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Elezioni europee/3 Tre candidati spiegano il senso del loro impegno

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 63 del 06/06/2009

Abbiamo rivolto alcune domande a tre candidati alle prossime elezioni europee: Michele Nicoletti (Pd), Lisa Clark (Sinistra e libertà) nella circoscrizione nord-est; Ranierlo la Valle (Rifondazione - Comunisti italiani) per il centro Italia.

 

1) Come si conciliano, a sinistra, l’impegno per garantire le libertà individuali e quello per l’uguaglianza sociale? Non c’è contraddizione?

2) In che misura la matrice cristiana incide nel tuo impegno politico, lo motiva, lo determina, lo orienta?

3) Quali sono le tue tre priorità per l’Europa?

4) Andando oltre le elezioni europee, come costruire a sinistra un’opposizione che sia in grado di sconfiggere il berlusconismo e la destra, sia dal punto di vista culturale che politico?

 

 

Michele Nicoletti

“Uscire dall’ideologia e allargare il cuore”

1) Vi sono sfere della libertà personale che non possono essere compresse, come la libertà di coscienza di fronte alla quale ogni potere politico deve inginocchiarsi, e sfere della libertà personale che devono armonizzarsi con la libertà degli altri. L’impegno per la difesa della dignità di ogni persona e per la tutela dei suoi diritti civili non è in contraddizione con la lotta per una maggiore giustizia. Le spaventose crescenti disuguaglianze sociali ed economiche che riguardano sempre più anche i paesi europei e l’Italia – dove la forbice tra ricchi e poveri si è allargata più che altrove – minacciano alla lunga anche le libertà politiche che sono legate a un uguale potere di ogni cittadino di decidere sulla vita della propria comunità. L’Europa ha difeso fino a questo momento la libertà del mercato; deve ora difendere con molta più energia la centralità del lavoro umano e condizioni di maggiore giustizia.

 

2) Dalla rivelazione custodita dalla tradizione ebraica e dalle tradizioni cristiane ricavo alcune grandi prospettive. La visione di un mondo posto da Dio nelle mani dell’uomo perché l’uomo lo custodisca come ambiente in cui la vita possa giungere alla sua pienezza. L’idea della provenienza da Dio dell’uomo e della donna e dunque l’infinita dignità della persona umana, immagine di quella divina e punto culminante della creazione, per cui chi offende anche il più povero essere umano offende l’immagine di Dio. L’uguaglianza e la fraternità di tutti. L’idea che solo Dio è il Signore e che nessun uomo può essere signore e padrone di un altro uomo, ma ogni uomo e donna sono posti da Dio in una condizione di radicale libertà – che è libertà drammatica perché comprende anche la possibilità di fare il male. Ma nonostante questa possibilità negativa la libertà umana è radicalmente rispettata da Dio, anche al prezzo della morte del Figlio, perché l’amore non può sopportare di costringere l’altro con la forza. Per questo sia pure con lentezza e fatica i credenti hanno imparato dal loro Dio che non si può usare mai la violenza e la forza di coercizione in materia di coscienza. L’idea che la pace secolare ordinata alla giustizia è un valore anche religioso e che i credenti dovrebbero ben guardarsi dal fomentare divisioni per tutelare interessi propri. L’impegno di mettere al centro dell’agire sociale e politico i più deboli, perché se la politica non fa questo è inutile perderci del tempo. E soprattutto l’idea che tutte queste idee si possono sia pure parzialmente realizzare nella storia, perché la morte non ha l’ultima parola.

 

3) Le mie priorità sono: 1. Difesa dei diritti dei singoli e delle minoranze, perché l’Europa nasce come spazio di convivenza pacifica tra diversi nel rispetto della dignità di ogni persona e non possiamo tollerare che l’Europa, nata dalla reazione morale al totalitarismo che ha calpestato persone e popoli, tratti qualcuno in modo disumano. 2. Centralità del lavoro umano, perché è il lavoro umano e non il denaro che produce ricchezza vera, crescita, sviluppo, umanizzazione, e non è ammissibile che una giornata di lavoro non consenta ad alcuni di mantenere se stessi e la propria famiglia e che chi lavora non venga valorizzato a scapito delle appartenze sociali, delle posizioni di rendita, del parassitismo. Centralità del lavoro vuol dire anche centralità del lavoro intellettuale e dunque più cultura e conoscenza, più scienza e più ricerca. 3. Rispetto dell’ambiente naturale e dell’ambiente umano per custodire e valorizzare condizioni in cui possa esprimersi una “vita buona” fatta di un’alimentazione sana, di energie pulite, di territori non contaminati, di relazione sociali accoglienti e solidali.

