PAPA RATZINGER CANCELLA LA "VOCE" DELL'OPUS DEI: DOPO 22 ANNI NAVARRO-VALLS VA IN PENSIONE
Tratto da: Adista Notizie n° 55 del 22/07/2006
33491. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. I giornali si sono prodigati a descrivere un uomo stanco, interamente dedito a custodire la memoria di papa Giovanni Paolo II, indotto dall'età e dalla stanchezza a lasciare il suo incarico nonostante insistenti pressioni lo inducessero a restare al suo posto: "Papa Benedetto XVI - ha recentemente affermato Joaquín Navarro Valls - conosce molto bene quale è il mio desiderio. Gli ho fatto sapere, con tutto il dovuto rispetto, quali sono i miei desideri: dopo molti anni, troppi forse, un cambiamento per me sarebbe buono". La realtà – come spesso avviene quando si tratta di cose vaticane – è ben diversa da quella dipinta da Navarro e dai media: era ormai da mesi – dall'elezione di Benedetto XVI (che mal tollerava l'ingerenza continua di Navarro) – che al portavoce della Sala Stampa vaticana venivano sottratti gli immensi poteri che aveva accumulato con il pontificato di Giovanni Paolo II e del suo entourage. La sua uscita di scena era scontata.
Durante i suoi lunghi anni da portavoce della Sala Stampa Vaticana, Navarro era riuscito anche a convincere il defunto papa, e il suo potente segretario Stanislaw Dziwisz, di quanto fosse importante "comunicare" in modo efficace anche la "pastorale" della Chiesa, ed era perciò riuscito ad imporre – oltre al suo ruolo di uomo immagine, editore, pierre, diplomatico - anche quello di "consigliere" e "supervisore" del papa per quello che riguardava gli atti del pontificato wojtyliano. Una vera e propria "dittatura" che Ratzinger, una volta salito al soglio pontificio, ha voluto rovesciare. Segnali in questo senso erano visibili da tempo, visto che nei mesi scorsi diverse importanti notizie ed indiscrezioni (le ultime sulla nomina di Bertone alla Segreteria di Stato) avevano bypassato totalmente il controllo di Navarro che, alla fine, non ha potuto fare altro che arrendersi all'evidenza. E lasciare. Al suo posto, ed è una novità rilevante, arriva padre Federico Lombardi, 65 anni, gesuita, direttore generale della Radio Vaticana.
Il fatto che sia un gesuita - per di più di Radio Vaticana - a prendere il posto di Navarro non è secondario. L'ex portavoce appartiene infatti all'Opus Dei, ed è nota la lotta che l'Opus Dei ha condotto sotto il pontificato di Wojtyla per contrastare l'influenza e il potere dei gesuiti in Vaticano, e per mettere le mani su Radio Vaticana (v. Adista n. 79/05).
Navarro va…
Castigliano, nato a Cartagena, il 16 novembre 1936, ha studiato medicina (laureandosi nel 1961) e giornalismo. Dopo aver lavorato in alcune testate spagnole e fatto il corrispondente all'estero e l'inviato per il quotidiano conservatore di Madrid ABC, è stato presidente dell'Associazione della Stampa Estera in Italia dal 1983 al 1984. Nel 1984 Navarro, grazie alla sua appartenenza all'Opus Dei, ma anche per l'intercessione di Crescenzio Sepe, allora direttore dell'Ufficio informazioni della Segreteria di Stato, fece il grande salto, e fu nominato direttore della Sala Stampa della Santa Sede al posto del missionario comboniano p. Romeo Panciroli, poi diventato vescovo e nunzio apostolico. In seguito, molte lauree honoris causa, riconoscimenti e premi giornalistici. Eppure, la sua carriera al fianco del papa è stata costellata da una serie incredibile di omissioni, manipolazioni e gaffes.
