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Giunge a Roma la marcia

Giunge a Roma la marcia "Ponti d'amore" per chiedere la fine dell'embargo contro Cuba

Tappa finale, oggi, alla chiesa di Santa Maria in Trastevere, a Roma, del pellegrinaggio “Un camino de amor” intrapreso dal fondatore e coordinatore del progetto “Ponti d’Amore”, Carlos Lazo, insieme a cubani e a italiani, per “dare gambe” alla richiesta di eliminazione dell’embargo contro Cuba. La marcia - 100 km a piedi in quattro tappe con partenza il 19 dicembre da Assisi - ha avuto il sostegno della Comunità di Sant'Egidio, della Conaci (Coordinamento Cubani residenti in Italia), Aicec (Agenzia Interscambio Culturale Economico con Cuba), Sano Giusto Solidali (importatore di prodotti agricoli cubani per le botteghe del Commercio Equo), AsiCubaUmbria, con l'adesione in Umbria di ANPI /Bonfigli Tomovic/ di Perugia, Arci, Casa Rossa Spoleto, Cgil, Circolo culturale Primomaggio, Cooperativa Ponte Solidale, Pc, Tavola della Pace, Usb Spoleto. Durante tutto il viaggio, i partecipanti, di età compresa tra i 20 ei 70 anni, hanno cantato, ballato e pronunciato slogan contro il blocco economico contro l’isola caraibica voluto dagli Usa che dura da circa 60 anni.

Nella città di san Francesco, i pellegrini sono stati ospiti della Pro Civitate Christiana, accolti dalle parole di benvenuto pronunciate dal presidente Tonio dell’Olio. Il giorno prima della partenza si è svolta una giornata di solidarietà durante la quale hanno preso la parola Michele Curto dell’Aicec, la presidente di AsiCuba Umbria, Serena Bertolluci, il sacerdote Massimo Névola, presidente della Lega missionaria studentesca, Sergio Bassoli, responsabile delle politiche verso le Americhe della Cgil. Tra i temi affrontati, spiccava l'aiuto fornito dai sanitari cubani nelle regioni italiane Lombardia e Piemonte quando è scoppiata la pandemia di Covid-19, nei primi mesi del 2020.

A nome dell'Ambasciata dell'isola in Italia, ha preso la parola il ministro consigliere, Jorge Alfonzo, ringraziando per la solidarietà con il suo Paese, che, ha detto, si moltiplica in modi diversi con solide ragioni.

Chi è Carlos Loza

È il quotidiano cubano Granma (20 dicembre) a tracciare un quadro del fondatore di “Ponti d’amore”: «Un cubano qualsiasi», descrive il giornale, «in cerca di una vita meno difficile», che «nel 1991 lascia il suo Paese, allora in profonda crisi economica, buttandosi in mare su una precaria "zattera" e, dopo quattro giorni, viene recuperato dai guardacoste statunitensi». È nell’esercito Usa che «si arruola per la guerra in Iraq». Vi rimane «per più di un anno, vivendo anche la battaglia di Fallujah». Decorato con la Stella di Bronzo al Valore, al ritorno dall'Iraq, non può partire per Cuba e rivedere i familiari (inclusi due figli), «a causa delle disposizioni di Bush, che limitavano i viaggi nell'isola dei cubano-statunitensi ad uno ogni tre anni, e solo per 15 giorni...».

Non rimane con le mani in mano: crea il progetto di solidarietà “Ponti d’amore”, in supporto alle famiglie cubane dentro e fuori dall'isola. Inizia percorrendo 2.000 km (un mese di cammino), da Miami alla Casa Bianca, per presentare a Biden una petizione con 27.000 firme, che chiede l'eliminazione del blocco economico, la normalizzazione dei servizi consolari, il ricongiungimento familiare e il ripristino dei rapporti commerciali e finanziari con l'Isola. Nella lettera al presidente, Carlos Loza afferma: «La imploriamo, in questo periodo di emergenza mondiale, di annullare le restrizioni commerciali e finanziarie stabilite contro Cuba. Almeno durante questa calamità, il Governo statunitense tenda una mano amica e solidale verso il popolo cubano».

La campagna “Ponti d’amore” ha organizzato molte altre "camminate" negli Usa, e in diversi Paesi europei (compresa l'Italia) ed extra europei: le carovane (in bicicletta, a piedi, in auto) sono la manifestazione del sostegno al diritto del popolo cubano di vivere in pace, nel rispetto della propria sovranità.

Carlos Lazo ha ritenuto che in questa marcia, ormai divenuta mondiale, non poteva mancare il luogo che nel mondo più emotivamente rappresenta il diritto alla pace: Assisi; né la città che ospita il Vaticano e, in esso, il pontefice che del santo ha voluto prendere il nome, Francesco.

*Foto tratta da pixabay.com, immagine originale e licenza

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