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COME ERAVAMO. IL DOCUMENTO DI MEDELLIN A 40 ANNI DALLA STORICA CONFERENZA

Tratto da: Adista Documenti n° 60 del 06/09/2008

DOC-2026. BRASILIA-ADISTA. 40 anni sono passati dalla II Conferenza dell’episcopato latinoamericano, svoltasi a Medellín, in Colombia, nel 1968 (24 agosto-6 settembre), ma, a giudicare dall’attuale contesto ecclesiale, ne sembrano trascorsi molti di più. Per quanto i vescovi del Subcontinente facciano memoria dell’evento, considerandolo, come si legge nel messaggio della Conferenza episcopale venezuelana (la stessa che ha mostrato in più di un’occasione esplicite simpatie golpiste), "una pietra miliare fondamentale nella storia e nella pastorale della Chiesa della nostra Regione", ben poco dello spirito di Medellín è sopravvissuto nell’attuale struttura ecclesiastica, travolto com’è stato dalla pesante normalizzazione degli anni successivi, con la conseguente emarginazione dei vescovi che si riconoscevano nella linea di Medellín e lo smantellamento del lavoro pastorale da essi condotto ad opera di successori di linea diametralmente opposta. Cosicché, celebrare oggi l’anniversario della Conferenza suona un po’ come evocare un paesaggio primaverile in pieno inverno.

A ricordarne oggi i punti essenziali sono il teologo della liberazione brasiliano Agenor Brighenti, professore di teologia all’Istituto Teologico di Santa Catarina e all’Università Pontificia del Messico, nonché perito della Conferenza dei vescovi del Brasile (Cnbb) ad Aparecida, e il belga naturalizzato brasiliano José Comblin, uno dei fondatori della Teologia della Liberazione e animatore delle Comunità ecclesiali di base. Con un’unica differenza: se Brighenti, accennando alla Conferenza di Aparecida (svoltasi nel maggio del 2007), le riconosce il merito di aver riscattato e rilanciato le intuizioni essenziali di Medellín, Comblin pone piuttosto l’accento sulle "differenze fondamentali" tra le due Conferenze.

Di seguito, in una nostra traduzione dal portoghese, l’intervento di Brighenti (inviato ad Adista dallo stesso autore) e, in una nostra traduzione dallo spagnolo, l’articolo di Comblin (pubblicato sul sito cileno Reflexión y Liberación). (claudia fanti)

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