Solo qualche esempio. Due memorabili scivoloni di Navarro sono stati raccontati alcuni anni fa in un articolo-ritratto di Sandro Magister sull'Espresso (24-31 ottobre 2002): durante un viaggio di Giovanni Paolo II in Zimbabwe (settembre 1988), Navarro, all'hotel Sheraton di Harare, si fece scappare con i giornalisti alcune confidenze riguardanti la diplomazia vaticana in Mozambico e Sudafrica. I giornali scrissero, la radio italiana mandò addirittura in onda la voce di Navarro, ma il portavoce - accortosi della gaffe - negò tutto. Stessa cosa nel 1996. Altro viaggio del papa, questa volta in Venezuela. Sull'aereo papale in volo tra Città del Guatemala e Caracas, Navarro raccontò ai giornalisti presenti di un incontro privato appena avvenuto tra il papa e Rigoberta Menchù. Affermazioni che i giornalisti scoprirono subito essere false. Così, due ore dopo, l'assistente della Sala Stampa, Vik van Brantegem, smentì tutto, parlando di un "equivoco".
Navarro sa…
Nel settembre 1996, dopo la trasferta del papa in Ungheria, Navarro confermò ciò che già si sapeva, e cioè che il tremore della mano del papa era dovuto a fattori "extra-piramidali" (da cui il quotidiano Le Monde dedusse si trattasse di Parkinson) e aggiunse che il papa era debilitato da una cura antibiotica dovuta ad una infezione intestinale non meglio precisata. Era solo un'appendicite (per la quale Giovanni Paolo II fu operato a novembre), ma la vaghezza e l'imprecisione di Navarro crearono ansia. E l'ennesima irritazione della Segreteria di Stato.
Del resto, un certo "estro" nel raccontare particolari della salute del papa Navarro lo ha sempre coltivato. Tanto più da quando, nelle fasi finali della vita del pontefice, ha via via assunto il monopolio di tutte le informazioni sulla salute del papa, arrivando ad essere, nei giorni dell'agonia di Wojtyla, l'unico filtro tra il palazzo vaticano e il mondo esterno. Dopo aver negato fino all'ultimo la gravità delle condizioni di Wojtyla (il giorno dopo aver subito l'intervento di tracheotomia Navarro disse che il papa aveva fatto una abbondante colazione con biscotti, yogurt e latte), quando le condizioni di Giovanni Paolo II divennero disperate, Navarro cominciò ad organizzare appuntamenti quotidiani con i giornalisti, a rilasciare comunicati in cui progressivamente si preparava l'opinione pubblica (anche attraverso il volto più affranto e la voce rotta dall'emozione) all'evento del trapasso. Cominciava così l'abile regia della kermesse mediatica consumatasi il 2 aprile 2005, con piazza S. Pietro che progressivamente si riempiva sull'onda dell'emotività mediatica, gestita abilmente da Navarro, che spiegava alle tv del mondo che le ultime parole del papa moribondo (che pochi giorni prima non era stato neanche in grado di dire una parola alla folla accorsa per l'angelus) le aveva rivolte ai giovani: "Vi ho cercato e siete venuti, vi ringrazio".
Ci sono poi episodi più oscuri, come la morte del comandante delle Guardie Svizzere Alois Estermann, di sua moglie Gladys e del vicecaporale Cedric Tornay avvenuta in Vaticano il 4 maggio 1998. Navarro si affrettò, già poche ore dopo il ritrovamento dei corpi, a spiegare che Cédric, in un raptus di follia e di frustrazione, aveva ucciso il suo comandante (che non gli aveva conferito un'onorificenza attesa da tempo con ansia), la moglie di lui, e poi si era suicidato. L'inchiesta fu frettolosamente chiusa e archiviata dalle autorità giudiziarie della Santa Sede, nonostante la versione ufficiale facesse vistosamente acqua (v. Adista n. 55/02) e i familiari delle vittime abbiano più volte cercato di far riaprire il caso.
