Nessun articolo nel carrello

LA TERRA FUTURA È "SOLARE": A FIRENZE MOSTRA-CONVEGNO SULLE BUONE PRATICHE DI SOSTENIBILITÀ

Tratto da: Adista Notizie n° 31 del 29/04/2006

33353. FIRENZE-ADISTA. La terra futura sarà libera dalla dipendenza dal petrolio o non sarà: la necessità di una svolta nelle politiche energetiche mondiali ha fatto da sfondo alla terza edizione di "Terra Futura", la mostra-convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità svoltasi alla Fortezza da Basso a Firenze, dal 31 marzo al 2 aprile scorsi. Promossa e organizzata dalla Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus e da Adescoop, l'Agenzia dell'Economia sociale, in collaborazione con Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete, Legambiente, l'iniziativa ha registrato la presenza di 72mila visitatori, 390 espositori per oltre 3mila enti rappresentati, 680 relatori intervenuti in 180 appuntamenti culturali (tra i nomi più in vista, quelli di Vandana Shiva, Susan Gorge, Wolfgang Sachs, Guglielmo Epifani, Savino Pezzotta, Alex Zanotelli, Emilio Molinari, Milena Gabanelli). Il tutto - dagli strumenti di promozione dell'iniziativa in carta ecologica alla ristorazione equo e solidale e biologica - sotto il segno più rigoroso dell'ecocompatibilità e della sostenibilità: stand e laboratori con impianti solari o minieolici, pannelli fotovoltaici, soluzioni per il risparmio idrico, vetture elettriche, detersivi ecologici, bioplastiche, biocarburanti, tintura naturale degli abiti, la casa sostenibile, il trattore a olio di colza, la cucina solare, i palloni equosolidali.

Sulle buone pratiche di sostenibilità in discussione a Terra Futura, "utopie concrete" sperimentabili o già sperimentate, si è confrontato un ampio ventaglio di soggetti: le ong; i sindacati; le reti di enti locali e istituzioni, dal coordinamento "Agende 21 Locali Italiane" alla "Rete del Nuovo Municipio"; le realtà del commercio equo e solidale, riunite nel convegno "Le botteghe del mondo come agenti di solidarietà e cambiamento sociale"; i movimenti altermondialisti, che, su iniziativa del "Gruppo di lavoro italiano per i Forum internazionali", si sono dati appuntamento a Terra Futura in vista del IV Forum Sociale Europeo, in programma ad Atene a maggio, e del prossimo Forum Sociale Mondiale, a gennaio del 2007 a Nairobi. Molte le questioni trattate: il tema della responsabilità sociale d'impresa, rispetto a cui associazioni e ong chiedono un quadro giuridico vincolante per le imprese in tutto il mondo; la sfida, centrale per i sindacati, soprattutto in tempi di delocalizzazione delle imprese e di violazione dei diritti dei lavoratori, di collegare il tema della sostenibilità a quello del lavoro, coniugando l'idea dello sviluppo con i temi della tutela ambientale e della giustizia sociale; il ruolo degli enti pubblici nella promozione del commercio equo, nell'ambito della Campagna Città equosolidali; la lotta per la ripubblicizzazione del servizio idrico, sulla base di una proposta, presentata al Consiglio regionale toscano, che, come ha spiegato Fiorella Bomè della Rete Nuovo Municipio, "si fonda su tre punti chiave: partecipazione dei cittadini nel controllo del servizio idrico, fornitura di una quota di acqua gratuita ad ogni cittadino (40 litri giornalieri), aumento dei costi idrici per i settori agricolo e industriale, per indurre la riduzione degli sprechi e il recupero dell'acqua utilizzata".

