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Per riscattare la memoria a 50 anni dal golpe

Per riscattare la memoria a 50 anni dal golpe

Tratto da: Adista Documenti n° 29 del 09/09/2023

Qui l'introduzione a questo testo.

Il colpo di stato del 1973, in termini tecnici, è stato un'azione militare, condotta dalle Forze Armate cilene insieme alla polizia in uniforme e civile (…).

Dal punto di vista politico si è trattato di un'azione che ricorda la celebre frase di Carl von Clausewitz: «la guerra è la continuità della politica con altri mezzi». Così è andata. Il colpo di stato dell'11 settembre 1973 pose fine a uno scontro politico svolto solo ed esclusivamente nella sfera civile, cioè nel quadro dell'ordinamento costituzionale del Paese in vigore dal 1925 al 1973. Uno scontro tra due blocchi politici, vale a dire:

1- La sinistra socialista, rappresentata dal governo del presidente costituzionale del Cile Salvador Allende e dai suoi maggiori sostenitori politici, il Partito Socialista – di cui Allende era un militante – e il Partito Comunista. Queste due entità politiche facevano parte della coalizione di governo, Unidad Popular (UP), alla quale partecipavano anche altri partiti minori della sinistra. Il partito più radicale era il Movimiento de Izquierda Revolucionaria, un gruppo minoritario extraparlamentare che non aveva alcuna partecipazione nel governo.

2- La destra di opposizione al governo dell'UP, rappresentata dal Partito Nazionale (PN), difensore del sistema capitalista allora in vigore: cioè degli interessi economici della comunità imprenditoriale cilena e straniera. La Democrazia Cristiana (DC) si unì alla destra, formando una coalizione di opposizione chiamata “Confederazione della Democrazia” o “Fronte Democratico”.

I beneficiari del colpo di Stato dell'11 settembre 1973 furono il grande capitale nazionale e gli interessi economici degli Stati Uniti. Per quanto riguarda gli Usa, il rovesciamento del presidente Allende non avrebbe potuto essere più vantaggioso: dal trionfo elettorale dell’UP nel 1970, la più grande potenza capitalista del mondo non poteva vedere di buon occhio che il nostro Paese, che si dichiarava apertamente antimperialista e socialista, fosse arrivato a tanto con mezzi pacifici e nel rispetto delle norme costituzionali vigenti. Alla fine, le Forze Armate abbandonarono il ruolo affidato loro dalla Costituzione, ovvero quello di osservare una condotta neutrale di fronte alle controversie politiche civili.

È interessante notare che esse, dopo aver usurpato il potere, protette dal monopolio delle armi, misero il Paese totalmente a servizio degli interessi degli Stati Uniti; vale a dire, abbandonarono il loro dovere di difendere la nostra sovranità come nazione indipendente. Le Forze Armate, che dovevano attenersi al rispetto della Costituzione allora in vigore, fecero insomma il contrario. Disobbedendo alle leggi, agirono come braccio armato di un settore politico nazionale molto specifico, la destra civile, e degli interessi di una potenza straniera, gli Stati Uniti.

Dal punto di vista etico-politico il ruolo della DC fu tanto ignobile quanto grottesco. Fece da cassa di risonanza all’azione sediziosa contro il governo costituzionale, promossa clandestinamente dalla destra nazionale e dall’imperialismo nordamericano, sperando che, una volta avvenuto il colpo di Stato, i golpisti le avrebbero consegnato l'amministrazione del Paese in quella che sarebbe stata la «restaurazione democratica».

La direzione della DC partecipò attivamente al sabotaggio politico ed economico contro il governo, unendosi alla campagna della destra e dell’imperialismo nordamericano, organizzando scioperi dove possibile, mantenendo il silenzio di fronte agli atti terroristici apertamente rivendicati dal gruppo neofascista “Patria y Libertad” e contribuendo segretamente a far mancare prodotti di consumo quotidiano.

Fino al giorno stesso del colpo di Stato, noti militanti e rappresentanti politici della DC parteciparono allo sciopero dei camionisti che da poche settimane stava pregiudicando la distribuzione di alimenti: un atto infame finanziato integralmente dal governo Usa, come hanno rivelato numerosi dossier desecretati dalla stessa CIA.

