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IL POPOLO DI DIO SI STRINGE ATTORNO A DOM CAPPIO, IL VESCOVO IN SCIOPERO DELLA FAME

Tratto da: Adista Notizie n° 89 del 22/12/2007

4203. SOBRADINHO-ADISTA. "Non finirà bene", commenta il coordinatore della Commissione pastorale della terra Roberto Malvezzi a proposito dello sciopero della fame intrapreso il 27 novembre da dom Luiz Cappio contro il progetto di deviazione delle acque del fiume São Francisco (v. Adista n. 87 e 90/07). Di certo, trascorse due settimane e mezzo dall’inizio della protesta, la soluzione del caso appare ancora lontana. E ciò malgrado la decisione del Tribunale regionale federale di sospendere i lavori, accogliendo una richiesta del pubblico ministero che indicava alcune irregolarità nell'approvazione del progetto da parte del Consiglio nazionale delle risorse idriche: una decisione importante in quanto, tra le irregolarità contestate, vi sarebbe proprio quella relativa all’uso dell’acqua per fini economici in violazione del Piano sulle risorse idriche (secondo gli studi di impatto ambientale, infatti, il progetto destinerebbe il 70% delle acque all’irrigazione, il 26% all’uso industriale e solo il 4% alla popolazione rurale).

Tuttavia, malgrado la sentenza del tribunale, l’esercito, inviato il 4 giugno a Cabrobó per l’avvio dei lavori, non solo non ha abbandonato l’area, ma, secondo gli abitanti della regione, avrebbe addirittura intensificato la sua presenza. E il presidente Lula, incontrando il presidente della Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb) dom Geraldo Lyrio Rocha, che era venuto a esprimergli "la preoccupazione della Cnbb per la vita di dom Cappio", ha ribadito chiaramente l’intenzione del governo di realizzare il progetto di deviazione del corso del fiume a qualunque costo. E con altrettanta chiarezza – ma con ben altro coraggio – dom Cappio ha riaffermato la decisione di "portare avanti il digiuno e la preghiera fino a quando non venga ritirato l’esercito e non venga revocato il progetto". E quanto coraggio richieda una tale decisione, si può capirlo meglio andando a rileggere il passo di un’intervista rilasciata da dom Luiz dopo il suo primo sciopero della fame nel 2005 (durato 11 giorni), ora riproposto in un articolo pubblicato sulla Folha de São Paulo: "È un’aggressione tremenda – affermava – in quanto fa parte dell’istinto umano la conservazione della vita. Solo con una convinzione spirituale molto forte possiamo vincere l’istinto. I primi quattro giorni sono insopportabili e molto dolorosi perché l’organismo attende l’alimento dall’esterno. In seguito, l’organismo è psicologicamente preparato perché sa che non riceverà nulla e inizia ad autoconsumarsi. Allora non si sente più tanto la necessità di mangiare, ma si percepisce una debolezza sempre maggiore. Inizia a mancare la memoria e appaiono difficoltà di movimento".

Ma il governo, secondo Roberto Malvezzi, avrebbe pensato proprio a tutto: "All’ora x, quando avrà perso conoscenza, lo Stato, in nome della difesa della vita, lo sequestrerà e lo porterà all’ospedale. Finora, l’unica risposta del governo è stata un’ambulanza".

 

Nemico della democrazia?

In realtà, finora, il governo ha risposto anche con gli insulti. Il più duro è stato il ministro dell’Integrazione Geddel Lima, che ha definito dom Cappio radicale e fondamentalista, accusandolo di voler imporre "una volontà individuale sulla decisione di un governo legittimamente costituito": "Cappio – ha affermato – prende a prestito l’aura simbolica della sua condizione religiosa per metterla a servizio di una militanza politica basata sul fondamentalismo che intende come risposta solo la resa incondizionata. I fondamentalismi (…) sono il nemico pubblico numero uno della democrazia". Gli ha risposto il vescovo: "Che democrazia è questa che vede i pochi prevalere sulla maggioranza, manipolando la sete; che si impone in maniera dittatoriale, senza considerare critiche e alternative; che usa l’esercito, obbligando i soldati a lavori che non gli competono, intimidendo i movimenti sociali?". Eppure, non si stanca di ricordare il vescovo, le alternative ci sono: concrete, efficaci, praticabili ed economiche. "Il nostro progetto – prosegue – è molto più grande. Vogliamo acqua per 44 milioni, non per 12. Per 9 Stati, non per 4. Per 1.356 municipi, non per 397. Il tutto alla metà del prezzo".

