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I Sacerdoti Sposati tornano a chiedere la riammissione al ministero dopo le parole del papa

I Sacerdoti Sposati tornano a chiedere la riammissione al ministero dopo le parole del papa

Con una dichiarazione del 31 dicembre scorso, il Movimento internazionale dei preti sposati torna a chiedere che «si rivaluti la riammissione al ministero dei preti sposati con dispensa e regolare percorso». L’occasione è una specifica frase della prefazione firmata da papa Francesco al messale in rito zairese, l’unico rito inculturato della Chiesa latina approvato dopo il Concilio Vaticano II (1962-1965) su richiesta della Conferenza episcopale del Congo (allora Zaire). Esso, scrive il papa, «suggerisce una via promettente anche per l’eventuale elaborazione di un rito amazzonico» (v. Askanews, 2/12/21). La questione era rimasta sospesa dopo il sinodo sull’Amazzonia dell’ottobre 2019.

Ricordano i sacerdoti sposati che «al sinodo amazzonico l’idea di uno specifico rito amazzonico emerse, nel corso delle discussioni, per tentare di quadrare il cerchio di una difficile discussione, che ha visto contrapposti coloro che propugnavano l’innovazione a coloro che temevano la fine dell’unità cattolica». A tenere banco, in particolare, «è stata la proposta, approvata dall’assemblea, di “ordinare sacerdoti uomini idonei e riconosciuti dalla comunità, i quali, pur avendo una famiglia legittimamente costituita e stabile, abbiano un diaconato permanente fecondo e ricevano una formazione adeguata per il presbiterato al fine di sostenere la vita della comunità cristiana attraverso la predicazione della Parola e la celebrazione dei Sacramenti nelle zone più remote della regione amazzonica”, i cosiddetti ‘viri probati’».

Nella esortazione apostolica sinodale che ha tratto da quell’esperienza, Querida Amazonia (febbraio 2020), tuttavia «il Papa – sottolinea il movimento dei preti sposati – non ha raccolto le specifiche richieste dell’assemblea: né l’istituzione di un rito amazzonico, né tantomeno il tema dei preti sposati, inammissibile per i settori conservatori». Bergoglio si era astenuto da qualsiasi indicazione e da qualsiasi commento, scrivendo nell’introduzione: «Non svilupperò qui tutte le questioni abbondantemente esposte nel Documento conclusivo. Non intendo né sostituirlo né ripeterlo». «Dunque, le proposte assembleari non  - sono state archiviate», osservano i sacerdoti sposati, «ma – aggiungono in chiusura – il fatto che non siano state fatte proprie dal romano Pontefice ha ingenerato nei settori cattolici progressisti, in particolare in America latina, una diffusa delusione».

Quanto siano collegati rito amazzonico e ordinazione di uomini sposati - e dunque la ministerialità di sacerdoti ordinati e poi sposati – è stato ben spiegato a Vatican News, il 22 ottobre 2019, da mons. Rino Fisichella, tra i primi a proporre l’istituzione di un rito amazzonico. Secondo Fisichella, «l’istituzione eventuale di un nuovo rito comporterebbe anche una condizione, forse, di ristrutturazione della stessa comunità che non necessariamente va a ripercorrere quella del rito latino. Il rito latino - non dimentichiamolo - sorge intorno al IV secolo ed è per una popolazione che ormai da 2000 anni circa vive di questa identità. Le popolazioni indigene, recentemente evangelizzate, hanno bisogno di una espressione della fede e della testimonianza che potrebbe avere, come in altri riti, il clero uxorato (ossia i preti sposati, ndr) che è ugualmente presente accanto al clero celibatario; ovviamente dovrebbe avere anche una ministerialità che si apre alla promozione della donna. Ma sempre mantenendo fermo quello che è il tema della fede condivisa da tutti. Quindi, l’istituzione di un rito non è in contraddizione o in opposizione a quello che la Chiesa ha sempre creduto e sempre professato, e tutti hanno professato nella propria fede, ma viene ad essere invece un sostegno ulteriore per esprimere un’identità culturale differente».

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