La destra politica e la DC, boicottando il trasporto dei beni di consumo e delle merci, miravano a far credere che ci fosse un crollo produttivo nel Paese, non riuscendo però a convincere tutti i cittadini, dal momento che i dati forniti da enti indipendenti dal governo rivelavano che, al contrario, la produzione di beni di consumo era aumentata durante il mandato dell'UP. Nel breve tempo in cui durò la speranza di ricevere il governo su un piatto d'argento, la maggior parte dei dirigenti della Democrazia Cristiana collaborò con la dittatura a tutti i livelli, applaudendo e giustificando davanti al Paese e al mondo il sanguinoso colpo di Stato (…).

Un anno dopo il golpe, la DC si separò completamente dai golpisti. La destra politica, raggruppata nel Partito Nazionale, era chiaramente una minoranza in Cile. Nelle elezioni parlamentari del marzo 1973, le ultime realizzate in democrazia prima del colpo di Stato, la partecipazione dei cittadini aveva superato quella di tutte le elezioni svoltesi fino a quella data nel Paese, segnando il record dell'81%.

La destra politica pura, il PN, aveva ottenuto il 16% dei voti, meno di un quinto del totale. Il partito di maggioranza suo alleato, la DC, il 40% dei voti. Pertanto, a emergere come prima forza politica erano state le sinistre, che avevano ottenuto il 44% dei voti, nonostante il clima sociale teso creato dal sabotaggio economico dentro e fuori dal Paese. Oltre alla carenza di beni e agli atti terroristici dell'estrema destra destinati a minare l'economia, il governo statunitense aveva chiuso gli istituti bancari sotto il suo controllo a qualsiasi richiesta di credito da parte del governo cileno. E, ancora, aveva frenato il flusso delle importazioni di macchinari e pezzi di ricambio per le nostre industrie, in particolare quella del rame, ma anche per il parco automobilistico.

Oltre ad assassinare il Presidente della Repubblica, a eliminare selettivamente i migliori dirigenti dei partiti di Unità Popolare in tutto il Paese e a gettare in carcere e mandare in esilio migliaia di loro militanti, la dittatura instauratasi con il colpo di Stato umiliò la sua alleata golpista, la DC, sbarazzandosene. (…).

La destra nazionale e anche alcuni dirigenti della DC sostengono ancora oggi che il golpe era legittimo perché, in primo luogo, la destra e i democristiani avevano la maggioranza parlamentare nel 1973 e, in secondo luogo, perché anche la Corte Suprema aveva approvato il colpo di Stato. Naturalmente, entrambe le argomentazioni sono fallaci. Il colpo di Stato ha avuto luogo durante il mandato presidenziale di Allende e, come è noto, in tutti i Paesi democratici del mondo la democrazia si basa sul principio che, qualunque sia il risultato delle elezioni, il presidente debba interrompere il suo mandato solo nel caso in cui l’opposizione parlamentare lo metta sotto accusa costituzionalmente, con il sostegno dei due terzi del Congresso.

Ebbene, alle elezioni del marzo 1973, non solo l’alleanza destra-DC non aveva ricevuto i voti necessari per la destituzione legale del presidente Allende, ma mai in tutta la storia del Cile un governo aveva raggiunto un consenso così alto come quello ottenuto dal governo UP in quelle elezioni parlamentari.

Pertanto, con il suo sostegno al colpo di Stato (…), la Corte Suprema si è assunta la responsabilità non solo di aver giustificato la fine sanguinosa della democrazia cilena nel 1973, ma anche di non aver alzato la voce, come era legalmente obbligata a fare, di fronte alle flagranti e sistematiche violazioni dei Diritti Umani che si commettevano in Cile davanti agli occhi dell’intero Paese e della comunità internazionale. Di certo, la Corte Suprema rimase indifferente alla barbarie fascista dilagante in Cile e alla lunga sospensione delle garanzie costituzionali operata dalla dittatura per i successivi 17 anni. Quindi non solo la destra, l’imperialismo americano e l’esercito fascista si sono macchiati di sangue davanti agli occhi di tutto il mondo, ma anche la DC e la Corte Suprema.

Cosa aveva fatto il governo di Unidad Popular per essere rovesciato in modo così brutale?

Salvador Allende era entrato in carica nel 1970 come Presidente della Repubblica, primo politico con un orientamento socialista rivoluzionario ad assumere la guida del Paese, come aveva dichiarato esplicitamente davanti al Cile e al mondo. Era il leader di un programma governativo antimperialista che assumeva il potere per la prima volta al mondo.

