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VESCOVO OPUS DEI E GOVERNO PATTEGGIANO LA VERITÀ SUL MARTIRIO DI ROMERO. LE COMUNITÀ PROTESTANO

Tratto da: Adista Documenti n° 76 del 03/11/2007

DOC-1917. SAN SALVADOR-ADISTA. La verità non è negoziabile. Tantomeno la verità sul martirio di mons. Oscar Romero, l’arcivescovo che il popolo ha già proclamato santo, San Romero d’America. Nella Chiesa di base salvadoregna, la notizia delle trattative tra il governo e l’arcidiocesi di San Salvador sul caso Romero (v. Adista n. 73/07) non poteva produrre maggiore sconcerto. Come può l’arcidiocesi, si sono chieste le comunità, accettare di negoziare con il governo - messo sotto accusa dalla Commissione Interamericana sui Diritti Umani (Cidh) per aver totalmente disatteso le raccomandazioni relative all’omicidio dell’arcivescovo – una "soluzione integrale" sul caso che possa risparmiargli spiacevoli conseguenze al minimo costo? Eppure l’arcidiocesi può. E infatti, come informa il quotidiano salvadoregno Co Latino il 22 ottobre, l’opudeista mons. Fernando Sáenz Lacalle ha affermato che si sono svolti già tre incontri con i rappresentanti del governo di Elías Antonio Saca (del partito Arena, fondato proprio da colui che è stato indicato come mandante dell’assassinio di Romero, il maggiore Roberto D’Aubuisson), escludendo però qualsiasi volontà di remare contro la Cidh. "Dobbiamo pensare al bene comune", ha assicurato, riconducendo le proteste a "confusione e malintesi": "Il bene della Nazione è la legge suprema".

E, nel frattempo, giusto in risposta alle proteste delle comunità, l’arcivescovo ha pensato bene di destituire "per mancanza di fedeltà" l’avvocato David Morales, direttore dell’Ufficio di Tutela Legale dell’arcidiocesi (voluto dal predecessore Arturo Rivera y Damas per dare continuità al Socorro Jurídico fondato da Romero), proprio l’ufficio che era ricorso alla Cidh per denunciare le inadempienze del governo. "Sono questioni interne all’arcidiocesi – ha commentato l’arcivescovo – che hanno a che fare con la fedeltà degli impiegati".

E proprio all’arcivescovo è rivolta la lettera in cui un eccezionale cartello di organizzazioni - circa ottanta tra gruppi, associazioni, comunità, movimenti laici e religiosi (per citarne solo alcuni, la Conferenza dei religiosi del Salvador; la Commissione Giustizia, pace, integrità del Creato dei Francescani; il Sinodo luterano salvadoregno; il Forum ecumenico del Consiglio latinoamericano delle Chiese; le Comunità ecclesiali di base, la Sercoba) chiede che la gerarchia ecclesiastica non intrattenga con il governo alcun dialogo che non si proponga la rigorosa applicazione delle raccomandazioni della Commissione interamericana sui diritti umani, e renda pubblico il proprio appoggio a quanto emanato dalla Cidh. Di seguito la lettera, in una nostra traduzione dallo spagnolo. (claudia fanti)

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