 

Il nuovo Francesco

Ma è una straordinaria corrente di solidarietà quella che giunge incessantemente nella cappella di Vila São Francisco, nel municipio di Sobradinho, dove dom Cappio porta avanti il suo sciopero della fame (che egli preferisce chiamare "digiuno e preghiera permanenti"), là dove il fiume presenta appena il 14% del suo normale volume d’acqua. Erano in seimila a Sobradinho, il 9 novembre, tra rappresentanti di comunità tradizionali, militanti di organizzazioni sociali, esponenti della Chiesa e rappresentanti dei partiti politici, a sostenere, con un atto ecumenico, la protesta del vescovo contro il progetto di deviazione del corso del fiume. Se manca l’unanimità nella Chiesa brasiliana tanto rispetto al controverso progetto governativo quanto allo strumento usato dal vescovo (l’arcivescovo di Paraíba dom Aldo Pagotto, per esempio, sostiene con vigore il progetto e condanna con forza il ricorso da parte del vescovo allo sciopero della fame), sono innumerevoli le prese di posizione a favore di dom Cappio da parte di vescovi, preti, religiosi e religiose e semplici fedeli.

Il Consiglio episcopale di pastorale (Consep) della Conferenza episcopale brasiliana, integrato dalla presidenza della Cnbb e da altri dieci vescovi presidenti di commissioni, in una Nota del 12 dicembre invita "comunità cristiane e persone di buona volontà a unirsi in digiuno e preghiera a dom Cappio, per la sua vita, la sua salute e in solidarietà con la causa da lui difesa". "Un governo democratico – sostiene il Consep – ha la responsabilità di interpretare le aspirazioni della società civile, in vista del bene comune, di offrire ai cittadini la possibilità effettiva di partecipare alle decisioni, di accettare e rispettare le decisioni giudiziarie, in un clima pacifico". A favore dell’atteggiamento "coraggioso e fermo" del vescovo contro il progetto governativo, si schiera, in una lettera a Lula, anche il Regionale Nord 2 della Cnbb (che riunisce i vescovi del Pará e dell’Amapá). "Attraverso la sua testimonianza, egli esprime fedeltà e impegno con i più poveri" e, "come il profeta Ezechiele, non teme di profetizzare ad ossa secche". E solidarietà al vescovo è stata espressa da dom Roque Paloschi, vescovo di Roraima ("Sei seguace di Cristo – gli scrive – sulle orme di San Francesco d’Assisi, che ci ha insegnato con tanta maestria a prenderci cura dell’opera di Dio e di tutte le sue creature. Dio sia lodato per la tua testimonianza di fedeltà alla missione di dare la vita per il gregge"); da p. José Januário, che si è recato in visita dal vescovo in rappresentanza dell’arcidiocesi di Belo Horizonte ("Ho incontrato ‘Francesco’ ai margini del fiume São Francisco, in sciopero della fame. Dom Luiz aveva la serenità e il vigore di un profeta"); dal carmelitano e biblista n Carlos Mesters ("C’è gente – gli scrive in una lettera – che va dicendo che il tuo digiuno non ha nulla a che vedere con la pastorale della Chiesa. Non ascoltarli, dom Luiz! Ci sarà sempre chi dice che il profeta ha torto. Hanno detto lo stesso di Gesù"); da Leonardo Boff, autore di un manifesto di appoggio a dom Cappio (a cui si può aderire scrivendo a: robertomalvezzi@oi.com.br) che prende duramente posizione contro il faraonico, arbitrario, autoritario progetto governativo ed esprime pieno sostegno al vescovo, "al suo gesto profetico, degno dei discepoli di Gesù": "L’alternativa del presidente Lula (‘tra i poveri e il vescovo sto dalla parte dei poveri’) è falsa. La vera alternativa è: tra i poveri e quanti lucrano sull’acqua noi stiamo dalla parte dei poveri". (claudia fanti)

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