Nazionalizzò il rame attraverso una legge basata sul principio dei «profitti in eccesso» che lo rese famoso a livello internazionale, secondo un modello poi applicato in altri Paesi. Nazionalizzò tutte le ricchezze minerarie del Paese, nonché le più grandi industrie strategiche, attraverso un sistema legale di risarcimento; applicò pienamente la riforma agraria che era stata approvata sotto il governo democristiano di Eduardo Frei Montalva, ma che era stata interrotta nell'aprile 1970 dopo l'assassinio di Hernán Mery, funzionario governativo della Corporazione per la Riforma Agraria (fondata da Frei nel 1965), perpetrato da sicari legati all’estrema destra e ai proprietari terrieri della regione in cui lavorava Mery. Allende appoggiò anche la rivoluzione cubana di fronte all’aggressione del governo degli Stati Uniti e realizzò importanti riforme sociali, nel campo della sanità, del sistema bancario, dell’occupazione, dell’edilizia e dell’istruzione.

Prima che Allende vincesse le elezioni, il governo statunitense e la destra politica nazionale avevano già cominciato ad agire: nel 1969, un gruppo di soldati prese il controllo del reggimento "Tacna" a Santiago (il "tacnazo"), per evitare il possibile trionfo della sinistra nel 1970. Con lo stesso obiettivo, nello stesso anno, la società nordamericana ITT aveva iniziato a cospirare, incontrando le più alte sfere del governo, compreso lo stesso presidente della Repubblica. Gli agenti dell'ITT ebbero un colloquio segreto con Frei Montalva, al quale fu chiesto esplicitamente di collaborare al loro piano mirato a impedire il trionfo della sinistra nel 1970. Frei, pur non accettando la proposta, non la denunciò come inaccettabile ingerenza straniera nei nostri affari interni, mantenendo segreto questo attentato alla nostra sovranità.

Dopo il trionfo dell’UP, e prima che Allende entrasse in carica, un commando terrorista di destra assassinò il comandante dell’esercito René Schneider Chereau e nel 1972 le forze della cospirazione erano già pronte a sferrare il colpo finale. L'opposizione civile al governo non esitò a provocare penuria di beni nel Paese. Si trattava di accaparrare cibo e beni di consumo di base, persino portandoli fuori dal Cile clandestinamente. Il leader democristiano Guillermo Medina guidò uno sciopero del rame presso la città mineraria di Sewell, e l’unione dei camionisti, dipendente sia dalla destra che dalla DC, tentò di paralizzare il Paese nell'ottobre 1972. Tutto questo avvenne solo quattro mesi prima delle elezioni parlamentari del marzo 1973, con l’obiettivo scontato, per la coalizione di opposizione destra-DC, di ottenere in Parlamento i due terzi necessari per destituire Allende.

I rappresentanti della destra e della DC sostengono ancora oggi che Allende cadde a causa del suo fallimento economico. A questo punto della nostra storia nazionale, quando tutto è già noto, affermarlo non può che essere definito come ignoranza o stupidità. Oggi è indiscutibile, dopo la pubblicazione di molti documenti segreti della CIA riguardanti il colpo di Stato del 1973, che la sua preparazione iniziò prima della vittoria dell'UP alle elezioni presidenziali del 1970. Il governo degli Stati Uniti, guidato dal presidente Richard Nixon e dal suo segretario di Stato Henry Kissinger, fu decisivo nel rovesciamento manu militari del governo di Salvador Allende.

È pienamente dimostrato che il governo degli Stati Uniti ha finanziato direttamente la preparazione di molte delle azioni mirate a creare un clima sociale di malcontento, allo scopo di porre fine al governo legittimo del Cile. Abbondano le prove documentate dell’intervento statunitense. Personaggi illustri del grande mondo imprenditoriale nazionale e della destra politica si recavano spesso negli Usa per incontrare i capi del Dipartimento di Stato di quel Paese. Nixon, appena insediatosi come presidente, decise di partecipare attivamente al rovesciamento di Allende attraverso il Progetto FUBELT, meglio conosciuto come Track 2. Un documento desecretato della CIA pubblicato nel 2009 rivela che Nixon, durante la sua amministrazione, offrì segretamente denaro e aiuto al dittatore brasiliano Emilio Garrastazu Medici affinché convincesse le Forze Armate cilene a rovesciare Allende. (…). C'è di più.

