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CON LA VISITA APOSTOLICA I “MILIONARI” DI CRISTO SI GIOCANO LA LORO CREDIBILITÀ. E IL LORO BUSINESS

Tratto da: Adista Notizie n° 40 del 11/04/2009

34943. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. È comprensibile che i vertici dei Legionari di Cristo (v. notizia precedente) vogliano cercare di salvare il salvabile. Attiva in una ventina di Paesi, in 4 Continenti – tanto che la visita apostolica sarà effettuata secondo un criterio regionale da un’équipe di prelati, il cui nome non è ancora stato reso noto nel momento in cui scriviamo – la congregazione, con circa 800 sacerdoti, con un bacino di decine di migliaia di aderenti tra i laici e con le sue 125 case religiose e circa 200 centri educativi, è molto influente specialmente in America Latina: lì, la rete di scuole “Mano Amiga” è frequentata da 16.000 alunni. Sostenuti da uomini e donne facoltosi soprattutto in Spagna, Messico e America Latina, i Legionari sono noti in quelle regioni come “milionarios de Cristo”: il principale benefattore, infatti, è il messicano Carlos Slim, magnate delle telecomunicazioni, il terzo uomo più ricco del mondo.

È evidente che la visita apostolica potrebbe rappresentare una bomba per la congregazione, qualora, eliminata la cortina di segretezza che la circonda (della quale fu responsabile il “quinto voto”, quello della “discrezione”, a cui erano tenuti i Legionari e che è stato soppresso nel 2007 su richiesta di Ratzinger), emergessero altri risvolti aberranti nella vita di Maciel, che certamente deve aver contato, per condurre la sua doppia vita – il libro del nipote ed ex legionario, El Ilusionista, elenca nomi e cognomi di donne ricchissime con cui intrattenne relazioni più o meno lunghe – sull’appoggio e la copertura di persone fidate.

 

Una visita salutare?

Dopo la notizia dell’esistenza di una figlia di Maciel, in molti, soprattutto nel mondo del cattolicesimo conservatore, si sono preoccupati del futuro dei Legionari e hanno chiesto che la congregazione fosse sottoposta ad una visita apostolica. Negli Usa, dove essi sono molto presenti, è infatti cominciato a serpeggiare un malcelato imbarazzo anche tra la gerarchia cattolica che fino a quel momento li aveva sostenuti: a fine febbraio, ad esempio, l’arcivescovo di Baltimora Edwin O'Brien aveva detto che, considerato “l’inganno e la doppiezza sistematica di Maciel” non se la sentiva più di raccomandare la Legione e il suo movimento laico, Regnum Christi.

Già il 9 febbraio, invece, il noto teologo conservatore statunitense George Weigel scriveva, sul blog della rivista First Things, un articolo intitolato “Salvare il salvabile”, in cui descriveva la Legione come “un treno lanciato a folle velocità contro una montagna” che poteva salvarsi solo se ci fosse stato “un completo e pubblico svelamento degli inganni di p. Maciel e un’indagine, dalla testa ai piedi, su possibili complicità in quegli inganni all’interno della Legione di Cristo”. Indagine che, aggiungeva, doveva “essere unita ad un’analisi brutalmente schietta della cultura istituzionale in cui quegli inganni e quella complicità si sono dispiegati”. Tre gli interrogativi di fondo per un futuro della congregazione: è possibile separare “ciò che di buono è venuto dai Legionari e da Regnum Christi dalla persona e dall’eredità di Maciel”? È possibile una “riforma dall’interno, dopo che i complici di Maciel siano stati estromessi”? È necessario che la Legione sia sciolta, e che lo zoccolo duro dei Legionari “incontestabilmente onesti” dia vita ad un’altra congregazione?

Per il conservatorissimo card. George Pell, arcivescovo di Sydney la visita apostolica è necessaria, in considerazione dell’“enorme numero di brave persone all’interno dei Legionari”, e allo scopo di “investigare la corruzione del suo fondatore e riesaminare il suo carisma”.

Ovviamente, però, i primi interessati a ripulire l’immagine della congregazione sono i Legionari stessi, o almeno chi non ne ha nulla da perdere. Lo esprime bene p. Thomas Berg, direttore del Westchester Institute for Ethics and Human Person, dei Legionari, con sede a New York. “I superiori dei Legionari hanno fallito, e fallito miseramente, nel rispondere adeguatamente a questa crisi” ha scritto in una lettera aperta (del 10 febbraio scorso), in cui chiede l’invio di un visitatore apostolico. Anche p. Thomas Williams, sacerdote americano che insegna all’Università Regina Apostolorum di Roma, uno dei due atenei dei Legionari, ha espresso la necessità di un intervento esterno. “Penso - ha detto, secondo quanto si legge sul settimanale Usa National Catholic Reporter (31/3) - che abbiate assolutamente bisogno di una riconferma da parte della Chiesa del fatto che [la Legione] è buona, è opera di Dio, e che deve continuare e non il contrario”. Il discernimento assume contorni drammatici: “Onestamente, parlando per i miei confratelli e per me - ha aggiunto - se non è opera di Dio, nessuno vuole far-ne parte. Io certamente no. E se lo è, vogliamo sapere che cosa dobbiamo essere, a partire da questo carisma originale, e che cosa no”. (ludovica eugenio)

 

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