Ha vinto Boric. Un presidente di sinistra per il Cile
Gabriel Boric è il nuovo presidente della Repubblica cilena: ieri, giornata del ballottaggio, ha ricevuto il 55,9% dei voti contro il 44,1% raccolto da José Antonio Kast. Sinistra al potere, dunque. Non la sinistra storica, ovvero il Partito socialista, ma quella “di piazza”, perché Boric è il candidato emerso con le forti proteste contro il governo del presidente uscente, Sebastián Piñera, attuate in Cile a partire dall’autunno 2019 e che hanno già ottenuto di intraprendere un percorso per riscrivere la Costituzione (hanno votato per l’Assemblea costituente il 15 e 16 maggio, dopo che il plebiscito del 25 ottobre 2020 aveva decretato l'affossamento della Costituzione voluta dal dittaotre Augusto Pinochet).
«Sappiate che darò il meglio di me per stare all’altezza di questa tremenda sfida», ha detto appena conosciuto il risultato delle urne, mentre centinaia di migliaia di cileni lo festeggiavano nelle piazze di varie città. «Sarò il presidente di tutti i cileni, di chi ha votato per questo progetto, di chi ha scelto un'alternativa e di chi non ha votato», ha aggiunto il 35.enne Boric, che assumerà la presidenza il 31 marzo, ben sapendo di avere in Parlamento un’opposizione forte (quasi paritario fra destra e sinistra il numero dei senatori nel Congresso rinnovato nel primo turno elettorale) e consapevole di dover moderare il suo progetto per ottenere l‘appoggio dei deputati di centrosinistra, molto meno radicali di lui. Forte detrattore del modello economico neoliberista di Augusto Pinochet, propone di aumentare gradualmente le tasse ai “super ricchi” per ampliare e rafforzare i servizi sociali, combattere le disuguaglianze e promuovere la tutela dell'ambiente.
Al primo turno delle elezioni presidenziali, il 21 novembre scorso https://www.adista.it/articolo/67122, Kast aveva ottenuto un numero di voti - il 27,99% - di poco maggiore a Boric, fermatosi al 25,67%. È probabile che anche una porzione di elettori moderati abbia avuto paura del candidato della destra. Kast, cattolico devoto e padre di nove figli, ha una lunga storia di difesa della dittatura militare cilena (è stato anche il legale che ha curato l’eredità di Pinochet), è strenuo oppositore dei diritti delle persone LGBTQ e del diritto delle donne di scegliere di interrompere le gravidanze indesiderate; fra i punti del suo programma, la chiusura delle frontiere e la costruzione di un muro per fermare l’immigrazione e la soluzione della forza del conflitto con il popolo originario mapuche. Un Bolsonaro cileno, insomma, secondo la definizione degli stessi cileni.
*Foto tratta da gabrielboric.blogspot.com, immagine originale
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