Navarro valzer
Nel 2000 Adista rivelò (pubblicandola) l'esistenza di una nota inviata dall'allora card. Joseph Ratzinger ai presidenti delle Conferenze episcopali del mondo per metterle in guardia dai pericoli teologici insiti nell'uso dell'espressione "Chiese sorelle" (v. Adista nn. 59 e 61/00). Il Vaticano e la Sala Stampa negarono l'esistenza del documento, per poi doverla ammettere due mesi dopo (v. Adista n. 77/00), di fronte alle dichiarazioni del presidente della Conferenza episcopale tedesca Karl Lehmann, che affermò di aver ricevuto la Nota. Il 5 settembre di quell'anno, presentando ai giornalisti la Dominus Iesus, il portavoce vaticano, riferendosi alla pubblicazione della Nota da parte di Adista, senza nominarla negò quanto avevamo scritto, e cioè che tra la Nota e la Dominus Iesus ci fosse una "strettissima connessione teologica". Questa volta a smentire Navarro fu L'Osservatore Romano, che pubblicò, sul numero del 28 ottobre, sia la Nota che la Dominus Iesus, ammettendo esplicitamente che i "fondamenti ecclesiologici" della Nota "sono peraltro esposti nella Dichiarazione Dominus Iesus".
Nel 2002 il Vaticano fu coinvolto, attraverso un prelato della Curia romana, mons. Emilio Colagiovanni, nella vicenda giudiziaria del faccendiere Martin Frankel: si trattava di una colossale truffa ai danni di compagnie assicurative americane all'interno della quale Frankel, che operava tramite una Fondazione presieduta da Colagiovanni (che gli aveva firmato affidavit nei quali sosteneva che la società fosse coperta finanziariamente dallo Ior e operasse quindi con il consenso del Vaticano), otteneva il credito necessario ad operare senza insospettire le autorità statunitensi. Sulla vicenda (Colagiovanni, reo confesso, fu condannato poi nel 2004 da una corte Usa), il 13 maggio 2002, un comunicato firmato da Navarro spiegava che "all'epoca dei fatti, mons. Emilio Colagiovanni era un sacerdote pensionato che non esercitava più alcun incarico nell'ambito della Santa Sede. Nella vicenda egli ha agito come privato cittadino italiano". Bastava consultare l'Annuario Pontificio per scoprire che "all'epoca dei fatti" (1999) Colagiovanni era membro del Collegio dei Prelati Uditori del Tribunale della Sacra Rota, consultore di due Congregazioni vaticane e membro della Commissione speciale per la Trattazione delle Cause di nullità della Sacra Ordinazione e di Dispensa dagli Obblighi del Diaconato e del Presbiterio; era, infine, docente di Deontologia giudiziaria presso lo Studio rotale.
Navarro panzer
Nel settembre del 2001, subito dopo l'attentato alle Twin Towers, scoppiò la guerra in Afghanistan. Navarro, alla Reuters, il 24/9, durante il viaggio di Giovanni Paolo II in Kazakhstan, diede l'implicito appoggio del Vaticano, spiegando che "se qualcuno ha fatto un grande danno alla società e vi è il pericolo che colpisca ancora se resta libero, si ha il diritto di ricorrere all'autodifesa per la società che si guida anche se i mezzi scelti fossero aggressivi".
Più complessa, nel 2003, la situazione ai tempi dello scoppio della II Guerra del Golfo. Il papa, e con lui tutto il mondo cattolico, era fortemente contrario. Navarro Valls, all'interno di una strategia volta a stemperare l'opposizione del papa al conflitto, se il 18 marzo, prima dell'attacco statunitense e britannico, aveva dichiarato: "Chi decide che sono esauriti tutti i mezzi pacifici che il Diritto Internazionale mette a disposizione, si assume una grave responsabilità di fronte a Dio, alla sua coscienza e alla storia", il 20 marzo, a poche ore dall'offen-siva, si allineava alle ragioni di Bush, accettando per vera la versione che Saddam non avesse accolto la richiesta dell'Onu di un disarmo del Paese, ed evitando di pronunciare accuratamente la parola "guerra" (v. Adista n. 25/2003).
Si arriva così ai giorni nostri ed all'ultimo episodio di Valencia. Forse uno sgarbo, forse un'ennesima gaffe, ma a fronte dello stile misurato con cui il papa ha gestito la difficile visita nella Spagna di Zapatero, Navarro ha criticato la scelta del premier spagnolo di non partecipare alla messa del pontefice con paragoni discutibili. Che, di fatto, hanno vanificato gli sforzi diplomatici di Benedetto XVI e calamitato l'attenzione dei media. (valerio gigante)
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