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Spagna: la riforma della legge sull'aborto fa arrabbiare i cattolici

Spagna: la riforma della legge sull'aborto fa arrabbiare i cattolici

Circa 100mila persone hanno partecipato, il 26 giugno a Madrid, alla “Manifestazione in difesa della Vita e della Verità” contro la riforma della legge sull’interruzione volontaria della gravidanza (Ivg) con il motto “Non giochiamo con la vita! Basta con le leggi contro la verità e la natura umana!”. La protesta è stata indetta dalla piattaforma Neos (acronimo di Nord, Est, Ovest, Sud) che si definisce «un’alternativa culturale per la rigenerazione morale e politica della Spagna». Presente la dirigenza del partito di estrema destra Vox, vi sono accorsi diversi rappresentanti del Partito Popolare, come Alfonso Serrano, segretario generale del partito a Madrid, sebbene questi a titolo personale. Non i vescovi, i quali però, nella settimana precedente, avevano incoraggiato i cattolici a «partecipare alle diverse celebrazioni e atti proponendo la meraviglia della famiglia cristiana e il rispetto per la vita di ogni essere umano dall'inizio alla fine».

L’aborto in Spagna è legale dal 1985, ma le donne potevano accedervi solo a certe ristrette condizioni. La modifica apportata alla legge nel 2010 ha reso accessibile l’intervento sulla sola base delle settimane di gravidanza.

Il Governo ha dato, il 17 maggio, il via libera per inviare al Congresso dei Deputati il ??progetto preliminare di riforma della legge. Esso conferma che l’Igv avvenga entro la 14.sima settimana, a meno di accertata malformazione del feto o pericolo per la salute della donna, ma il nuovo testo mira a estendere l’ombrello protettivo della sanità pubblica su tutta la materia riguardante la salute riproduttiva.

Complessivamente rende l’aborto più sicuro e fruibile, cosa decisamente indigesta agli antiabortisti, i quali della riforma deplorano in particolare le seguenti novità: l’eliminazione del consenso dei genitori di donne minorenni; l’eliminazione della pausa di riflessione (finora tre giorni) prima dell’operazione di Ivg; la distribuzione gratuita della “pillola del giorno dopo” nei centri di salute e in tutte le farmacie; l’educazione sessuale nelle scuole.

Fra le attenzioni alle donne che vogliano ricorrere all’aborto, la riforma prevede l’assicurazione che l’ospedale pubblico sia il più vicino all’abitazione della donna; cui, inoltre, riconosce il diritto a un periodo di congedo per l’intervento.

La riforma non si limita alla questione dell’Igv: vi si parla di salute mestruale, prevedendo – per la prima volta in Europa – un congedo straordinario e pagato per le donne che abbiano regole dolorose e invalidanti e la gratuità, nei centri educativi, penitenziari e di servizi sociali, di prodotti per l’igiene femminile; il congedo pre-parto potrà partire dalla 39.sima settimana di gestazione senza inficiare il permesso per maternità.

Inoltre il nuovo testo riconosce come "violenza contro le donne" lo sfruttamento riproduttivo, l'aborto e la gravidanza forzati, così come la sterilizzazione e la contraccezione forzate.

La riforma si sofferma anche sul “prima” dell’aborto. Inserisce l’obbligatorietà dell’educazione sessuale in tutte le scuole di ogni ordine e grado e la distribuzione gratuita di contraccettivi nei centri educativi, penitenziari e nei centri dei servizi sociali. E saranno creati centri pubblici per un'assistenza completa e specializzata in materia di diritti sessuali e riproduttivi, nonché verrà attivata una apposita linea telefonica di informazione e assistenza.

Insomma, per la Chiesa cattolica, un testo irricevibile. (eletta cucuzza)

*Foto Flickr, immagine originale e licenza

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