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Diritto alla salute: l’impegno delle Chiese protestanti

Diritto alla salute: l’impegno delle Chiese protestanti

Tratto da: Adista Documenti n° 36 del 28/10/2023

Quando si parla di salute il primo pensiero corre al benessere fisico e psichico delle persone, ma appena si aggiunge la parola diritto ecco che lo sguardo si allarga ad abbracciare le complesse questioni dell’organizzazione di un Servizio Sanitario Nazionale, della crisi che oggi esso attraversa, del grande tema del rapporto tra economia, legge e beni individuali e comuni. Il diritto alla salute è sancito dall’Art. 32 della Costituzione: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. Nella sua estesa formulazione l’articolo abbraccia sia l’idea del bene dell’individuo sia l’interesse della collettività, sia il diritto di ricevere sia quello di rifiutare trattamenti. Il principio di beneficenza, forse il più semplice tra quelli dell’etica biomedica definita da Beauchamp e Childress, e quello di autonomia, su cui si è più lavorato negli ultimi vent’anni, sono pienamente rispecchiati da questa espressione.

In Italia la Legge 883 del 1978 istituisce un Servizio Sanitario solidaristico e universale: in altre parole l’assistenza sanitaria è garantita a tutti e tutte a prescindere dalle condizioni di reddito, età o qualsiasi altro elemento. L’Agenda Onu 2030 stabilisce l’obiettivo di assicurare a tutte e tutti la salute, in linea con l’assunzione, datata 1946 (OMS), secondo cui la salute è un diritto umano fondamentale, come poi ribadito nel 1948 dalla Dichiarazione universale dei diritti umani. In queste formulazioni è il principio di giustizia, altro termine chiave dell’etica biomedica, a essere debitamente evidenziato.

Di fronte a queste considerazioni si potrebbe pensare che il cammino storico dell’Occidente sia giunto ad assicurare una situazione da cui sembra impossibile retrocedere, invece l’esperienza di chi lavora in ambito sanitario e quella di chi necessita di cure oggi nel nostro Paese raccontano qualcosa di differente, e lo fanno in modo sempre più grave e drammatico.

La crisi legata alla pandemia Sars-CoV 2 ha messo in evidenza criticità già presenti e ha mostrato che la possibilità di giungere a un’insostenibile disparità tra risorse e bisogni sta diventando di giorno in giorno realtà: i tagli lineari ai finanziamenti alla Sanità hanno indebolito nel corso degli anni un Servizio Sanitario non solo essenziale, ma anche invidiabile da parte di altri Paesi. La realtà di oggi evidenzia un crescente incentivo ai servizi privati, mentre le difficoltà in cui versa la Sanità pubblica rendono difficile ottenere l’assistenza nei tempi e nei modi necessari, complesse le condizioni di lavoro di medici, infermieri, operatori dell’area salute: quali riflessioni e decisioni sollecita una tale situazione che diventa emergenziale? Una analisi della situazione presente richiederebbe molto spazio, basti qui considerare che la crisi non è esclusivamente economica, ma ha origini in politiche di formazione, assunzione, professionalizzazione degli operatori, in una fiscalità non efficiente e in scelte di allocazione di risorse inadeguate.

Altra questione da affrontare alla luce del tema della giustizia e dei diritti sarebbe poi la condizione differente in cui si vive e si lavora in ambito sanitario nelle diverse Regioni. Tuttavia una parola sul significato che questa crisi riveste e sull’impegno che anche le Chiese cristiane protestanti assumono in ambito pubblico va detta: anche senza addentrarsi nel complesso rapporto tra cristianesimo e salute dal punto di vista storico e teologico, si può senz’altro affermare che oggi le Chiese protestanti storiche in Italia partecipano al dibattito pubblico e all’impegno di assistenza in modo attivo, anche se non sempre con una risonanza percepita pubblicamente. Una Commissione di studio in attività da almeno trent’anni lavora sui temi della bioetica, opere diaconali si occupano di assistenza sociale e sanitaria; ma un compito oggi importante per chiunque si riconosca nei principi di solidarietà, di cura e di difesa dei più fragili, e in un’idea universalistica del diritto e del servizio, è quello di levare la voce per coloro che non sono in condizioni di raggiungere il dibattito pubblico e politico. La conseguenza del progressivo ampliamento dei servizi privati in sanità, con il parallelo espandersi di nuovi sistemi assicurativi, è l’instaurarsi di uno stato di ingiustizia che rischia di non essere percepito nella sua gravità se non quando sarà tardi per arrestare o rallentare il processo in atto.

