
La Chiesa ascolta il grido della Terra e dei poveri?
Tratto da: Adista Documenti n° 44 del 23/12/2023
«Sono passati ormai 8 anni dalla pubblicazione della lettera enciclica Laudato si’ (LS), quando ho voluto condividere con tutti voi, sorelle e fratelli del nostro pianeta sofferente, le mie accorate preoccupazioni per la cura della nostra casa comune. Ma mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura» (Laudate Deum 2), e «sono costretto a fare queste precisazioni, a causa di certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica. Ma non possiamo più dubitare che la ragione dell’insolita velocità di così pericolosi cambiamenti sia un fatto innegabile» (LD 14), né che il cambio climatico evidenzi «un esempio scioccante di peccato strutturale» (LD 3): cosi il papa nello sguardo lungo della Laudate Deum del 4 ottobre 2023, in modo forte e inusuale sullo stesso cruciale argomento che connette pace, giustizia e salvaguardia del creato. Oggi, mentre il 2023 si avvia a essere l’anno più caldo della storia recente, e dalla Cop28 di Dubai non arrivano segnali di svolta bensì di arretramento (con pochi, limitati e dovuti passi in avanti per abbassare lo scandalo delle ingiustizie globali legate alla crisi socio-ecologica), si sta facendo strada l’idea che lo stesso obiettivo di restare entro 1,5°C, prospettato dall’Accordo di Parigi, sia già irraggiungibile (14% le possibilità secondo l’Emission Gap Report di UNEP, nov. 2023), con il pericoloso rischio di far perdere la speranza di vincere la lotta contro la crisi climatica, peggiorando le spirali di negazionismo, fatalismo (apocalittico o rassegnato), speculazione.
La Chiesa molto sta facendo per la Terra, nello spettro più ampio immaginabile, basta considerare le due “Laudato” di papa Francesco. Ma con quale impatto al suo interno, sulle sue strutture, sul mondo ecclesiale, sul popolo di Dio e le scelte delle priorità per il futuro, nelle comunità locali? La sensazione di chi si impegna a fondo nell’azione di sensibilizzazione e testimonianza è che ci siano poche luci, potenti e chiare, e molte ombre di silenzio, indifferenza, critica, sia nei movimenti che, soprattutto, tra i fedeli e nel clero. Nonostante gli eventi estremi e le notizie sui continui record globali di emissioni e temperatura, il mondo cattolico non è ancora attrezzato per parlarne adeguatamente o forse anche solo per ascoltare proficuamente.
LS ha avuto certo larghissima diffusione nella Chiesa universale e forse ancor più fuori da essa, specie nel discutere l’incrocio tra crisi climatica e crisi demografica e socio-economica, su più dimensioni.
Ha stimolato il dibattito sull’ecologia integrale anche in ambienti sociali e culturali molto lontani, tra gli uomini e le donne di buona volontà.
Ha ispirato l’azione di più di 60 Comunità LS, che hanno da poco avuto il loro Forum nazionale a Verona, attivate dalla Chiesa di Rieti e da Slow Food Italia quali associazioni libere e spontanee di cittadini, senza limitazioni o restrizioni di credo, orientamento politico, nazionalità, estrazione sociale.
Ha trasformato il Movimento Cattolico Mondiale per il Clima in Movimento Laudato Sì, allargandone la visione per affrontare urgentemente l’unica grande crisi socio-ecologica: mobilitarsi per approfondire il rapporto con il creato, il Creatore e con il prossimo. La sua anima è nei Circoli LS (2.120 in 42 Paesi, in Italia 437), comunità radicate in un territorio, meglio se religiose o vicine alle parrocchie, composte da persone che hanno desiderio di vivere la conversione ecologica con la via delle scelte dal basso, unica che può portare al cambiamento quando le istituzioni si mostrano impotenti ed è ancora lontana una governance globale. Sono sempre piccoli gruppi, in rete tra di loro, che si incontrano regolarmente, in Italia e in tante parti del mondo dove maggiore è la pressione dell’istanza ambientale. I loro animatori vivono con spirito di servizio la missione di supportare la Chiesa nel cammino di conversione ecologica (e non di sola transizione tecnologica), per «ispirare e mobilitare la comunità cattolica per prendersi cura della nostra casa comune e realizzare la giustizia climatica ed ecologica». Ecco dunque l’immagine concreta dei ragazzi che hanno aiutato a rimuovere il fango dalle zone alluvionate in Toscana e in Emilia Romagna, tra i quali c’erano anche animatori e circoli toscani, emiliani, marchigiani e romagnoli. Ecco il reiterato impegno per il “Tempo del Creato” che quest’anno ha visto coinvolgere quasi 16.000 persone, grazie alla partecipazione attiva di 62 Circoli, 18 organizzazioni nazionali, 69 diocesi, e 37 vescovi in 173 diversi eventi (tra i quali più di 300 visioni in comune del film “La Lettera”, prodotto da Off the Fence a fine 2022 in partnership con il MLS ed in collaborazione con il Vaticano), in quasi tutte le regioni e soprattutto in Sicilia, Lombardia, Emilia Romagna (dati forniti dal MLS in Italia). In Italia nel 2023 più di trecento proiezioni sono state realizzate grazie al grande impegno della rete degli Animatori, Circoli Laudato Si’ e delle organizzazioni membro e partner che hanno proposto anche eventi di alto livello e percorsi per le scuole. A livello di advocacy, MLS porta avanti a livello globale la campagna per il disinvestimento dai combustibili fossili, invitando le organizzazioni cattoliche a disinvestire e a unirsi ad annunci pubblici, anche ecumenici. Quest’anno 7 delle 31 organizzazioni che hanno aderito all’annuncio di aprile erano italiane (tra esse Agesci, Pax Christi Italia, Gioc e Mons. Renna, arcivescovo di Catania, presidente della Commissione CEI per i Problemi sociali e il Lavoro, la giustizia e la pace). La campagna era stata avviata con un appello pubblicato a dicembre scorso insieme ad Azione Cattolica, con le realtà nazionali italiane che avevano già disinvestito.
