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8 PER MILLE ALLA CHIESA VALDESE: “UN IMPEGNO PER I DIRITTI. DI TUTTI”

Tratto da: Adista Notizie n° 37 del 17/05/2008

34412. ROMA-ADISTA. Una gestione dei fondi improntata alla trasparenza e il finanziamento di progetti di natura esclusivamente assistenziale, sociale e culturale sembrano essere gli ingredienti del successo delle campagne per l’8 per mille della Chiesa valdese-Unione delle Chiese metodiste e valdesi. Questo il dato che emerge dalla conferenza stampa svoltasi lo scorso 6 maggio presso la sede di Roma della Tavola valdese, durante la quale la moderatora Maria Bonafede ha presentato la campagna di quest’anno: “Il 2008 è l'anno dei diritti. A sessant'anni dalla Costituzione repubblicana e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, a quarant'anni dalla morte del leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani, Martin Luther King, abbiamo voluto dedicare a questo tema la nostra campagna per l’8 per mille. Insomma, chiediamo ai contribuenti la loro firma per aiutarci a sostenere i diritti all'istruzione, alla salute, alla parità di genere, all'autodeterminazione delle donne, alla ricerca scientifica. È questo che abbiamo fatto con i quasi sei milioni di euro ricevuti nel 2007 ed è questo che, possibilmente con maggiori risorse, vogliamo fare nel 2008”.

I dati diffusi quest’anno dal Ministero delle Finanze, e relativi alla dichiarazione del 2005, attribuiscono a valdesi e metodisti una quantità di firme che supera di dieci volte il numero dei membri della loro chiesa: ben 264.676 firme, pari all’1,6% del totale delle firme espresse. L’aumento, rispetto allo scorso anno, è del 13% e conferma l’andamento registrato negli anni passati: a parte un brusco calo alla fine degli anni ‘90, il numero di contribuenti che hanno scelto di destinare esplicitamente il loro 8 per mille alla Chiesa valdese si è mostrato in costante crescita. Dal 1993, anno in cui il Sinodo ha deciso di avvalersi della possibilità di accedere a questa risorsa, di cui ha diritto ai sensi del Concordato del 1984, il bacino di firme si è ampliato da un iniziale 1,1% all’attuale 1,6% delle firme espresse. Un consenso che si spiega in buona parte con la scelta di non devolvere neppure un euro alle attività di culto e con la totale trasparenza con la quale sono stati finora gestiti i fondi ricevuti. La Chiesa valdese infatti, a differenza di quella cattolica, pubblica ogni anno una rendicontazione dettagliata della gestione dell’8 per mille. L’esame della ripartizione dei fondi incassati nel 2007 (e relativi alla dichiarazione dei redditi del 2004) mostra una perfetta aderenza ai principi dichiarati: a parte una piccola percentuale destinata alle spese di gestione, il 63% dei quasi 6 milioni di euro ricevuti è stato impiegato per il finanziamento di progetti in Italia e il 29% per progetti all’estero, in ottemperanza a quanto stabilito dal Sinodo del 1993 che aveva deliberato che una quota pari al 30% dei fondi fosse devoluta a sostegno di progetti nei Paesi in via di sviluppo. Tra i progetti italiani spicca, tra gli altri, il finanziamento di 100mila euro erogato in parti uguali all’Università di Bologna e all’Università di Milano per la ricerca sulle cellule staminali.

Resta aperta la questione della possibilità di accedere anche alla ripartizione dei fondi non destinati esplicitamente. Nel 2001 il Sinodo ha deciso di rinegoziare l’intesa con lo Stato italiano al fine di poter usufruire anche di questa consistente fetta: “Inizialmente avevamo rinunciato a questa opportunità, ma, vista la gestione da parte dello Stato dei fondi così ottenuti e la positività della nostra esperienza, abbiamo optato per una revisione dell’intesa”, spiega la Bonafede. La ripartizione della quota dell’8 per mille operata dal governo per l’anno 2007 si concretizza infatti, tra le altre cose, in una generosa erogazione in favore del restauro di luoghi di culto cattolici, andando così ad incrementare i già cospicui fondi cui la Chiesa cattolica ha accesso grazie a questo meccanismo. Due legislature sono passate ma la Chiesa valdese ancora attende questa modifica. Non senza conseguenze peraltro: si tratta infatti di una discreta quantità di denaro. Attualmente solo il 45% circa dei contribuenti esprime una preferenza per l’assegnazione dell’8 per mille e la legge prevede che le quote non espresse vengano ripartite tra lo Stato e le confessioni religiose che ne hanno diritto, in misura proporzionale alle percentuali di firme ricevute. Ne risulta che i maggiori proventi derivano proprio dalla ripartizione di queste quote. E a fare la parte del leone è sempre la Chiesa cattolica. La trasparenza della Chiesa valdese non trova adeguata corrispondenza: quest’anno infatti i dati relativi ai fondi incassati dalle altre confessioni religiose non sono stati resi noti. “Una mancanza di trasparenza che desta preoccupazione”, ha sottolineato in chiusura Maria Bonafede.

 

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