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CHI SIAMO NOI PER DIRE NO ALLE DONNE?

Tratto da: Adista Documenti n° 86 del 06/12/2008

 

Alla Congregazione per la Dottrina della Fede

Mi ha dato una profonda tristezza la vostra lettera datata 21 ottobre 2008, in cui mi si davano 30 giorni di tempo per ritrattare la mia convinzione e le mie dichiarazioni pubbliche in appoggio all’ordinazione di donne nella nostra Chiesa, se non volevo essere scomunicato.

Sono stato un sacerdote cattolico per 36 anni e nutro un amore profondo per la mia Chiesa e il mio ministero.

Quando ero un giovane militare sentii che Dio mi chiamava al sacerdozio. Entrai nella comunità di Maryknoll e fui ordinato nel 1972.

Nel corso degli anni ho incontrato molte donne nella nostra Chiesa che, come me, si sentivano chiamate da Dio al sacerdozio. Voi, i nostri leader della Chiesa in Vaticano, ci dite che le donne non possono essere ordinate.

Con tutto il dovuto rispetto, credo che quanto insegna la nostra Chiesa cattolica su tale materia sia un errore e che non si fondi su un esame serio. Un rapporto della Pontificia Commissione Biblica, nel 1976, sosteneva la ricerca di esperti in Sacre Scritture e in Diritto Cattolico e di tanti fedeli cattolici che hanno studiato e condotto una riflessione sulle Scritture, concludendo che non vi è giustificazione nella Bibbia per l’esclusione delle donne dal sacerdozio.

In quanto persone di fede, noi professiamo che l’invito al ministero sacerdotale proviene da Dio. Professiamo che Dio è la Fonte della vita e ha creato gli uomini e le donne conferendo loro lo stesso grado di dignità. Secondo la dottrina attuale della Chiesa cattolica rispetto all’ordinazione femminile, il nostro adorato e onnipotente Dio, Creatore del cielo e della terra, non potrebbe permettere in modo alcuno che una donna diventi sacerdote.

Vi sono donne nella nostra Chiesa che ci dicono che Dio le chiama al sacerdozio. Chi siamo noi, come uomini, per dire alle donne: "La nostra vocazione è valida, ma la vostra non lo è"? Chi siamo noi per manipolare la chiamata di Dio?

Tanto il sessismo quanto il razzismo sono peccato. E per quanta energia o tempo impieghiamo nel cercare di giustificare la discriminazione, alla fine comunque è sempre immorale. Centinaia di chiese cattoliche stanno chiudendo negli Stati Uniti per via dello scarso numero di sacerdoti. E intanto ci sono centinaia di donne impegnate e profetiche che ci dicono che Dio le chiama a servire la nostra Chiesa come sacerdoti.

Se vogliamo avere una Chiesa vibrante, ben radicata negli insegnamenti del nostro Salvatore, abbiamo bisogno della fede, della saggezza, dell’esperienza, della compassione e del coraggio di donne nel sacerdozio.

La coscienza è sacra. La coscienza ci dà il senso di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato e ci spinge a fare la cosa corretta. La coscienza è ciò che ha condotto Franz Jagerstatter, un umile agricoltore austriaco, sposato e padre di quattro bambini, a rifiutarsi di entrare nell’esercito di Hitler, cosa che ha portato alla sua condanna a morte. La coscienza è ciò che ha condotto Rosa Parks a rifiutarsi di sedere nel sedile posteriore dell’autobus. La coscienza è ciò che spinge alcune donne nella nostra Chiesa a dire che non possono restarsene in silenzio e negare il fatto che sentono la chiamata di Dio al sacerdozio. La coscienza è ciò che ha spinto la mia amata madre e mio padre, ora 95enne, a sforzarsi sempre di fare le cose giuste come fedeli cattolici con quattro figli. E dopo molta preghiera, riflessione e discernimento, è la coscienza che mi spinge a fare la cosa giusta. Non posso ritrattare la mia convinzione e le mie dichiarazioni pubbliche in appoggio all’ordinazione delle donne nella nostra Chiesa.

Lavorare e lottare per la pace e la giustizia è una parte essenziale della nostra fede. Per questa ragione, io parlo apertamente contro la guerra in Iraq. Ed è per questa ragione che da 18 anni mi pronuncio contro le atrocità e le sofferenze causate dalla Scuola delle Americhe (Soa). Otto anni fa, mentre assistevo a Roma ad una conferenza per la pace e la giustizia, fui invitato a parlare della Soa alla Radio Vaticana. Durante l’intervista, sottolineai il fatto che non avrei potuto denunciare l’ingiustizia della Soa e restare in silenzio sulle ingiustizie nella mia Chiesa. Terminai l’intervista dicendo: "Non ci sarà mai giustizia nella Chiesa cattolica fino a quando le donne non potranno essere ordinate". Ancora oggi sono saldo in questa opinione.

Avere un clero totalmente maschile significa che gli uomini sono degni di diventare sacerdoti mentre le donne no.

Secondo Usa Today (28 febbraio 2008), solo negli Stati Uniti, quasi 5.000 preti cattolici hanno abusato sessualmente di oltre 12.000 bambini. Molti vescovi, venuti a conoscenza dell’abuso, sono rimasti in silenzio. Questi sacerdoti e questi vescovi non sono stati scomunicati. Ma le donne nella nostra Chiesa che, chiamate da Dio a servire il suo popolo, vengono ordinate e i preti e i vescovi che le appoggiano subiscono la scomunica.

Il silenzio è la voce della complicità. Pertanto, invito tutti i cattolici, i compagni sacerdoti, i vescovi, il papa Benedetto XVI e tutti i leader della Chiesa in Vaticano a parlare con voce forte di questa grave ingiustizia dell’esclusione delle donne dal sacerdozio.

L’arcivescovo salvadoregno Oscar Romero, assassinato a causa della sua difesa degli oppressi, disse: "Chi ha voce parli con franchezza per i senza voce".

Il nostro amato Dio ci ha dato la voce. Parliamo chiaramente e con coraggio e camminiamo in compagnia solidale, come farebbe Gesù, con le donne chiamate da Dio al sacerdozio nella nostra Chiesa.

In Pace e Giustizia

Roy Bourgeois, M.M.

 

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