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UNA “PARATA” DI DIRITTI. APPELLO PER UN 2 GIUGNO ALTERNATIVO

Tratto da: Adista Notizie n° 58 del 30/05/2009

35025. VENEZIA-ADISTA. Il 10 dicembre scorso, moriva, investito a Venezia dal camion sotto cui si era nascosto per raggiungere l’Italia, Zaher Rezai, giovanissimo migrante afgano. Per ricordarlo, e per ricordare tutti i migranti che spinti dalla disperazione cercano una possibilità in Italia, la rete di associazioni veneziane “Tuttiidirittiumanipertutti” (che comprende, tra gli altri, Emergency, Mani Tese, la sezione territoriale di Pax Christi; v. Adista n. 55/09) ha lanciato, lo scorso 16 maggio, l’appello ‘Per un 2 giugno di pace e diritti’. “Il 2 giugno, la festa della Repubblica italiana - si legge nel comunicato -, rappresenta in realtà, fin dalla sua istituzione, una giornata di celebrazione della natura militarista dello Stato”: “L’immaginario costruito in queste vuote sfilate di eserciti - denunciano le associazioni della rete - contribuisce alla creazione di quella visione della realtà per cui è la guerra, e non la pace, ad essere l’unico fondamento possibile della nostra società”.

Una guerra che secondo “Tuttiidirittiumanipertutti” si riflette anche all’interno dei nostri confini “attraverso l’elaborazione di leggi che, in nome di una sicurezza strumentalmente invocata, e di una insicurezza delocalizzata su capri espiatori che nulla hanno a che fare con le vere cause della crisi generalizzata, vogliono cancellare diritti sanciti come fondamentali e universali anche dalla Costituzione italiana e sui quali, pertanto, dovrebbe fondarsi invece questa Repubblica”.

Prime vittime di queste guerre sono proprio i migranti come Zaher, morto “con i giocattoli ancora in tasca”: persone “in fuga da paesi martoriati o sempre più costretti alla clandestinità”. “Il nostro 2 giugno - continuano le associazioni - vuole ricordare ciascuna di queste persone, vuole portare al di là del mare un messaggio di pace, vuole trasformare un luogo di frontiera sottratto alla città in un posto di condivisione”: “Per questo abbiamo scelto il porto di Venezia, luogo-frontiera in cui ogni giorno arrivano profughi in fuga da guerre che anche l’Italia ha contribuito ad alimentare”. “Noi - conclude la rete - vogliamo un mondo diverso, un Paese, una città diversi. E lo rivendichiamo proprio nel giorno della festa della Repubblica italiana, opponendoci a ciò che questa cerimonia è diventata per trovare un nuovo significato a parole come democrazia, uguaglianza, giustizia”. (ingrid colanicchia)

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