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L'OSSERVATORE ROMANO SPONSORIZZA LA CROCIATA DI CL CONTRO L'AZIONE CATTOLICA

Tratto da: Adista Documenti n° 42 del 09/06/2007

15453. Roma‑adista. Fuoco concentrico su Alberto Monticone. Il via lo ha dato L'Osservatore Romano, a cui ha fatto immediata eco la stampa ciellina (Il Sabato e Avvenire), che certo non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione. "Causa belli", l'editoriale del presidente dell'Azione Cattolica su Segno Sette (5 marzo '85), ovvero l'ipotesi di documento finale del Convegno di Loreto così come l'Ac lo desidera. Sotto mira, in particolare, è stato posto un periodo dell'editoriale, al quale Monticone giunge dopo aver detto che la Chiesa deve assumere "il perdono e la riconciliazione come perno". "Solo così", afferma, "si può scrivere allora che per la Chiesa e quindi per gli uomini i valori etici, i riferimenti morali e il senso della vita sono il luogo fondamentale dove si esercita e per i quali si esercita la presenza della Chiesa nella comunità italiana. Bisogna che in questo Documento, a questo punto, la nostra Chiesa dica che il primato per lei è nella coerenza del comportamento, nella eticità e nei valori morali nella vita quotidiana; primato che porta però, come conseguenza diretta, il rispetto delle motivazioni etiche diverse, anche di quelle impazzite. La Chiesa, in altri termini ‑ spiega Monticone ‑ ha tanto il senso morale, tanto il senso della centralità del bisogno di moralità, che rispetta ogni moralità, anche quella non coerente con l'annuncio cristiano e persino quella deviante, non nei suoi esiti o nelle sue motivazioni espresse, ma l'accetta nella sua coerenza, nel fatto di riconoscere nelle motivazioni un dato fondamentale per la dignità dell'uomo e quindi del cristiano". L'Osservatore Romano (17/3) nella rubrica Acta Diurna, sotto il titoletto "A proposito di moralità deviante" ‑ dopo aver citato, senza dirne l'autore, il passo di Monticone sul "primato nella coerenza del comportamento, nell'eticità" ecc. ‑ mette in contraddizione le tesi di Monticone con le affermazioni della Cei nell'ultimo comunicato del Consiglio permanente. Scrive il quotidiano vaticano: "sembra che una risposta indiretta venga dal comunicato finale del recente Consiglio Permanente della Cei: 'i cattolici debbono ispirarsi a una coscienza illuminata dalla fede': così affermano i vescovi sottolineando la 'coerenza con la fede e la morale cristiana'. Il punto focale è qui: 'coerenza con la fede e morale cristiana'. Certo, la Chiesa 'rispetta' ogni persona, anche quando questa ha convinzioni morali difformi dal suo insegnamento. Ma questo rispetto non può impedirle di dichiarare deviante ciò che, alla luce della Parola di Dio, si deve riconoscere come oggettivamente contrastante con le esigenze del retto ordine morale. Essa non mancherà di rispettare la coerenza della persona, ma non potrà fare a meno di mettere in guardia contro una 'coerenza' che si pone al servizio di una 'verità impazzita'. La impegna a ciò proprio quel rispetto per l'uomo, la cui dignità da tali 'verità impazzite' è messa in pericolo. Affermare diversamente significa svuotare il Magistero morale della Chiesa e cadere nel relativismo. La storia insegna". Avvenire (17/3) si limita a riprendere la puntualizzazione dell'Osservatore; Il Sabato (23/3) scrive di Alberto Monticone che "il più autorevole dei recensori ‑ L'Osservatore Romano ‑ lo stronca senza nemmeno onorarlo di una diretta citazione". Poi, riprendendo le parole del presidente dell'Ac: la Chiesa "rispetta ogni moralità... persino quella deviante", commenta: "Benissimo, rispettare tutti. Ma anche tutto? La regola formale della coerenza prevale su ciò cui essere coerenti. Insomma una riconciliazione vagamente kantiana, dove il massimo di felicità possibile è che ciascuno possa cercare la sua felicità. E tutto questo sarebbe cristianesimo. L'Osservatore Romano avverte il pericolo di siffatta malaccorta posizione. Senza nominare né Ac né Monticone, l'organo vaticano mette in luce la diversità radicale del messaggio della Cei con le proposte monticoniane. E con impressionante laconicità chiude la partita: 'Affermare diversamente significa svuotare il magistero della Chiesa e cadere nel relativismo'".
(da Adista nn. 3193-3194-3195 del 4 aprile 1985)

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