La forbice sociale in allargamento si accentua anche laddove chi non ha possibilità di pagare le cure rinuncerà inizialmente a fare prevenzione, poi terapia, riportando una parte consistente della popolazione a livelli di salute che oggi ci appaiono inaccettabili, e proprio mentre per pochi la Medicina provvede servizi di altissimo livello. La grande questione è dunque non tacere oggi su quanto sta accadendo, e porre attenzione al fatto che una cura medica intesa come un bene sottoposto a leggi di mercato rinnega di fatto l’idea che la salute sia un diritto umano fondamentale.

Senza che vi sia una piena consapevolezza da parte della cittadinanza ciò che va affermandosi nella pratica è precisamente questo: se un esame diagnostico non può più essere programmato in tempi accettabili in tutto il Paese, se molte persone non trovano più medici di medicina generale per l’assistenza sul territorio, si disegna da un lato una Sanità a due velocità, e dall’altro un Paese in cui la disuguaglianza va a rinnegare diritti basilari. Dove la salute è un bene acquistabile con denaro individuale finisce non solo la pratica di un diritto, ma anche una prassi di solidarietà e il senso della comunità: le conseguenze sono di vasta portata non solo sul piano epidemiologico, ma anche da un punto di vista socio-politico e in termini di principi etici.

Il contributo che la tradizione ebraico-cristiana offre a livello culturale è una idea di comunità in cui la cura dei più fragili è centrale: chi non dispone di risorse è aiutato con risorse comuni, e nessuno è lasciato indietro. Da un punto di vista pratico le Chiese valdesi e metodiste italiane cercano secondo le loro possibilità di far circolare idee, cultura di solidarietà, ma anche gestione di denaro pubblico in vista di progetti scelti secondo criteri di affermazione di diritti di cura e di attenzione al bisogno.

Del resto anche da un punto di vista laico e pragmatico si può progettare una società nella quale il bene-salute sia percepito e trattato come bene comune e non esclusivamente come qualcosa che riguarda l’individuo, non soltanto da un punto di vista di etica solidale, ma anche a partire da considerazioni legate all’efficacia dei provvedimenti per la salute e il benessere di ciascuno.

Rispetto alla questione del rapporto tra Sanità e diritti non solo l’espansione dei servizi privati, la contrazione del potenziale del Servizio Sanitario Nazionale, le differenze tra Regioni preoccupano, anche il conflitto che si genera nella applicazione di alcune leggi che normano materie sensibili (per fare un esempio la Legge 194 sulla maternità responsabile) è osservato dalle Chiese protestanti storiche italiane con apprensione: la difesa di questa Legge dipende per queste chiese da un principio di rispetto della laicità (come modo per assicurare l’accoglienza e la pluralità di orientamenti nella libertà di ciascuno), ma soprattutto dall’idea che una donna che sceglie di interrompere una gravidanza debba essere garantita nel suo diritto alla salute e non abbandonata a sé stessa, a prescindere dalle considerazioni morali di operatori o decisori politici, associazioni, chiese o altro. La salute come pieno benessere secondo il modello bio-psico-socio-spirituale deve essere il centro dal quale partire per organizzare non solo il servizio, ma anche tutto il modo di regolamentarlo dal punto di vista giuridico.

Se da un lato occorre spendersi perché la tendenza a sottrarre risorse al settore pubblico si inverta, dall’altro occorre prestare attenzione a che il diritto alla salute laddove già garantito da una Legge apposita trovi applicazione nella pratica quotidiana. Il lavoro da affrontare non è semplice, ma c’è la possibilità di gestire con responsabilità politica ed economica la crisi, ponendo come guida i principi che già sono testimoniati e condivisi come base del nostro vivere associato, augurandoci che il primo passo di sensibilizzazione e consapevolezza sia inizio di altri passi di cambiamento e di correzione della rotta nel senso di una maggiore coerenza tra il disegno tracciato dalla nostra Costituzione e la realtà quotidiana che viviamo.

L’AUTRICE - Coordina la Commissione delle Chiese valdesi, metodiste e battiste per i problemi etici posti dalla scienza, MD e teologa.

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