Addio al petrolio

Ma al centro del dibattito, in un'edizione che aveva per titolo "La nostra terra futura: oltre il petrolio, oltre l'ingiustizia", non poteva esserci che il tema delle fonti rinnovabili, così come è definito dal Contratto mondiale per l'energia e il clima, una piattaforma di intenti che unisce voci e realtà diverse, fissando alcuni punti cardine rispetto alla questione delle fonti rinnovabili: l'accento è sulla necessità di costruire "un altro modello energetico equo e democratico, non più alimentato dai combustibili fossili e dal nucleare, ma basato sul risparmio dell'energia e sull'uso distribuito e sostenibile delle risorse rinnovabili quali sole, vento, biomasse, geotermia, mini idroelettrico e maree".

Che tale svolta sia necessaria è fuori questione, e non solo per i sempre più elevati costi di estrazione dei combustibili fossili e per le loro devastanti conseguenze in termini di guerre (per il controllo e lo sfruttamento dei giacimenti rimasti), di mutamenti climatici, di inquinamento: solo considerando il caso della Cina, se l'economia del gigante asiatico continuerà ad espandersi al ritmo degli ultimi anni, avrà bisogno di circa 100 milioni di barili di petrolio al giorno, a fronte di una produzione mondiale attuale di 84 milioni di barili quotidiani. Sono le stesse principali compagnie petrolifere, del resto, a prevedere che, dal 2020, l'offerta di petrolio non potrà più coprire la crescita della domanda. E lo stesso avverrà per il gas, nella migliore delle ipotesi un decennio dopo, e per il carbone, che oltretutto, a causa del suo alto contenuto di carbonio, rappresenta, dal punto di vista del cambiamento climatico, la scelta peggiore. Ma si illude anche chi indica il nucleare come una possibile soluzione, trascurando i problemi di sicurezza e l'enorme impatto ambientale legato alla produzione di scorie radioattive: come scrive Andrea Fasullo su un inserto del numero di febbraio di Aprile interamente dedicato alla questione energetica, tutto l'uranio esistente sulla terra, con le attuali tecnologie di fissione, può fornire l'energia di cui il mondo ha bisogno – in via teorica - per 100 anni. Ma l'intero ciclo del combustibile nucleare richiede una grande quantità di petrolio, che potrebbe non è essere più disponibile fra qualche decennio. E se in sostituzione del petrolio venisse usato l'idrogeno, l'uranio si esaurirebbe molto prima dei 100 anni ipotizzati. Ma non è tutto: per soddisfare la domanda energetica mondiale ci vorrebbero più di 1500 centrali nucleari, a fronte delle 341 esistenti, ma trovare i siti per localizzare gli impianti e luoghi per la gestione delle scorie che siano stabili per centinaia di migliaia di anni non è realisticamente praticabile. Nella pratica, dunque, l'uranio è in grado di soddisfare non più del 30% della domanda mondiale di elettricità per non più di 40-50 anni.

Il Contratto mondiale per l'energia e il clima indica, al contrario, la necessità di produrre elettricità e calore con le risorse rinnovabili, tecnologicamente affidabili ed economicamente praticabili (con un significativo potenziale in termini di posti di lavoro, come mostra il caso della Germania, dove il settore occupa oltre 150mila persone, con la previsione di arrivare a 400mila addetti entro il 2015), da utilizzare "con razionalità, efficienza e senso del limite" (alcuni studi stimano il potenziale di risparmio energetico a lungo termine all'80% dei consumi attuali), abbandonando "l'illusorio dogma liberista dell'eterna crescita economica" e promuovendo modelli di mobilità per persone e merci, modelli agro-alimentari, usi del territorio e politiche urbanistiche energeticamente sostenibili. E ciò dovrebbe valere in particolare per l'Italia, il Paese che, sotto il governo delle destre, ha ostacolato più di ogni altro un'evoluzione dell'Europa in direzione di un nuovo modello energetico, prima osteggiando la firma del protocollo di Kyoto e poi, dopo averlo sottoscritto, aumentando del 12% le emissioni climalteranti, incatenando il Paese alle energie fossili, carbone compreso, anziché favorire, attraverso l'offerta di incentivi e la garanzia di un quadro normativo stabile e duraturo, la costruzione di un'industria italiana per le energie rinnovabili. (claudia fanti)

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.