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LA CHIESA CATTOLICA SI SPOSTA A DESTRA. I COMMENTI DELLA STAMPA ESTERA

Tratto da: Adista Notizie n° 13 del 07/02/2009

34817. ROMA-ADISTA. Ampia eco ha suscitato anche all’estero la revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani da parte di Benedetto XVI (v. notizie precedenti); nei giorni immediatamente precedenti (dopo che sono cominciate a trapelare le prime indiscrezioni) e in quelli successivi, infatti, i commenti pubblicati sulla carta stampata sono stati tendenzialmente unanimi nel giudicare quanto meno discutibile l’iniziativa del papa.

In Francia (v. anche articolo sul numero di Segni Nuovi allegato) la maggioranza dei vescovi, si legge sul quotidiano cattolico La Croix (27/1), è stata sorpresa dalla notizia: “Niente, nei contatti tra Roma e Parigi, lasciava prevedere questa decisione. E nessuna lettera del papa è giunta per dare loro la notizia in anteprima, come per il Motu Proprio del 2007". Ma anche al di là dei confini della Chiesa cattolica, l’iniziativa del papa ha suscitato clamore: “Benedetto XVI ha passato il Rubicone”, si legge in un editoriale di Le Monde (24/1). “La decisione di Benedetto XVI appare contestabile in quanto sembra unilaterale, senza che in contropartita la Fraternità abbia manifestato il minimo pentimento pubblico o attenuato la sua opposizione al Vaticano II e alla libertà religiosa. Inoltre il decreto che il papa si appresta ad emanare arriva in un momento decisamente inopportuno, dato che uno dei quattro vescovi implicati, il britannico Richard Williamson, ha appena pronunciato delle affermazioni negazioniste”. Terreno particolarmente delicato, poi, quello francese, in cui, conclude l’editoriale, “il ritorno degli integralisti nella Chiesa cattolica rischia di risvegliare i demoni della discordia”.

Che Roma non sapesse nulla delle posizioni negazioniste sulla Shoah di mons. Richard Williamson può anche essere plausibile, scrive John Allen sul settimanale statunitense National Catholic Reporter (26/1), ma in retrospettiva “sarebbe falso ostentare sorpresa”: per molto tempo, infatti, “una tormentata storia nel rapporto con il giudaismo ha fatto parte del movimento tradizionalista associato all’arcivescovo francese Marcel Lefebvre, a cominciare da Lefebvre stesso, che parlava con favore sia del regime di Vichy sia del Fronte nazionale di estrema destra, e che identificava i nemici contemporanei della fede, in una lettera del 31 agosto 1985 a papa Giovanni Paolo II, in ‘ebrei, comunisti e massoni’”. In ogni caso, sottolinea Allen, le posizioni di Williamson erano note da tempo. Nel 1989, per esempio, si parlò dell’eventualità di intentare un processo per istigazione all’odio contro di lui per un discorso tenuto in Québec in cui imputava “cambiamenti e corruzione” nella Chiesa cattolica agli ebrei e in cui già avanzava le sue teorie negazioniste, affermando che la Shoah era un mito creato affinché l’Occidente “approvasse lo Stato d’Israele”. “È un clown, ma un clown pericoloso”, disse di lui nel 2008 il direttore delle relazioni internazionali del Simon Wiesenthal Center.

“La barca di Pietro si sta pericolosamente inclinando”, è il commento del movimento tedesco Wir sind Kirche. “La revoca della scomunica mostra l’orientamento verso il passato del pontificato di Benedetto XVI. Proprio il 25 gennaio abbiamo ricordato l’annuncio di Giovanni XIII, 50 anni fa, della volontà di dare il via al Concilio. Ricordiamo il coraggioso aggiornamento e la generosa disponibilità all’apertura. Non sarebbe il momento di richiamare a sé anche tutti coloro che sono stati puniti con il divieto di insegnare, e con la scomunica, perché hanno applicato la buona Novella di Gesù anche dal punto di vista politico-strutturale per i poveri di questo mondo, o perché chiedono l’ordinazione sacerdotale delle donne o l’uso del preservativo come misura di prevenzione dell’Aids?”.

Contro la riabilitazione, oltre al portavoce di Wir sind Kirche Christian Weisner, si è espresso anche il vicepresidente del Comitato centrale dei cattolici tedeschi Heinz-Wilhelm Brockmann (Focus-Online, 26/1), mentre il Süddeutsche Zeitung (26/1) titola: “Il peccato originale del papa”. “La riconciliazione del papa con un ripugnante antisemita è sconcertante”, scrive il quotidiano bavarese, secondo cui “con la riabilitazione del vescovo, Benedetto XVI sabota il dialogo ebraico-cristiano e conferma l’opinione di coloro che giudicano in parte con severità il suo pontificato”. Per l’Hannoverische Allgemeine Zeitung (26/1) ancora peggio della riammissione dei vescovi lefebvriani “è il fatto che un negazionista dell’Olocausto possa rientrare nel seno della Chiesa. Da ogni teologo di sinistra che è andato oltre sul piano dogmatico, papa Benedetto ha preteso il silenzio come pentimento e la ritrattazione dei suoi errori. Nulla di tutto ciò chiede invece alle frange di estrema destra della sua Chiesa”. “Resta un segreto – si legge sul Frankfurter Allgemeine Zeitung nell’articolo intitolato “Troppa grazia” – il motivo per il quale il papa si è spinto così avanti nei confronti dei più fanatici nemici del Concilio Vaticano II”.

Duro nelle sue valutazioni anche l’editoriale del quotidiano spagnolo El Paìs (27/1): la volontà del papa “di attirare a sé questo settore estremista della Chiesa – si legge – ha pesato più nell’animo del papa, del consiglio dei cardinali di tutto il mondo, riuniti a Roma nel 2006 per dibattere, precisamente, sulla riconciliazione con i lefebvriani”. Una riconciliazione possibile, per i cardinali, soltanto se i seguaci di Lefebvre avessero manifestato la loro adesione al Concilio Vaticano II. Cosa che finora non è avvenuta. “È difficile – prosegue l’editoriale – non interpretare la decisione di riammettere i vescovi consacrati da Lefebvre come un avvicinamento, foss’anche tattico, di Benedetto XVI alla estrema destra cattolica. Così che lo scisma che ha cercato di chiudere da una parte finirà per provocare un profondo malessere dall’altra”. Il papa, insomma, “ha inviato un segnale preoccupante”; “non esiste maggiore relativismo morale che quello di venire a patti, con l’unico scopo di porre fine allo scisma, con l’estrema destra e la negazione dell’Olocausto”. (ludovica eugenio)

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