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I LEFEBVRIANI RIFIUTANO IL MAGISTERO DELLA CHIESA: INAMMISSIBILI!

Tratto da: Adista Documenti n° 17 del 14/02/2009

Negli ultimi giorni, la revoca del decreto di scomunica contro i vescovi consacrati nel 1988 dall'arcivescovo Lefebvre, senza autorizzazione e contro la volontà del papa di allora, così come le affermazioni di uno di questi vescovi sulla Shoah, suscitano uno scalpore considerevole. A questo riguardo prendiamo la seguente posizione:

 

1. Siamo consapevoli del fatto che i due avvenimenti siano da tenere fondamentalmente separati. Notizie come "il papa riabilita il negazionista dell'Olocausto", che oggi si trovano spesso, stabiliscono un collegamento che non era nelle intenzioni,anche se il messaggio è questo.

 

2. Riconosciamo gli sforzi del papa verso l'unità nella Chiesa. L'idea dell'ufficio petrino come impegno verso l'unità ecclesiale che il teologo Joseph Ratzinger ha sempre difeso, qui si esplicita. Se la generosità e l'apertura che ora si mostrano verso la Fraternità S. Pio X venissero rivolte anche verso altri gruppi ed individui  che a causa del loro atteggiamento o del loro insegnamento non sono più nella comunità ecclesiale, molte divisioni e scismi potrebbero essere risanati. 

 

3. Come docenti, donne e uomini, della Facoltà di teologia cattolica dell'Università di Münster, restiamo saldi sul fondamento del Concilio Vaticano II. Joseph Ratzinger era, negli anni del Concilio, membro della nostra Facoltà e, come consulente al Concilio,  ha contribuito in modo determinante a molti dei testi. I principi di un incontro aperto con il mondo e la cultura di oggi, della libertà di religione e di coscienza, del valore del dialogo ecumenico e dello scambio interreligioso sono i fondamenti del nostro lavoro teologico. 

4. Siamo pertanto sgomenti per il fatto che vengano riabilitati proprio dei vescovi che rifiutano gran parte di questi principi e quindi contenuti centrali del magistero della Chiesa. Questo avvenimento arreca un notevole danno alla credibilità della Chiesa e sconfessa inoltre i nostri tentativi di integrare il Concilio nel lavoro teologico. Il fatto che la Fraternità S. Pio X rifiuti, anche dopo la revoca della scomunica, parti importanti del Concilio, così come del Motu Proprio Summorum pontificum, peggiora sensibilmente la situazione.

 

5. La riflessione sulla relazione tra Chiesa ed ebraismo è per noi ‑ sempre nello spirito di recezione del Vaticano II ‑ un elemento centrale del nostro lavoro. Molti tra i nostri colleghi attivi ed emeriti, uomini e donne si sono impegnati per un nuovo rapporto tra Chiesa ed ebraismo e in questo hanno trovato un riconoscimento sia scientifico che sociale. La negazione della Shoah, espressa dal vescovo Williamson, nella suddetta intervista, è in posizione diametralmente opposta  a questi nostri sforzi teologici.

 

6. Un vescovo che mistifica coscientemente la verità storica al punto, non solo da ricevere il rifiuto della società nel suo insieme, ma anche da commettere un delitto che in Germania viene punito penalmente, non deve essere riabilitato, ma essere messo a posto; si mette con ciò in una situazione di infamia che non è conciliabile con la dignità di un vescovo cattolico. È uno scandalo che finora l'unica reazione pubblica della Santa Sede sia una presa di distanza verbale dalle sue affermazioni.  

 

7. La nostra preoccupazione per il futuro della Chiesa ci ha spinto a prendere posizione pubblicamente rispetto a questi avvenimenti. Esprimeremo tuttavia le nostre riflessioni anche a papa Benedetto XVI stesso,  in una forma più opportuna.

Münster, 27  gennaio 2009

Arnold Angenendt, Antonio Autiero, Thomas Bremer, Giancarlo Collet, Martin Ebner, Reinhard Feiter, Alfons Fürst, Karl Gabriel, Reinhard Hoeps, Clemens Leonhard, Klaus Lüdicke, Johann Baptist Metz, Klaus Erich Müller, Thomas Pröpper, Klemens Richter, Eberhard Rolinck, Clauß Peter Sajak, Dorothea Sattler, Udo Fr. Schmälzle, Stefan Schreiber, Marie‑Therese Wacker, Harald Wagner, Peter Weimar, Jürgen Werbick, Annette Wilke, Hubert Wolf, Erich Zenger, Reinhold Zwick

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