 

4) Ripartendo dai valori fondamentali che hanno costituito l’Europa della pace e l’Italia repubblicana. Non stancarsi di parlare, specialmente ai più giovani, dei valori della libertà e dell’uguaglianza, di come le scorciatoie dell’odio e dell’intolleranza abbiano portato a morte e distruzione. Credere che attraverso l’impegno comune si possono costruire condizioni di vita più umane, purché si riprenda a lottare. Perché la democrazia non è stata regalata, ma si è fatta strada attraverso sacrifici e conflitti. Uscire anche a sinistra dalla politica spettacolo, dalla difesa dei privilegi, dalla cultura dell’immagine, della furbizia, dell’avidità. Ridurre il peso del ceto politico che cerca di galleggiare perché non ha altro di cui vivere e ci sta trascinando al fondo perché si attacca a tutto ciò che è nuovo. Ridare speranza a chi crede che l’egoismo può essere sconfitto, che l’idiozia può essere vinta. Uscire dall’ideologia e allargare il cuore, essere se stessi ma non aver paura di allearsi con altri oppositori sulla base di programmi chiari e condivisi.

 

 

Lisa Clark

Non violenza, disarmo e nuovo rapporto con l’Africa

 

1) Ho letto poco tempo fa il cardinale Martini che diceva che il grande peccato delle strutture umane è la disuguaglianza. Il non permettere che ogni persona possa esprimere a pieno la propria potenzialità. Quindi, secondo lui, la società che non permette questo è in peccato. A me sembra che già questo pensiero risponda alla domanda: l’uguaglianza sociale significa che ogni persona possa esprimere a pieno le proprie potenzialità. La contraddizione non esiste. Esiste solo per chi interpreta la parola libertà come libertà di arricchirsi, di sfruttare risorse e persone per i suoi scopi, di essere ‘padrone in casa propria’. Ma se intendiamo libertà come libertà dalla paura, dalla fame, dall’oppressione, dall’ingiustizia, allora la contrapposizione non esiste.

 

2) Sono sempre stata dalla parte dei più deboli, dei più piccoli. Per fare una battuta: ecco perché mi candido con Sinistra e Libertà, quelli che rischiano di non superare il 4%. Per essere più seria, ciò che mi orienta è la riflessione nonviolenta che per me non si identifica esclusivamente con una matrice evangelica. Anzi, credo di essere stata prima una persuasa della nonviolenza che una credente cristiana. Il messaggio cristiano della scelta a fianco dei poveri e dei deboli è ciò orienta di più il mio pensiero.

 

3) Le mie priorità sono quelle di sempre: la cultura di pace, il disarmo ed un nuovo rapporto con i popoli dell’Africa. Però, mi rendo conto che ci sono anche delle ulteriori emergenze, su cui si stanno mobilitando altre ed altri. Per cui direi che oggi il nostro primo compito in Europa è lottare contro le politiche razziste di alcuni Stati membri. Le risorse al Parlamento Europeo per fare questo ci sono, anche per fare pressioni sul Consiglio e quindi sugli Stati. Tra le altre priorità includo una che sta nel mio campo di competenze: la riduzione delle spese militari. Affrontare la crisi economica con un’ottica nuova è l’unico modo per cercare le vie d’uscita e serve chi dica con chiarezza che rilanciare l’industria bellica non è una soluzione ma solo un insistere nell’errore, e nell’orrore. Più in generale, per uscire dalla crisi credo che potremo essere utili costruendo una narrazione nuova, quella che già esiste ed è messa in pratica dai tanti gruppi territoriali di resistenza, dove si mettono insieme una nuova relazione con l’ambiente con la giustizia sociale e la solidarietà. Gli agricoltori custodi della biodiversità, il commercio equo e solidale, una nuova convivenza con l’altro…

 

4) In questi giorni che giro vedo tanta resistenza ai valori del berlusconismo, espressa non nei modi tradizionali dell’impegno politico o culturale di alto profilo, ma nell’ombra, come tante formichine operose che costruiscono con le loro pratiche virtuose, piccoli esempi e modelli da seguire. Certo, sono proprio coloro che si impegnano in questo modo che più spesso mi esprimono la disaffezione alla politica e la tentazione del non voto. Quindi una contraddizione: un impegno personale forte, e insieme un rifiuto a trasformare la loro sperimentazione in messaggio culturale ampio ed impegno politico allargato. Secondo me la svolta sta nell’allargare (o costruire, forse) la rete delle pratcihe virtuose fino a farle diventare conoscenza condivisa, fonte di idee per altri, semi di partecipazione ad una società con nuove energie.

