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LETTERA DI CREDENTI ALLA SUORA CHE HA DENUNCIATO P. FEDELE: CHIESA "PILATESCA" E "TITUBANTE"

Tratto da: Adista Notizie n° 11 del 11/02/2006

33219. COSENZA-ADISTA. "Quanta attenzione per un religioso che per discolparsi deve paragonarsi ad un Cristo perseguitato" e, al contrario, "quanta titubanza ecclesiastica" nei confronti di chi è sola con il suo "dolore di donna ferita, di religiosa offesa, di creatura stordita dalla sporcizia di questo mondo". Il "pilatismo" mostrato in questi giorni dagli ambienti ecclesiastici nei confronti della religiosa che ha denunciato la violenza sessuale che avrebbe subito da padre Fedele Bisceglia (v. notizie precedenti), il velo di omertà di cui si fa scudo una cultura, tanto diffusa anche nella Chiesa, nella quale il "maschio trova sempre sostenitori" viene squarciato da una lettera aperta, sottoscritta da religiosi e laici cattolici di varie parti d'Italia. I firmatari (tra cui padre Felice Scalia, don Adalberto Bonora e don Franco Fornari) hanno sentito il dovere, di fronte a tanto assordante silenzio, di testimoniare la propria solidarietà alla loro "sorella coraggio" che vive - purtroppo - un momento, oltre che di particolare sofferenza, anche di profonda solitudine. La lettera può essere sottoscritta inviando una mail (con oggetto: "suor coraggio") ad uno di questi indirizzi: serconti@glauco.it oppure issur@interfree.it

Di seguito, il testo della lettera (v. g.)

Carissima "Sorella coraggio",

da qualche settimana questa nostra Italia sembra aver trovato un nuovo motivo di intrattenimento e distrazione. Non è allegro quanto ci dicono i giornali. Ci fa vergognare di appartenere ad una società che sguazza nel torbido, come se si trattasse di una telenovela di cattivo gusto e non di creature in carne ed ossa. Quanta attenzione per un religioso che per discolparsi deve paragonarsi ad un Cristo perseguitato. Quanta titubanza ecclesiastica, e quante dimostrazioni di solidarietà a chi meriterebbe forse una parola evangelicamente ispirata per ritrovare se stesso in modo chiaro, come si addice ad un figlio di San Francesco. E lei, Sorella? Lei dov'è mentre implicitamente la si accusa di avere messo su una congiura contro "un amico dei poveri"? Lei è col suo dolore di donna ferita, di religiosa offesa, di creatura stordita dalla sporcizia di questo mondo.

Vogliamo esserle vicini, noi credenti, noi Chiesa, noi che abbiamo apprezzato sempre la sua dedizione e la sua instancabile opera per i poveri ed i più poveri della nostra città. Vogliamo dirle che speriamo nella giustizia degli uomini, ma ancora di più in quella divina che vede in questa sua consacrata una vera immagine del Figlio dell'uomo, trasformato dagli uomini in "malfattore" e "bestemmiatore". Noi, "Sorella coraggio", l'ammiriamo. Forse qualcuno le aveva detto che il maschilismo è tramontato. No, sorella, è ben vivo ed è trasversale a stati sociali, a fedi, a ideologie. Il maschio trova sempre sostenitori. Da maschi e da una società maschilista che invidia il violento senza scrupoli, il "sano selvaggio" che non tutti riescono a fare uscire, più per pavidità che per virtù… In fondo chi abusa è un "forte", e chi è forte ha sempre ragione. Questo non lo si dice, ma lo si vive.

Forse le avevano detto che il marcio delle violenze sessuali di preti su creature inermi riguardava la "pagana America", il freddo Canada, il selvaggio continente africano. No, Sorella, serpeggia pure tra noi e la paura, la difficoltà a trovare "vocazioni" (ma "vocazioni" a che?) quella voglia di coprire e nascondere che ha reso colpevoli eminenti cardinali e figure di vescovi (per altro anche figure belle di pastori ma fin troppo pavidi e confusi) quella stessa falsa saggezza impedisce che nella chiesa si faccia chiarezza. Così siamo tutti reticenti e omertosi. Ed a pagare è sempre la donna, colpevole di non avere subito in silenzio la supremazia del maschio, religioso o laico che sia. Ed a pagare sono sempre quelle creature che non hanno creduto illusione affidarsi al vangelo e vivere di tenerezza, appassionate del Cristo e dell'umanità.

Siamo certi che la sua congregazione le è vicina perché la stima, la ama, sa chi è lei. Ma dove sono le Suore di ogni ordine femminile? Dove sono Cismi ed Usmi? Vogliamo pensare che non se ne vogliano lavare le mani. Non si addice a religiosi e religiose tale "pilatismo". Ma Le hanno scritto? Hanno manifestato la loro solidarietà? Le hanno assicurato almeno la loro vicinanza nella preghiera? Di tutto questo non appare nulla sui giornali, e lo comprendiamo. Non ci resta che sperare in messaggi discreti, affettuosi inviati direttamente a Lei, da consacrate che credono nella dignità delle donne e sono certe che ogni passo avanti verso lo smascheramento del maschilismo (vero peccato culturale nonostante 2000 anni di cristianesimo), anche nella Chiesa, è un passo avanti verso quella liberazione che Cristo ha portato. Ci pensano che domani potrebbe toccare ad una di loro?

Intuiamo di quanta fiducia nel Dio della Vita Lei deve avere bisogno in questi momenti. Questo invochiamo anche noi nella preghiera, assieme ad una affettuosa vicinanza di quanti vogliono che questa Chiesa appaia sempre più chiaramente mistero di salvezza, non di affari, "sposa casta del Cristo" e non sistema che ha paura di dolorose e scomode verità.

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