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FRATE CAPPUCCINO ACCUSATO DI STUPRO: PRIMA SCARICATO DALLA CHIESA, POI RINVIATO A GIUDIZIO

Tratto da: Adista Notizie n° 5 del 19/01/2008

34237. COSENZA-ADISTA. "Dinanzi al mondo intero e con le mani sul Vangelo giuro che il delitto-peccato di stupro singolo e di gruppo" "non solo non l'ho commesso, ma neanche pensato". Aveva scritto così all’inizio di gennaio Fedele Bisceglie, in una dichiarazione consegnata al Gup di Cosenza, Livio Cristofano, che doveva decidere del rinvio a giudizio dell’ex frate cappuccino, accusato, insieme al suo segretario Antonio Gaudio, di violenza sessuale su una suora. Parole che non hanno convinto il giudice, che - come del resto ampiamente previsto dagli stessi legali della difesa - ha deciso che il processo a carico di Bisceglie si farà. Il Gup ha anche rigettato la richiesta di scarcerazione per Gaudio; l’ex frate dovrà invece firmare due giorni a settimana presso la polizia giudiziaria, avendo violato l'obbligo di dimora cui era stato precedentemente sottoposto dal Tribunale di Cosenza.

Entrambi arrestati il 23 gennaio del 2006, Bisceglie e Gaudio sono accusati di violenza sessuale, singola e di gruppo ai danni di una suora appartenente alla Congregazione delle "Suore dei poveri di San Francesco". Le violenze sarebbero avvenute tra il febbraio e il giugno 2005, all’interno dell'Oasi Francescana, una struttura di accoglienza per poveri ed emarginati fondata dallo stesso Bisceglie a Cosenza. La religiosa aveva denunciato gli abusi il 24 ottobre del 2005, dopo un lungo e doloroso travaglio seguito ad un ritiro spirituale. Nelle sue deposizioni, la suora raccontò di essere stata ripetutamente stuprata dal frate francescano; in una circostanza, la violenza sarebbe stata di gruppo, e in quell'occasione avrebbe avuto un ruolo anche Gaudio, e altre persone non identificate perché la vittima ha raccontato di essere stata bendata dai suoi aguzzini.

Il frate si difese di fronte agli inquirenti sostenendo di essere vittima di un complotto. Dopo alcuni giorni di detenzione, ottenne gli arresti domiciliari nel convento dei frati cappuccini di Belvedere Marittimo. Di fronte ad una vicenda dove sia la presunta vittima che il presunto colpevole erano dei consacrati, le istituzioni gerarchiche, a parità di stato religioso, optarono per il "genere": quello maschile. Così, pure all'interno di dichiarazioni assai prudenti, gli ecclesiastici espressero apprezzamento per la figura e l'impegno missionario di padre Fedele; per la suora, invece, neanche una parola. A partire da padre Rocco Timpano, provinciale dei frati minori cappuccini: disse che i meriti di Bisceglie erano "sotto gli occhi di tutti". Della suora, peraltro stimatissima dentro e fuori la Congregazione delle "Suore dei poveri di San Francesco" per il suo impegno a favore degli emarginati, non disse nulla. Mons. Salvatore Nunnari, vescovo di Cosenza-Bisignano, parlò invece in modo quanto meno eufemistico delle presunte violenze commesse da Bisceglie come di "comportamenti scorretti" nei confronti di una suora. Il vescovo volle inoltre far conoscere il suo personale giudizio su padre Fedele, che - disse - non "ha mai spento la sua passione per i poveri e i provati della vita".

La Chiesa di base, invece, è sempre stata vicina alla suora che ha denunciato l’abuso. In primis le donne delle Comunità di Base, che subito le espressero piena solidarietà. Poi in una lettera aperta, religiosi e laici cattolici di ogni parte d’Italia, tra cui padre Felice Scalia, don Adalberto Bonora e don Franco Fornari, scrissero: "Quanta titubanza ecclesiastica" - denunciava la lettera - figlia di una cultura, diffusa anche nella Chiesa, nella quale il "maschio trova sempre sostenitori", nei confronti di chi è sola con il suo "dolore di donna ferita, di religiosa offesa, di creatura stordita dalla sporcizia di questo mondo".

A distanza di poche settimane dall'arresto, i difensori di Bisceglie affermarono che il loro assistito non avrebbe potuto compiere la violenza sessuale perché affetto da una patologia alla prostata che lo rendeva impotente. Poi, dopo numerose trasmissioni televisive e articoli dedicati al caso e la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche di padre Fedele (nelle quali sono contenute allusioni ed espliciti riferimenti sessuali), intervenne addirittura la Conferenza dei Vescovi della Calabria, che denunciò lo scempio mediatico compiuto nei confronti del frate. Il 24 febbraio 2006 il Tribunale della Libertà di Catanzaro rimise in libertà Antonio Gaudio e lo stesso fece, nel maggio del 2006, con padre Fedele, sostenendo che la suora non era attendibile. Ma il 26 ottobre la Cassazione annullò la decisione, fissando per il marzo 2007 una nuova udienza del riesame a Catanzaro, conclusosi con il ritorno di padre Fedele ai domiciliari, stavolta in un convento dell'Umbria.

Il 18 luglio 2007 si rompe il muro di solidarietà ecclesiastica intorno a padre Fedele: l'Ordine dei Cappuccini lo sospende a divinis. Ufficialmente non per le gravissime accuse a suo carico, ma per aver deciso di trascorrere gli arresti domiciliari in un convento diverso da quello indicato dall’Ordine. Poi, alla fine di ottobre 2007, i Frati Minori Cappuccini decidono di sbarazzarsi definitivamente di una presenza divenuta imbarazzante, e lo cacciano dall’Ordine. Anche in questo caso, l’accusa di stupro non è formalmente tra i motivi alla base del provvedimento: Bisceglie viene punito per i comportamenti tenuti negli ultimi mesi, le sue continue esternazioni pubbliche, la sua presenza allo stadio, in qualità di capo ultrà, durante le partite del Cosenza. Nel frattempo, il 17 ottobre 2007, il Tribunale della Libertà di Catanzaro aveva revocato gli arresti domiciliari ai quali Bisceglie era sottoposto, sostituendo la misura con l'obbligo di dimora nel territorio del Comune di Cosenza e con il divieto di allontanarsi dalla propria abitazione dalle 21 alle 7 (misure a cui l’ex cappuccino non si è poi attenuto). Il 20 dicembre ha avuto inizio l'udienza preliminare nei confronti di Bisceglie e del suo segretario, conclusasi il 9 gennaio con il rinvio a giudizio e la fissazione per l'11 marzo dell'inizio del dibattimento a Cosenza. (valerio gigante)

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