Secondo la documentazione ufficiale statunitense ora di dominio pubblico, divulgata dall'organizzazione non governativa statunitense denominata "Archivi segreti nazionali", Garrastazú Médici, in un incontro con Nixon alla Casa Bianca il 9 dicembre 1971, disse a Nixon: «Il Brasile stava lavorando per rovesciare Allende»

È stata anche dimostrata la falsità del “Piano Z”, un’invenzione propagandistica diffusa dalla dittatura per diversi anni, sia in Cile che all’estero. Questo falso piano, di cui il regime imputava la responsabilità al governo presieduto da Salvador Allende, parlava della presenza di migliaia di guerriglieri cubani in Cile (circa 14.000), come pure dell'esistenza di un progetto di auto-golpe guidato da Allende che prevedeva, tra altre azioni, l'esecuzione di tutti gli ufficiali delle forze armate. Fu la stessa CIA, dopo aver desecretato la documentazione pertinente, a negare la veridicità del piano.

Sono inoltre provati i continui incontri segreti, sia in Cile che negli Stati Uniti, di importanti imprenditori cileni e politici di destra, come Agustín Edwards (il proprietario del quotidiano El Mercurio), Sergio Onofre Jarpa e Sergio Diez, con agenti della CIA e rappresentanti del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Tra le azioni di finanziamento e di intervento degli Stati Uniti in Cile figurano, tra l’altro, l'assassinio del generale René Schneider, il "tanquetazo", la fallita sollevazione militare del 29 giugno 1973, lo sciopero dei camionisti dell'ottobre-novembre 1972 e lo sciopero del rame a Sewell. Tutti questi atti pianificati dalla destra nazionale e dagli agenti della CIA fallirono. E questo perché Allende godeva di un forte e attivo sostegno popolare e della classe operaia e perché, nel caso dello sciopero dei camionisti, le ferrovie erano statali.

È inoltre provato che diverse flotte nordamericane, una volta terminata la tradizionale “Operazione Unitas”, rimasero in allerta davanti a Valparaíso, ovviamente nel caso in cui che il colpo di Stato, nella sua forma puramente militare, fallisse. Che esercito patriottico avevamo! (…).

È impossibile negare che il colpo di Stato sia stato un’azione tanto cilena quanto nordamericana. L’amministrazione Nixon dichiarò più volte che non avrebbe tollerato un solo altro governo socialista in America Latina come quello di Cuba, anche se fosse stato eletto democraticamente. L'intervento nordamericano in Cile iniziò addirittura un anno prima del trionfo di Allende, per esempio con l'intervento della multinazionale ITT in Cile, venuto alla luce grazie alle indagini e alla denuncia pubblica del giornalista nordamericano del Washington Post, Jack Anderson. Vale la pena insistere sull'infame atteggiamento di Frei in questa occasione. Anche se allora non appoggiò il colpo di Stato, lo fece tre anni dopo, pienamente consapevole di come il rovesciamento del governo costituzionale fosse un piano statunitense in preparazione da molto tempo. Trascrivo i rapporti ufficiali statunitensi desecretati alcuni anni fa, sul colpo di Stato.

Il 15 settembre 1970 (pochi giorni dopo la vittoria dell'Unità Popolare), in una riunione della Casa Bianca alla presenza di Kissinger, il presidente Nixon dichiarò al direttore della CIA Richard Helms che l'elezione di Allende era inaccettabile, ordinando all'agenzia di agire con la frase «faremo piangere l'economia cilena».

La CIA lanciò una massiccia campagna di operazioni segrete, in primo luogo per impedire ad Allende di assumere l’incarico e in secondo luogo, se tale strategia avesse fallito, per minare il suo governo. Nixon disse quanto segue davanti al Consiglio di Sicurezza Nazionale il 6 novembre 1970, due giorni dopo l'insediamento di Allende: «La nostra principale preoccupazione in Cile è la possibilità che Allende si consolidi e che la sua immagine davanti al mondo appaia come un successo».

Eseguendo l'ordine di Nixon, negli anni successivi il governo statunitense decise di «strangolare l'economia cilena», secondo le esatte parole del segretario di Stato Henry Kissinger. Le banche statunitensi congelarono i crediti, la Banca Mondiale e altre istituzioni finanziarie internazionali dominate dagli Stati Uniti annullarono i prestiti; nel 1969 l'ITT costituì un comitato di rappresentanti delle multinazionali statunitensi per impedire la vittoria di Allende un anno dopo e, in generale, il governo statunitense finanziò un movimento di opposizione nazionale contro il governo, come lo sciopero dei camionisti che riuscì a paralizzare gran parte del sistema dei trasporti.

Dopo la fine della dittatura, in un atto per celebrare la vittoria presidenziale dell'ex presidente Aylwin, questi, con le lacrime agli occhi, chiese perdono al Paese per le violazioni dei diritti umani commesse durante la dittatura. Ma lo fece solo in nome dello Stato. Avrebbe dovuto chiedere perdono anche come democristiano (…).