 

 

Raniero La Valle

Condurre l’Europa a realizzare le sue nozze col mondo

 

1) Non vi è alcuna contraddizione tra eguaglianza e libertà. La libertà è la dignità stessa delle persone. Non a caso il documento del Concilio che finalmente riconosceva la libertà religiosa, e con essa tutte le altre libertà, era intitolato e cominciava con le parole “Dignitatis humanae”.

L’eguaglianza vuol dire precisamente che tutti hanno eguale dignità e perciò che tutti sono egualmente liberi. Il padrone di schiavi non è libero, perché la dignità umana tolta allo schiavo è tolta anche a lui.

L’idea che la libertà contrasti con l’eguaglianza è propria dell’individualismo liberale, ed è legata al fatto che la libertà è sostanzialmente identificata con la proprietà. Se la libertà è la proprietà, allora la libertà è scarsa e non può essere di tutti e, come la proprietà, è ripartita in modo ingiusto e ineguale. È questa concezione della libertà che la sinistra ha combattuto quando gridava contro le “libertà borghesi”: in realtà non ce l’aveva con le libertà, ma con la proprietà come loro misura; salvo poi a cadere vittima della stessa cultura quando poneva nella proprietà dei mezzi di produzione e nell’inversione del rapporto servo-padrone la condizione della libertà dei lavoratori, mentre la loro liberazione doveva essere pensata in tutt’altro modo.

Il costituzionalismo supera l’antitesi tra libertà ed eguaglianza. La Costituzione italiana disegna una perfetta armonia (tutta da realizzare ancora) tra libertà ed eguaglianza, e all’art. 3 conferisce alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli anche di ordine economico e sociale che di fatto impediscono la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, e perciò il loro sviluppo come persone.

 

2) Quella cattolica non è la matrice, ma è la Chiesa nella quale sono nato, in cui ho ricevuto il battesimo, da cui ho avuto le Scritture, di cui frequento le liturgie, in cui sono libero, e in cui abito. Sarebbe strano che ne uscissi solo per la politica. Il Vangelo è la testimonianza di Gesù come Signore. Nel senso in cui Gesù è confessato come Signore, in virtù della sua morte e resurrezione, lo è per ogni dimensione, privata e pubblica, della vita. Nei riguardi della politica Gesù come Signore vi apporta, se così posso dire, uno straordinario valore aggiunto. Esso consiste nel fatto che, se si riconosce lui come Signore, non si può riconoscere nessun altro signore, nessun signore terreno, e quelli che si atteggiano ad esserlo, duci o berlusconi che siano, sono semplicemente ridicoli.

C’è anche un altro valore aggiunto: nessuno Stato, nessun potere politico che brandisce la spada, può agire in nome della verità o pretendere di avere la verità: quando Pilato chiese a Gesù che cos’è la verità, Gesù non glielo disse, sicché nessun Cesare o procuratore o vicario può pretendere di legittimarsi invocando una verità elargita dall’alto. Proprio per questo i cittadini sono liberi, e la verità se la devono cercare da loro.

 

3) La prima priorità è ben presente al partito della Rifondazione comunista, da cui ho accettato come indipendente, e anzi come militante di sinistra cristiana, la candidatura; e questa prima priorità è di mutare l’Europa dei mercanti in un’Europa della cittadinanza e dei diritti. La seconda, che noi stessi gli abbiamo proposto, è quella di dotare l’Europa di uno Statuto del lavoro, il che vuol dire attribuire al lavoro, da chiunque compiuto, europei e immigrati, fissi o precari, una base comune di diritti e di prerogative irrinunciabili e una protezione di rango costituzionale. La terza è di portare l’Europa fuori dalla sua fortezza, e realizzare le sue nozze col Mondo, perché l’Europa sia non “una città sul monte” (come voleva essere l’America), ma una città sul mare, da cui si muove verso gli altri e a cui vengono gli altri, nella consapevolezza di una unità di destino tra l’Europa, la terra e tutti i suoi abitanti.

 

4) Attraverso e dopo le elezioni europee occorre riparare e restaurare la democrazia in Italia, ferita a morte dagli antipartito, da Segni a Guzzetta, e dal berlusconismo che ne deriva. Occorre sconfiggere il referendum del 21 giugno, ristabilire una vera rappresentanza, non fatta di cavalieri avvocati e ballerine, ripristinare il pluralismo politico e attuare la Costituzione. La Costituzione repubblicana è la vera alternativa culturale e politica al berlusconismo e alla destra. Se la sinistra si assume fino in fondo questo compito salverà l’Italia e anche se stessa, nel senso che ritroverà il suo ruolo. Non aveva detto Berlinguer, in uno dei momenti alti della sinistra italiana, che realizzare la democrazia e la Costituzione, proprio quello era il socialismo?

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