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SULLA PACE, CHIESA TIMIDA E POLITICA ASSENTE. È ORA DI PRENDERE LA PAROLA. ASSEMBLEA NAZIONALE DI PAX CHRISTI

Tratto da: Adista Notizie n° 37 del 17/05/2008

34410. FIRENZE-ADISTA. Con un messa presso la Comunità di base delle Piagge si è conclusa l’assemblea nazionale di Pax Christi che si è svolta a Firenze lo scorso 25-27 aprile, nel quindicesimo anniversario della morte di don Tonino Bello, presidente dell’associazione dal 1985 fino alla sua scomparsa, nel 1993. Una scelta non neutrale quella del “movimento cattolico per la pace”, pienamente condivisa dal suo presidente mons. Tommaso Valentinetti (arcivescovo di Pescara-Penne), di celebrare l’eucarestia nella comunità animata da don Alessandro Santoro, fedelmente ancorata allo spirito conciliare della “Chiesa dei poveri”. La comunità delle Piagge è da sempre impegnata sui temi della giustizia sociale e dell’economia solidale (v. Adista nn. 89/03, 67/07 e 33/08) ed è stata recentemente bacchettata dall’arcivescovo di Firenze, il card. Ennio Antonelli, il quale ha vietato a don Santoro di celebrare il matrimonio religioso di una coppia della comunità, Fortunato Calotta e Sandra Alvito – coniugati civilmente da ben 25 anni –, perché lei è un ex transessuale (v. Adista n. 89/07). Del resto sia Pax Christi sia la Comunità della Piagge, presentandosi subito prima dell’inizio della messa, si sono autodefiniti rispettivamente movimento e comunità “di resistenza” in una Chiesa e in una società dove – all’indomani del viaggio di Benedetto XVI negli Stati Uniti di George Bush e delle elezioni politiche nella ‘nuova’ Italia di Berlusconi e Bossi – i temi della pace e della giustizia fanno sempre più fatica ad emergere. E la Comunità, al termine dell’eucarestia, annuncia la sua adesione anche formale a Pax Christi, “la prima, e forse unica, organizzazione ecclesiale a cui abbiamo scelto di partecipare”, precisa don Santoro.

 

Don Fabio Corazzina: ringiovanire il movimento

Lo stato di salute del movimento e il suo rilancio sono stati i temi centrali dell’assemblea, l’ultima prima del congresso della prossima primavera quando verrà eletto il nuovo Consiglio nazionale e il nuovo coordinatore, anche se sembrerebbe probabile la riconferma di don Fabio Corazzina per un ulteriore mandato.

Dal punto di vista materiale, Pax Christi appare come una realtà solida: ben assestato il bilancio economico – discusso puntualmente e approvato dagli oltre cento partecipanti all’assemblea –, stabile il numero degli aderenti al movimento (oltre 620, ma i ‘simpatizzanti’ non iscritti sono molti di più e quasi 1.800 sono gli abbonati al mensile Mosaico di Pace), anche se, illustra don Corazzina nella sua relazione, “l’età media degli aderenti è decisamente alta, manca in modo significativo la fascia giovanile, poche sono le adesioni di parrocchie e gruppi e la distribuzione degli aderenti denota più affezione di tradizione che azione di sensibilizzazione”. Infatti, uno dei principali obiettivi nel breve e medio termine, è quello di incrementare il numero degli iscritti, sforzandosi di “coinvolgere e invitare all’adesione le parrocchie e le realtà territoriali vicine al movimento quanto a spirito e missione”. E di potenziare i Punti Pace, cioè i gruppi locali di Pax Christi: 35 in tutta Italia (a cui vanno aggiunte almeno altre 15 città in cui sono presenti degli attivisti), per i quali l’assemblea ha deciso di avviare un lavoro di mappatura in vista del congresso.

Complessivamente positivo il saldo delle campagne e delle reti a cui il movimento partecipa (in particolare Tavola della Pace, Libera, Rete Disarmo, Banche armate e la campagna di solidarietà con la Palestina “Ponti, non Muri”), anche se alcuni interventi – in particolare quello di don Tonio Dell’Olio, già coordinatore nazionale e attualmente componente del Consiglio – hanno spinto perché Pax Christi assuma dei “segni di prossimità”, cioè agisca non solo per campagne ma affianchi all’azione di denuncia e di sensibilizzazione il tentativo di farsi carico anche di piccole realizzazioni materiali che siano anche “segni visibili”.

 

Mons Valentinetti: nel nuovo Parlamento nessuna voce per la pace e il disarmo

Le maggiori novità, però, potrebbero arrivare sul fronte delle prospettive politiche del movimento, a partire dalla constatazione, fatta da mons. Valentinetti in apertura di assemblea, della scomparsa dal Parlamento di quelle forze – il riferimento era chiaramente alla Sinistra l’Arcobaleno – che negli ultimi anni si sono fatte portavoce con maggiore determinazione delle istanze del movimento per la pace. “È un’assenza che ci preoccupa perché alcuni temi non saranno più rappresentati in Parlamento – dice il presidente di Pax Christi –, ma nello stesso tempo ci deve spingere a porre le questioni della pace, della guerra, del controllo degli armamenti con maggior coraggio e con minore paura, ammesso che in passato ci sia stata, di essere strumentalizzati dalla politica”. Un appello forte, che nel dibattito assembleare – per almeno metà assorbito dalla discussione sul bilancio e sui problemi relativi alla struttura del movimento – è stato rilanciato solo parzialmente: i partecipanti, invece, sono stati molto più determinati a rilevare le eccessive timidezze della gerarchia ecclesiastica e della Conferenza episcopale italiana sui temi della pace e a manifestare profonda delusione per la recente visita in Usa del papa che a tanti è parso schiacciato sulle posizioni di Bush e incapace di levare una voce, anche flebile, sui conflitti tuttora in corso in Afghanistan e in Iraq.

Movimento compatto e unito, quindi, nel denunciare l’inerzia della politica e soprattutto della Chiesa sulle questioni relative a pace e guerra e nel chiedere loro un impegno più incisivo. Le differenze fra gli aderenti a Pax Christi, di tono, non di sostanza, riguardano più che altro le modalità: c’è chi vorrebbe spingere sull’acceleratore della presenza pubblica, parlando forte e chiaro anche a costo di aumentare la conflittualità con la Cei; e chi invece ritiene che si debba sì parlare e agire senza reticenze, ma facendo ben attenzione a non rompere le relazioni con le gerarchie ecclesiastiche, anche per non essere confinati nel limbo della residualità. Un dibattito che proseguirà in attesa del Congresso della primavera 2009, preceduto da due importanti eventi: il pellegrinaggio di giustizia in Palestina ed Israele del prossimo 15-22 agosto e la marcia della pace del 31 dicembre che, quest’anno, si svolgerà a Palermo, per coniugare pace e legalità (luca kocci)

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