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Abusi dei preti pedofili nella Chiesa. Continua l’inerzia dei Vescovi

Abusi dei preti pedofili nella Chiesa. Continua l’inerzia dei Vescovi

Nelle ultime settimane la questione degli abusi dei preti pedofili non è passata nelle retrovie. Anzi. I vescovi francesi, dopo il rapporto Sauvé e le loro molto accorate dichiarazioni di pentimento e di volontà di occuparsi delle vittime, hanno inizialmente stanziato venti milioni per gli indenizzi. È un primo concreto messaggio di buona volontà anche in considerazione delle modeste risorse economiche della Chiesa francese (quelle della Chiesa italiana sono un’altra cosa).

In Germania, oltre al rapporto generale sugli abusi di tre anni fa, ora una inchiesta promossa dalla diocesi di Monaco e affidata a giuristi indipendenti, ha scoperto una situazione molto grave e nella quale appare che anche papa Ratzinger è stato coinvolto a suo tempo in alcuni casi nel sistema di copertura dei preti pedofili. Si tratta di un sistema che, nel corso degli ultimi vent’anni, è venuto alla luce ed appare essere stato ed essere una condizione strutturale della Chiesa in gran parte delle nazioni, a partire da quelle di antico insediamento cattolico. Lo stesso arcivescovo di Monaco card. Reinhard Marx, nella conferenza stampa di valutazione del rapporto, ha parlato “di cause sistemiche alla base degli scandali che ormai non si possono più negare” e ha sostenuto “che la più grande colpa è aver trascurato le persone colpite. Questo è imperdonabile. Non avevamo alcun reale interesse per la loro sofferenza”.

Ora è la volta della Spagna dove i vescovi si rifiutano di indagare, concedendo libertà di occuparsene solo agli ordini religiosi. La questione è diventata così pesante che un intervento diretto è stato ipotizzato in sede “laica” perché vari gruppi parlamentari (a partire da Podemos) hanno proposto una Commissione d’inchiesta del Parlamento. La proposta ha avuto molta eco ed è sponsorizzata da “El Paìs”, il principale quotidiano spagnolo. 

Anche in Italia qualcosa si muove. Il gesuita padre Hans Zollner, l’uomo di maggior fiducia di papa Francesco sulla questione degli abusi, responsabile del Centro per la protezione dei minori della Università Gregoriana, ha rilasciato un’intervista venerdì 21 gennaio a “La Stampa” in cui sostiene che “ormai il fenomeno è chiaro: nel mondo in ogni regione tra il 3 e il 5% dei preti è un abusatore. Abbiamo dei criminali tra noi. Per questo dobbiamo ancora fare passi avanti per purificare la Chiesa”. Anche in Italia - dice Zollner - ci vorrebbe una Commissione d’indagine “per guardare in faccia la realtà” e “perché questo tipo di indagini condotte in modo oggettivo e pubblicate servono assolutamente”. Sembrava un invito diretto al Consiglio Episcopale Permanente della CEI convocato per lunedì 24 per procedere in questa direzione. Ma questo suggerimento ancora una volta non è stato accolto. La situazione italiana è simile a quella spagnola. Nel comunicato finale, dopo aver ricordato le commissioni di formazione dei seminaristi e di chi si occupa dei giovani che si stanno organizzando nelle diocesi, la vicinanza alle vittime e dopo aver taciuto sulla proposta della Commissione d’indagine, si dice “la ricerca della giustizia nella verità non accetta giudizi sommari”. È una espressione che sembra dettata da quell’ala dell’episcopato italiano che, da lungo tempo, minimizza il fenomeno degli abusi nel nostro paese (“in Italia la situazione è diversa”) e che sostiene, sottovoce o ad alta voce, che si userebbe questa questione per attaccare a buon mercato la Chiesa.

Quindi in Italia non c’è stato e non c’è quanto ha caratterizzato, anche se con lentezze e difficoltà, tanti altri paesi cattolici, il pentimento collettivo e solenne, la ricerca e l’accettazione delle verità scomode, l’organizzazione degli indennizzi e di altri interventi a favore delle vittime. Nel nostro Paese ci sono state e ci sono solo tante parole, tante commissioni e nessun vero rapporto con le vittime, dal cui punto di vista abbiamo cercato di porci. Ci siamo chiesti come fa la Chiesa ad evitare una propria profonda purificazione, una Chiesa dove tanti, clero e laici, soffrono per questa colpevole inerzia, rispetto alla quale abbiamo parlato di un vero e proprio “peccato collettivo” dei Vescovi.

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