LA SCURE DELLA CENSURA SI ABBATTE ANCORA SULL’AZIONE CATTOLICA
Tratto da: Adista Documenti n° 76 del 03/11/2007
30558. ROMA-ADISTA. Uno «sguardo altro sull'attualità, senza cliché e senza pregiudizi: uno sguardo libero», quello che Piero Pisarra, direttore di «Segno 7», settimanale dell'Azione Cattolica, promise quattro anni fa assumendo l'incarico. «Progetto ambizioso, utopico, irrealizzabile? Forse», è il bilancio che egli compie ora, nell'editoriale del numero del 15 ottobre, rassegnando, insieme al coordinatore di redazione Marco Damilano, le dimissioni. «Il clima è cambiato», spiega Pisarra, raccontando di «incomprensioni», di un rapporto di fiducia con l'editore (l'Azione Cattolica) che «si è incrinato» e di articoli di cui è stata chiesta - sempre dall'editore - «la non pubblicazione o la sostituzione, a stampa già avvenuta». «Anche per il nostro giornale è arrivato il momento di tirare le somme. Senza rimpianti e senza amarezza», è la sua conclusione. A cui risponde, sullo stesso numero del settimanale, la presidente dell'Azione Cattolica Paola Bignardi: «Segno 7 è stato un'espe-rienza importante nella vita della nostra associazione», scrive; da presidente «l'ho sostenuto, promosso e difeso, come ho potuto. Ma non a qualsiasi condizione». Spiegando che il Consiglio Nazionale ha deciso di trasformarlo in un quindicinale alla portata di tutti gli iscritti, la Bignardi afferma che non è cambiato tanto il clima quanto «l'atteggiamento della redazione», anche rispetto a questa scelta, che ha «deteriorato i rapporti tra la presidenza e la redazione ed ha segnato il distanziarsi di questa dalle scelte di stile e di orientamento dell'asso-ciazione». Negli stessi ambienti dell’Azione Cattolica la vicenda viene letta come una delle tappe di normalizzazione dell’associazione imposta e attuata dal card. Ruini da quando è diventato presidente della Cei. Prima la scelta di assistenti ecclesiastici più organici alla linea di Ruini, poi il controllo sulle attività, fino alla censura pubblica alla neo-presidente Bignardi per aver espresso - e per di più sulle pagine de «l’Unità» - qualche opinione leggermente diversa da quella della Cei sulle unioni di fatto. Esecutrice dell’ultima censura è la stessa Bignardi. Quel «Segno 7» non esprime la linea dell’Ac che deve essere la stessa della Cei. Censuriamola fino a costringere la redazione ad adeguarsi o a dimettersi. La presidente ha eseguito e la redazione ha preferito lasciare.(v. Adista n. 73/2000)
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