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QUELLO CHE IL CONCILIO NON HA FATTO

Tratto da: Adista Documenti n° 54 del 13/07/2008

Chi ha paura della verità? Chi vuole mettere a tacere i Profeti? Chi vuole azzerare il Concilio Vaticano II e tornare alla Chiesa-potere e al centralismo vaticano? (João Tavares)

Il giorno del mio novantesimo compleanno, l’8 luglio del 2007, su invito di un grande amico, p. José Romero Rodrigues de Freitas, venni a Recife a festeggiare la ricorrenza con gli amici di qui. Celebrai messa alla chiesa delle Frontiere, dove è ben vivo il ricordo dell’indimenticabile dom Hélder Câmara, con molti concelebranti e più di duecento amici. Dopo aver ripercorso i quattro periodi della mia lunga vita, terminavo la mia omelia accennando ad un progetto futuro. Che audacia fare progetti a novant’anni! E parlavo, riannodandomi con la gioventù, della lotta per il Movimento liturgico, per il Concilio Vaticano II, per una Chiesa senza nunzio apostolico e senza curia romana (si intenda senza la curia ipertrofica di oggi).

Ascoltò l’omelia il grande teologo José Comblin, che mi incoraggiò a scrivere. Nel secondo semestre del 2007 scrissi un libretto dal titolo “Quello che non ha fatto il Concilio” e chiesi a p. Comblin di leggerlo prima che venisse pubblicato e di scriverne la prefazione. E questo fece, suggerendo di trasformare il titolo in “Riflessioni di un vescovo sulle istituzioni ecclesiastiche”.

Nel dicembre del 2007 contattai la casa editrice Paulus per la pubblicazione del libro. Accettò la proposta e conversai con molte persone sul contenuto dell’opera. A febbraio, però, ho avuto la sorpresa di una telefonata della Paulus in cui mi diceva che il libro era pronto ma che non poteva pubblicarlo perché le era stato proibito dal nunzio apostolico, dom Lorenzo Baldisseri. Non ho cercato il dialogo con questa autorità ecclesiastica che non mi ha contattato direttamente, ma, passando sopra la mia testa, si è rivolta all’editore.

A marzo, a Recife, ho ricevuto una cortese lettera del Regionale Est I, firmata da tutti i vescovi della regione. In questa lettera mi chiedevano di non pubblicare il libro. Evidentemente, l’opinione unanime dei vescovi del Regionale è stata per me motivo di confusione, ma non mi ha convinto. Ho inviato a ciascuno dei compagni una lettera di risposta dello stesso tono, in cui esprimevo meraviglia per il fatto che avessero condannato il libro senza averlo letto, disprezzando l’opinione di un teologo che ha già pubblicato più di 50 opere e che aveva corretto il libro e redatto la prefazione, p. José Comblin. Poiché sono testardo, ho trovato una casa editrice che si è interessata del contenuto del libro e si è offerta di pubblicarlo.

La Chiesa ha un organismo a Roma incaricato di esaminare la dottrina dei libri che si pubblicano nel mondo intero. Ma il mio libro non ha nulla contro la dottrina della Chiesa. È un libro non di dottrina, ma di disciplina della Chiesa, che è cambiata incessantemente in questi duemila anni di vita e che ancora recentemente ha avuto un Concilio ecumenico di riforma, il Vaticano II.

Il Concilio Vaticano II venne definito da Paolo VI, che lo presiedette dopo Giovanni XXIII, come uno dei più grandi e migliori concilii della storia della Chiesa per numero di partecipanti, per numero di documenti promulgati e anche per il livello di attenzione alla vita dell’umanità. Nel Concilio mi abituai alle lotte interne della Chiesa, che non sono terminate. Vi sono molte aspetti delle istituzioni ecclesiastiche che avrebbero dovuto essere corretti. Cose grandi e piccole. Il Concilio ha fatto molto, ma non ha potuto far tutto. Giovanni XXIII lo avrebbe presieduto forse meglio di Paolo VI? Adesso è necessario affrontare i temi toccati, ma non compiutamente, dal Concilio, perché vengano risolti da chi di diritto.

Sono grandi i problemi della Chiesa di oggi: la nomina dei vescovi, i vescovi ausiliari ed emeriti, il celibato sacerdotale e l’esclusione della donne dal sacramento dell’ordine. È di questi cinque temi che parla il libro lanciato il 13 giugno nella chiesa delle Frontiere a Recife.

Coloro che si interessano a questi problemi della Chiesa devono cercare altri compagni e organizzare gruppi di studio, per l’approfondimento delle questioni e la ricerca di soluzioni.

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