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Piogge torrenziali nel Sahel seminano distruzione e morte

Piogge torrenziali nel Sahel seminano distruzione e morte

Il Sahel sta affogando sotto le piogge torrenziali che da una decina di giorni si riversano nell'ampia fascia africana. «Quartieri completamente allagati alla periferia di Dakar, capitale del Senegal; più di cento morti per il crollo delle loro case e per un'epidemia di colera in Niger; 6.000 case distrutte e dighe di terra traboccate dall'innalzamento del Nilo in Sudan. La stagione delle piogge è appena iniziata e i suoi effetti sono già catastrofici in tutto il Sahel. (...) L'arrivo dell'estate in questa parte dell'Africa è sinonimo di piogge violente che portano perdite umane e danni irreversibili all'agricoltura, fenomeno aggravato dall'aumento delle temperature e dal riscaldamento globale».

È quanto veniamo a sapere da una corrispondenza di oggi sul quotidiano spagnolo El País firmata dal giornalista freelance José Naranjo. Vive in Africa occidentale e lì ha consultato il meteorologo Christopher Taylor, esperto di proiezioni climatiche prorpio in questa vasta porzione d’Africa. «Abbiamo dimostrato – sono le parole del meteorologo – che la frequenza di forti piogge e tempeste è triplicata nel Sahel dagli anni '80, una tendenza davvero notevole. Poiché l'atmosfera si riscalda a causa dell'aumento delle concentrazioni di gas serra, l'aria può trattenere più umidità. Quello che sta accadendo in questa zona è che il deserto del Sahara si sta riscaldando a un ritmo ancora più elevato e il crescente contrasto delle temperature sta causando l'intensificarsi delle tempeste. Questa tendenza continuerà nei prossimi decenni e le alluvioni nelle città saranno più gravi e frequenti».

Dal 1950 la temperatura media in Africa occidentale è aumentata di 1,1 gradi, ma questo fenomeno non è uniforme: il Sahel settentrionale e il deserto del Sahara si stanno riscaldando più velocemente e gli episodi di caldo più estremo si concentrano in alcuni periodi dell'anno, soprattutto prima della stagione delle piogge . Per cui, continua Taylor, «le temperature ad aprile sono aumentate dal 1950 a una media di 1,4 gradi rispetto all'aumento di 1,1 gradi della media annuale. I mesi che precedono il monsone sono i più caldi dell'anno e il riscaldamento sta causando temperature record, soprattutto di notte».

Il Sahel è una sorta di grande prateria tra il vasto deserto del Sahara a nord e la foresta pluviale africana e si estende dall'Oceano Atlantico al Mar Rosso. È una delle regioni di coltivazione più produttive dell'Africa, tanto più è imponente il danno climatico dovuto al riscaldamento. Anche perché l'innalzamento termico rischia fortemente di vanificare il grande progetto di rimboschimento del Sahel, concepito dall'Unione Africana nel 2007 e denominato Grande Muraglia Verde d’Africa, finalizzato ad arginare l’avanzamento del deserto del Sahara. Si tratta di una barriera crosscontinentale di quasi 8.000 chilometri per 15. Il progetto di piantumazione di 100 milioni di ettari di alberi e altra vegetazione dovrebbe andare a compimento entro il 2030, migliorando anche la situazione alimentare degli abitanti della zona. È però in ritardo, avendo finora coperto circa il 4% dell’area interessata.

*Foto tratta da Pixabay, immagine originale e licenza

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