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Matrimonio omosessuale: né crimine, né peccato

Matrimonio omosessuale: né crimine, né peccato

Questo articolo, pubblicato l’8 febbraio 2023 sul portale di informazione religiosa Religión Digital (www.religiondigital.com) è stato scritto da Juan Masiá, gesuita, teologo morale spagnolo. I suoi insegnamenti sulla morale sessuale e la bioetica gli costarono, nel 2006, la rimozione dalla cattedra di Bioetica alla Pontificia Università di Comillas, in Cantabria. 

L'articolo, il cui titolo originale è "Matrimonio homosexual: Ni delito, ni pecado", può essere consultato a questo link. Traduzione in italiano  di Lorenzo Tommaselli

 

 

 

Quando papa Francesco si oppone alle leggi che criminalizzano l’omosessualità e non si oppone alle leggi che consentono il matrimonio omosessuale, alcuni vescovi omofobi protestano, in nome della loro credenza nella presunta peccaminosità di tutte le relazioni omosessuali.

A ragione Francesco si vede costretto a fare diversi chiarimenti:

1) Va chiarito: l’orientamento omosessuale in quanto tale non è un crimine o un male morale o un’ingiustizia, ma una condizione della persona.

2) Ma gli omofobi si ostinano ad argomentare contro Francesco, (con citazioni dottrinali dal Catechismo o CDF), dicendo: “questa relazione è peccato”. E Francesco è costretto a chiarire: è necessario distinguere, soprattutto, tra delitto e peccato.

3) Nossignore, i vescovi omofobi continuano a non essere d’accordo ed a polemizzare contro Francesco, sostenuti dalla presunta “dottrina tradizionale della chiesa”. E Francesco deve fare la terza e la più decisiva e puntuale chiarificazione: Sì, effettivamente, questi testi da voi citati sono dottrina tradizionale (che io non cambio per decreto, ma camminando verso il cambiamento attraverso la sinodalità...), ma... in questa tradizione della Chiesa e in quella della Bibbia c’è stato, c’è e ci sarà bisogno sempre di evoluzione, revisione e reinterpretazione..., attualmente la pratica pastorale dell’accoglienza nella Chiesa di persone che fino ad ora erano discriminate è un modo per preparare l’evoluzione e la revisione della dottrina  (si mancava e si manca gravemente contro la carità verso queste persone, gli omofobi vanno chiamati alla conversione...).

Tra l’altro, questi temi sono in discussione in vista del Sinodo, anche lo stesso vescovo emerito Ratzinger (riposi in pace!) ha già dovuto riconoscere l’errore della Chiesa nel confondere i problemi della condizione omosessuale con quelli dell’aggressione sessuale o della pedofilia e per questo si è preoccupato che nel catechismo si evitasse questa confusione.

La teologia morale revisionista a partire dal Vaticano II già da più di mezzo secolo sta chiarendo questa confusione, rifiutando ogni aggressione sessuale e fissando il criterio per valutare la moralità di una relazione sessuale, non nell’eterosessualità o nell’omosessualità, e neanche nel fatto che sia extraconiugale o intraconiugale), ma nei criteri di amore e di giustizia, di libero consenso, di rispetto della dignità e dei diritti della persona).

Il più grande passo di cambiamento nella dottrina è stato la recisa affermazione di opporsi a qualsiasi discriminazione basata sulla condizione omosessuale. Fino a questo si è giunti nel Catechismo. Rispetto a prima, un grande passo. Ma di fronte alla situazione attuale, il minuscolo passo del catechismo nell’evoluzione della dottrina (rispetto alla tradizione discriminatoria di secoli) è ancora molto insufficiente. Bisognerà modificare sia quello che dice il catechismo sia le più recenti dichiarazioni della CDF su questo argomento (Quale difficoltà ha il mio amico e fratello cardinale Ladaria! Oremus ad invicem).

Ammettere nella pratica pastorale l’accettazione di questi matrimoni civili e la benedizione di questi matrimoni nella Chiesa è la via per preparare il cammino perché arrivi (come sempre in ritardo) l’evoluzione della dottrina a livello delle sue espressioni magisteriali e canoniche.

Se chiediamo a Francesco se benedirebbe questo matrimonio, probabilmente ci risponderà: canonicamente non potrei, ma... chi sono io per negare una benedizione evangelica, pastorale e misericordiosa a questa coppia che con il suo amore attesta l’amore di Dio?

 

 

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