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A SCUOLA MANCANO I CROCIFISSI: IL PRESIDE CORRE DAL FALEGNAME

Tratto da: Adista Notizie n° 75 del 03/11/2007

34116. TRENTO-ADISTA. Sarebbe il caso di dire che il preside è più realista del re. Si appella infatti al Regio decreto del 30 aprile 1924 – firmato da Vittorio Emanuele III mentre Mussolini era capo del governo – il dirigente scolastico dell’Istituto tecnico industriale "Michelangelo Buonarroti" di Trento, Mario Casna, per collocare nelle 70 aule della sua scuola i crocefissi d’ordinanza di cui uno studente aveva segnalato l’assenza. Una scelta che, a suo dire, non è dettata da zelo cattolico bensì dal rispetto della legge: appunto il Regio decreto del 1924 che regola l’"Ordinamento interno delle giunte e dei regi istituti di istruzione media", prescrivendo che in ogni aula scolastica ci sia "l’immagine del Crocefisso e il ritratto del Re" e affidando al preside l’esecuzione delle "disposizioni delle leggi, dei regolamenti e degli ordini delle autorità superiori". Non sembra che il dirigente abbia intenzione di acquistare anche i ritratti del re, però per i crocefissi è già corso ai ripari: "ho solo tre preventivi di spesa", spiega, e aggiunge che li comprerà il più presto possibile. "Ho i tempi stretti, devo rispettare la legge".

In realtà la legge è meno chiara di quanto afferma il preside. Secondo alcune interpretazioni giuridiche, infatti, il Decreto Regio del 1924 (e uno analogo del 1928 per le scuole elementari) sarebbe stato superato dalla revisione del Concordato del 1984 dove è scritto che la religione cattolica non è l'unica religione nello Stato italiano; per cui – come avvalorato anche da una sentenza della Corte di Cassazione del 2000, secondo cui le antiche disposizioni sono in contrasto con i principi costituzionali di laicità ed eguaglianza –, venuto meno il principio di religione di Stato, sarebbero decadute anche tutte quelle disposizioni che privilegiavano la religione cattolica. E la Corte Costituzionale, a cui – dopo una sentenza contraria del Tar – si era appellata una coppia italo-finlandese perché fossero rimossi i crocefissi presenti nella scuola media frequentata dai figli, alla fine del 2004 aveva stabilito la sua incompetenza sulla questione poiché la disposizione sulla presenza del crocefisso era contenuta non in fonti legislative ma solo regolamentari, "peraltro non attuali e superate", negando di fatto l’esistenza di una legge che prescrive l’obbligo della croce nelle aule (v. Adista n. 1/05). Ma nel febbraio 2006, il Consiglio di Stato – sempre nell’ambito del procedimento avviato dalla coppia italo-finlandese – aveva stabilito che il crocifisso non deve essere tolto dalle aule scolastiche, perché "è un simbolo idoneo ad esprimere l'elevato fondamento dei valori civili" che provengono da una religione, ma "che sono poi i valori che delineano la laicità nell'attuale ordinamento dello Stato". Una sentenza netta che però non faceva alcun riferimento a leggi dello Stato bensì solo ai valori etici a cui rimanderebbe il crocefisso (v. Adista n. 15/06).

Eppure, nonostante l’ambiguità della questione, il preside Casna non vuole sentire ragioni. "Sono pochissimo religioso e anche pochissimo coraggioso, tant’è che sto facendo tutto questo solo perché ho paura di non essere in regola con la legge", spiega. "Io vado avanti, a meno che qualcuno non mi dica che quella legge non c’è più". Anzi, "che la tolgano questa legge obsoleta che mette solo in difficoltà i presidi". Quella del crocifisso è una paura che in passato aveva già colpito il dirigente. Infatti, quattro anni fa, quando era preside dell’Istituto Superiore ‘Martino Martini’ di Mezzolombardo (Tn), era stato protagonista di un episodio analogo: uno studente gli aveva fatto notare l’assenza del crocefisso e Casna era corso dal falegname, pagando di tasca sua, per farsi realizzare in fretta e furia le croci mancanti.

Il preside "ha compiuto un errore grave – commenta Enrico Panini, segretario generale della Flc Cgil –, un dirigente non può decidere da solo come arredare le aule scolastiche senza sentire prima il resto della comunità dell'istituto". "Se un preside crede che servano dei crocifissi – prosegue – deve seguire la procedura, non fare tutto da solo, altrimenti vuol dire che qualunque componente della scuola può, di tasca sua, comprare pezzi di arredo e metterli nelle aule". In una società sempre più multietnica, poi, aggiunge Panini, "le classi devono essere accoglienti per tutti, senza segni di una o un’altra religione". E comunque, prosegue, "anziché spendere i suoi soldi per comprare 70 crocifissi, potrebbe spenderli per acquistare dieci libri in più: farebbe un migliore servizio ai suoi alunni". (luca kocci)

 

 

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