Ha fatto crescere questa cultura in molte Chiese locali con iniziative diverse. A Milano la nomina di un responsabile per la pastorale del creato ha fatto «tramontare l’epoca in cui ci si doveva aspettare una proposta dalla diocesi per i Circoli; essa può divenire cassa di risonanza delle iniziative proposte che provengono dal basso e fare da coaugulante» (M. Morri, Circolo LS Busto Arsizio). «La formazione ha due declinazioni: attenzione al pubblico extra ecclesiale e modalità creative, per mettere in dialogo l'ecologia con la letteratura, la musica ecc. Il centro San Fedele, con la sua proposta sociale, spirituale e artistica, offre un contesto propizio. Stiamo approfondendo il target delle scuole pubbliche» (M. Bossi, Circolo LS San Fedele). «Auspichiamo un impegno maggiore nella catechesi e nell'oratorio sempre in ottica di testimonianza profetica». (M. L. Colombo, Circolo LS Vergiate). A Padova il Cammino LS ha portato anche a un percorso naturalistico nel Parco dei Colli Euganei. Ad Assisi, A. Brunori racconta che la mobilitazione è diventata quasi un’agorà, in cui ognuno fornisce informazioni, sull'uso dei detersivi, sul contenimento del consumo della plastica, sull’eccesso di carne nella dieta e poi queste riflessioni si tramutano in azioni concrete. Il Circolo è luogo di sperimentazione e riflessione sulle ripercussioni delle nostre abitudini, come i percorsi quaresimali al “digiuno dal consumo irresponsabile” e al “pane della pace”, realizzato con farine selezionate localmente, agevolando poi il consumo tra chi ne ha più bisogno.
LS ha suscitato attenzione alle connessioni tra grido della Terra e grido dei poveri nelle Settimane Sociali: Trieste 2024 potrà rafforzare l’impegno anche per una democrazia ecologica, dopo che Taranto 2021 – “Il pianeta che Speriamo” – ha promosso una grande partecipazione al tema della transizione energetica per la nascita delle (ancora attese) Comunità Energetiche Rinnovabili che dovrebbero anche essere Solidali (CER e CERS), mettendo in rete soggetti diversi, interagendo con le istituzioni e seguendo passo per passo tutti i processi, spesso partendo dalle parrocchie.
Ma tutto ciò non basta. «La devastazione del Creato è offesa a Dio», ha detto il papa alla Cop28. Tanto spazio c’è per lavorare nelle comunità cristiane, e tanti processi devono essere avviati: conversione della finanza etica e dei suoi investimenti omicidi e dannosi, cibo e agricoltura (sociale e sostenibile), conservazione degli ecosistemi e della biodiversità, stop al consumo di suolo, promozione della bioeconomia circolare (a cominciare dalle proprietà dei fedeli, della Chiesa e delle Chiese locali), connessione tra livello globale e livelli locali della crisi (accaparramento della terra, neocolonialismo, deforestazione incorporata in tanti prodotti di larghissimo consumo), utilizzo critico delle «tecnologie legate alla finanza che non vedono la complessità dei legami di uno sguardo ecosistemico, e praticano la tossicità del profitto speculativo» (M. Busca, vescovo di Mantova). Troppi sono ancora coloro – soprattutto tra fedeli e sacerdoti – che non hanno interesse nè consapevolezza e che non approfittano delle tante iniziative proposte (oltre al Tempo del Creato c’è piattaformadiiniziativelaudatosi.org come forma di connessione tra tante realtà di tutto il mondo, e nella Cei ampio e approfondito è il lavoro continuo ed ecumenico del Tavolo di studio "Custodia del Creato"), mentre è una necessità per il mondo l’agire ed impegnarsi sull’urgenza della cura e della lotta alla crisi, per invertire la rotta finché c’è ancora tempo e speranza, a partire dal contrasto all’urbanizzazione delle menti e agli stili di vita che ci scollegano dalla natura.
Usiamo allora, noi e i nostri pastori, questo Tempo di Avvento per capire e convincere che non ci può essere pace nel mondo senza giustizia sociale e ambientale, e che questa deve abitare il cuore di ogni persona e la vita di ogni giorno di famiglia, vicinato, parrocchia, città. «Più il cuore della persona è vuoto, più ha bisogno di oggetti da comprare, possedere e consumare» (LS 204), mentre una vita più semplice, radicata in Dio, può dare impulso alla nostra conversione ecologica e aiutarci a prenderci cura degli altri e della creazione contro il disastro annunciato. Altro che Black Fridays. Allora anche i governi andranno verso il cambiamento, per convenienza se non per coerenza e per contagio. Il destino del pianeta dipende ormai dalla velocità della conversione ecologica, del passaggio a una cultura di pace, al paradigma rigenerativo e non estrattivo e predatorio. E per la Transizione giusta attenzione: è parola usata anche da chi vuole allungare tempi e profitti ed è poco interessato alla biosfera, alla coesione sociale e alle solitudini crescenti. Soprattutto qui la Chiesa, tutta insieme, deve andare avanti nell’impegno per rispondere con forza e creatività a quanto Papa Francesco ci ha consegnato.
Marco Marchetti è prof. EU Advocacy Working Group-Movimento Laudato Si’; e Tavolo “Custodia del Creato” della Conferenza episcopale italiana.
*Foto presa da Unasplash, immagine originale e licenza
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