La dittatura non consegnò il governo alla DC, pur essendo stata questa complice del golpe. La tirannia di Pinochet perseguitò anzi i suoi più grandi leader, alcuni dei quali finirono in esilio. Bernardo Leighton, uno dei più importanti leader democristiani, che non aveva appoggiato il colpo di Stato e si era unito alla denuncia dei crimini contro l'umanità da parte della dittatura, subì un attentato terroristico in Italia, perpetrato da agenti cileni, che causò la morte sia di lui che di sua moglie. Nel 1982, la dittatura pose fine alla vita dell’ex presidente della Repubblica, Eduardo Frei Montalva, al quale era stato promesso il governo del Paese dopo il colpo di Stato. L'assassinio di Frei fu deciso quando iniziò una campagna contro la dittatura nel 1980, sostenendo che una nuova Costituzione dovesse essere redatta da un'Assemblea costituente. (…).

I militari affermano ancora di essere sempre stati politicamente neutrali. Pertanto, la giunta militare che rovesciò Allende nel 1973 non avrebbe avuto alcun orientamento politico. Naturalmente è una bugia ridicola. Gli ufficiali dell'esercito cileno hanno dimostrato da molto tempo di avere un orientamento politico conservatore, cioè di destra. (…). Durante la dittatura, la destra civile, con Jaime Guzmán a capo, mandava molti dei suoi intellettuali a tenere lezioni e conferenze ai cadetti della Scuola Militare e di tre accademie militari con l’evidente scopo di formarli ideologicamente. Naturalmente questi sono oggi generali e alti ufficiali dell'Esercito e di altri rami delle Forze Armate. (…).

Epilogo

(…) Nel caso del colpo di Stato in Cile del 1973, sono giusti i termini “colpo di stato militare” e “dittatura militare”? Assolutamente no. (…). Di certo, l’unica cosa che fu militare fu il colpo di Stato dell’11 settembre. La dittatura, ovviamente, non fu militare, ma civile. In realtà, i militari vi partecipavano solo come garanti armati, in maniera che i veri governanti gestissero lo Stato a loro assoluta discrezione, in un clima di terrore di Stato. Detto chiaramente, oggi a Punta Peuco dovrebbero essere imprigionati anche coloro che boicottarono l'economia nazionale durante il governo dell'UP; coloro che si accaparrarono, accumulandoli e nascondendoli, i nostri prodotti industriali per far credere alla gente che il Paese non producesse, malgrado la produzione fosse in crescita durante tutto il governo di Salvador Allende; coloro che contrabbandavano prodotti e beni di consumo quotidiano fuori dal Paese; coloro che si recavano quotidianamente a Washington per pianificare con il Dipartimento di Stato americano il rovesciamento del governo costituzionale; i pubblici ministeri, i giudici e i membri civili delle corti marziali dei processi farsa terminati con l’incarcerazione, la tortura, la morte e l’esilio di centinaia di migliaia di cileni; i delatori di destra e della DC che non mancarono mai nei mesi e negli anni successivi al golpe; gli occultatori di migliaia di crimini; i medici che partecipavano alle torture; i giornalisti e la stampa che quotidianamente nascondevano ciò che accadeva in Cile; i ministri della Corte Suprema che non solo rimasero in silenzio di fronte alle atrocità commesse dalla dittatura nel campo dei diritti umani, ma non accettarono mai le denunce di omicidi, sparizioni e torture presentate dai familiari delle vittime e dalla Vicaría de la Solidaridad fondata dal cardinale Raúl Silva Henríquez; ecc ecc.

L'11 settembre è una data storica che non spetta solo alla sinistra cilena ricordare. (…). Fino al 1973 vivevamo in una democrazia con caratteristiche che mancano a quella di oggi. Siamo ancora retti da una Costituzione tanto spuria quanto illegittima, ancora in vigore dal 1980. Niente indica che sarà definitivamente sostituita da una nuova e veramente democratica. In questo 11 settembre, il popolo cileno non deve arrendersi nella lotta per porre fine alle ingiustizie diffuse nel nostro Paese dalla dittatura.

La dignità nazionale riscattata il 18 ottobre 2019 non può continuare a indebolirsi. È l’unico modo per restituire la nazione al popolo cileno, lasciarsi alle spalle tradimento e criminalità e democratizzare le nostre Forze Armate, affinché riconoscano di aver usurpato il potere legittimo del governo nazionale e popolare presieduto da Salvador Allende e chiedano perdono.

*Foto presa da Flickr, immagine originale e licenza 

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