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Abusi nella Chiesa: l'ipocrisia della

Abusi nella Chiesa: l'ipocrisia della "Giornata per le vittime"

In molti Paesi d’Europa, commissioni di inchiesta indipendenti hanno lavorato strenuamente per portare alla luce la portata reale, o almeno verosimile, del fenomeno degli abusi sessuali perpetrati dal clero. È accaduto in Germania, e prima ancora nella cattolica Irlanda, in cui dopo nove anni di indagini, nel 2009, ha visto la luce il Rapporto Murphy; è accaduto in Francia, con la Commissione guidata da Jean Marc Sauvé, i cui risultati sono stati pubblicati il mese scorso. Un’inchiesta è stata commissionata in Svizzera all’Università di Zurigo, il Portogallo si è avviato su una strada analoga, persino in Polonia un’indagine è stata compiuta, benché parziale, e in Spagna, dove l’episcopato si è sempre detto contrario alla creazione di commissioni sulla pedofilia, il tema ha cominciato a fare capolino nel discorso del card. Omella in apertura dell’assemblea plenaria d’autunno della Conferenza episcopale (11-19 novembre).

E in Italia?

In Italia tutto tace. A più riprese, soprattutto dopo la pubblicazione del Rapporto Sauvé, si sono diffuse petizioni per la creazione urgente di una Commissione d’inchiesta anche nel nostro Paese, ma per ora sono cadute nel vuoto. I vescovi italiani non sembrano disposti a indagare alcunché, ma in compenso non si risparmiano nei gesti formali e nella preghiera: il 18 novembre la Cei ha celebrato, in concomitanza con la Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale del Consiglio d’Europa, la prima Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, istituita lo scorso marzo. Si sprecano le veglie di preghiera, le contrite richieste di perdono, le assicurazioni di accoglienza e ascolto come quella di mons. Lorenzo Ghizzoni, presidente del Servizio nazionale della Cei per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, che si ripara dietro alla considerazione che, in Italia, l’ondata di casi e denunce «noi non l’abbiamo avuta. Ma questo non dipende dal fatto che la Chiesa italiana stia spegnendo, trascurando o tacitando le vittime o le denunce». Per carità. La Chiesa italiana, assicura, si è mossa e per dimostrarlo sciorina tutta una serie di dati, misure, reti di referenti, offerte di numeri di telefono e e-mail che, secondo lui, faranno uscire «casi nuovi e del passato». Ma di una Commissione d’inchiesta che passi al setaccio archivi diocesani, parrocchiali, denunce, casi, trasferimenti sospetti, testimonianze di vittime, nemmeno l’ombra. 

Che tutto questo sia irricevibile lo ha detto chiaro e tondo a Savona la Rete L’Abuso di Francesco Zanardi con una pec di diffida al vescovo locale (“Non pregate per noi!”) in cui, a nome delle vittime di preti della diocesi che mai sono state ascoltate, rispedisce al mittente «qualunque iniziativa folcloristica o di preghiera così chiaramente disonesta nel pentimento», respingendo «sollecitamente le preghiere di un vescovo e di una comunità cattolica che non ha mai neppure accennato al pentimento, offerto riparazione o qualunque sorta di aiuto o sostegno, mostrandosi ogni volta invece irritata dalle richieste di giustizia delle vittime che con coraggio si sono mostrate».

Qualsiasi iniziativa di preghiera legata all’iniziativa, non può che essere recepita «come falsa, strumentale ed a uso improprio non concesso della nostra immagine», afferma la rete L'Abuso; «sarebbe pertanto preferibile che la diocesi, umilmente ed unitamente alle altre sue realtà, istituisse una commissione di inchiesta indipendente che dia un reale e concreto senso di verità e giustizia».

Sarebbe triste dover sperare che una spinta efficace possa arrivare da Oltralpe, da Jean-Marc Sauvé, che il 9 dicembre incontrerà papa Francesco; «Tra le piste di lavoro che noi proponiamo - ha detto alla Radio RCF - ce ne sono alcune che riguardano la Conferenza dei vescovi, altre che riguardano gli istituti e le congregazioni religiose, ma ci sono anche delle misure che riguardano direttamente il Papa e la Santa Sede. E la visita a Roma ci permetterà di sottolineare una serie di questioni che senza alcun dubbio riguardano il Papa».

Noi riteniamo che se la Chiesa italiana vuole essere credibile sulla questione degli abusi, una commissione d'inchiesta indipendente sia imprescindibile e aggiungiamo che sarebbe auspicabile un’alleanza virtuosa tra vittime e media, tra vittime e giornalisti affidabili, di quelli che lavorano per dare voce proprio alle vittime, che cercano verità, cercano trasformazione e non sensazionalismo. Un’alleanza del genere potrebbe scuotere finalmente l’opinione pubblica cattolica, spesso intorpidita dagli episodici casi di cronaca, ma soprattutto diffidente quando si tratta di tirare dentro l’arena l’istituzione Chiesa. Per squarciare veli di ipocrisia e mostrare la nudità del re.

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