il Figlio di Dio assunse la pienezza dell’umanità; ciò è espresso già nel NT, che anche a proposito di Gesù parla quasi sempre di anthrôpos (essere umano indipendentemente dal genere), non di anêr (essere umano adulto di sesso maschile)(2).

Obiezioni di “buon (?) senso”…

Nella Chiesa – dice – i più grandi sono i santi, non i preti, l’ordinazione non è un diritto e ci sono tanti ruoli in cui la donna si può realizzare…

Chi parla del ministero in termini di grandezza, mostra di averne lui una visione antievangelica  di promozione personale, non di servizio; che poi l’ordinazione femminile sia o meno un diritto (non una rivendicazione)… pensiamoci.

È il diritto di Dio: scegliere chi vuole senza nostre preclusioni.

È il diritto delle Chiese: avere tutti i ministri che Dio suscita loro!

In terza battuta soltanto sorge anche il diritto/dovere di ogni credente: è importante che ci siano molte possibilità di servizio e realizzazione, ma ognuna e ognuno deve poter rispondere alla vocazione che ha ricevuto da Dio e che la sua Chiesa ha riconosciuto, non a un’altra!

Genio femminile e declericalizzazione

L’esaltazione di uno specifico “genio” femminile, se non abbatte i vecchi ruoli e le vecchie esclusioni significa molto spesso la creazione di “gabbie dorate” che li perpetuano (il cosiddetto “ministero mariano” ne è a nostro avviso un esempio); così la recente preoccupazione di non “clericalizzare” la donna: se di declericalizzazione c’è bisogno, si tratta di trovare una forma non clericale di esercitare i ministeri, non di “inventare” nuove vie per la donna quando è aperta un’autostrada!

Diversità di genere

Né sono molto più validi i paragoni con la sfera biologica: perché determinati ruoli complementari e non intercambiabili in biologia dovrebbero essere riproposti dove invece l’intercambio è normale?

Esperienze personali generalizzate:

- alcune donne proclamano di non aver mai personalmente avvertito interesse per questo ministero e di essersi ugualmente realizzate benissimo: ovvio, è una vocazione che riguarda poche persone, ma la presenza femminile nei presbitèri dovrebbe essere interesse di laici e preti, donne e uomini… e così la possibilità di chi invece questa vocazione la avverte di risponderle liberamente… o ci occupiamo solo delle cause che sentiamo nostre in prima persona?

- si sente dire (da uomini, questa volta) che “da una donna io non mi confesserei”… a parte le esperienze contrarie (io ho più penitenti uomini che donne), l’ordinazione femminile non toglierebbe in alcun modo la libertà di scelta del ministro cui rivolgersi… e poi, e poi… come mai per tanti secoli si sono obbligate le donne a confessarsi da uomini?

E così… ma non è stato facile!

La nostra Chiesa ha scelto di praticare l’ordinazione femminile nei tre gradi del ministero: diacone, presbitere (io lo sono), vescove… io sono la prima vescova eletta nella mia Chiesa… il Covid ha finora impedito la mia consacrazione, ma cerco di fare tutto ciò che posso per la piccola porzione di Chiesa che Dio mi ha affidato e – in essa – per la Chiesa Universale (cattolica).

Questa scelta, che data dal 1996, non è stata indolore, almeno per quanto riguarda episcopato e presbiterato (il diaconato femminile è fin troppo evidente e accettato sul piano ecumenico). Il primo Vescovo a consacrare presbitere donne, Joachim Vobbe, subì censure, anche se solo per i tempi in cui aveva operato. Alcune Chiese vetero-cattoliche, come la Chiesa Nazionale Polacca (in realtà originaria degli Stati Uniti d'America, anche se con missioni altrove) e la Chiesa vetero-cattolica italiana – Missione cattolica cristiana italiana si sono separate dall’Unione di Utrecht, che raccoglie la gran parte delle nostre Chiese, apportando diverse motivazioni relative al fatto o alle modalità dell’introduzione del ministero ordinato femminile.

In realtà, spesso si tratta di espressioni conservatrici, che rifiutano, oltre a tale ministero, anche l’ordinazione di omosessuali e il riconoscimento delle coppie pari sesso.

Nel 2008 si è giunti alla costituzione dell'Unione di Scranton, una comunione di Chiese vetero-cattoliche indipendenti che difendono appunto queste posizioni tradizionali. Altre Chiese che si rifanno al vetero-cattolicesimo stanno aprendosi all’ordinazione femminile o la stanno discutendo.

Noi Vetero-cattolici ci sentiamo comunque parte del cattolicesimo, istanza di rinnovamento al suo interno; senza toglier valore alle caute riforme promosse nelle singole Chiese(3) riteniamo necessaria anche la voce di quelle che aprono concretamente strade di rilettura del Vangelo: anche queste sono istanze di fedeltà al Vangelo e di progresso ecclesiale e sociale in genere.

Compito delle Chiese è aiutarsi nella continua conversione a Cristo per poter annunciare il Regno di Dio, non mantenere acriticamente le proprie tradizioni.   

Teodora Tosatti è presbitera, biblista, vescova eletta.  

* Mia Felicita Bertelli, Le suore - Terrazza Mascagni - Livorno; foto [ritagliata del 2010] tratta da flickr, immagine originale e licenza

                                                              * * *

(1) Così Tommaso d’Aquino che, enciclopedico com’è, pure non sa nulla di una ‘volontà di Cristo’ in materia, cfr. S. Th., Supp. Q. 39, a. 1.

(2 ) L’Arcivescovo di Canterbury, Rev. George R. Carey, ha tacciato di eresia la teoria dell’icona («The idea that only a male can represent Christ at the altar is a most serious heresy», Reader's Digest, marzo 1991).

(3) Ricordiamo che già nel 1976 la Pontificia Commissione Biblica dichiarò che il ministero ordinato femminile non contraddirebbe il piano di Dio.

 

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