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Da poveri cristi ad attori “Via della croce” passa l’esame della critica

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 98 del 03/10/2009

Ma tutto quel pattuglione di S. Alvise vuole entrare alla  premiazione? Non è un po’ troppo? Così tenacemente informali, un po’ non stonano nella gran soiré del Lido? E quanti erano! Più di quelli nella lista degli eletti, in mano alla gentile signora all’ingresso. Gentile e inflessibile, ormai ha il rifiuto in faccia. Certo, quelli di S. Alvise alla Mostra del cinema raccolgono invidiabili consensi con il loro documentario Via della croce, ma hanno, appunto,  l’aria da S. Alvise, anche se del “nuovo” S. Alvise.

Ora non è più il dormitorio pubblico per i senza dimora, durante la notte vigilato dalle guardie, che alle sette del mattino mette tutti fuori e chiude per riaprire solo alle otto di sera. Ora i senzatetto vivono in comunità. Il loro non è più un dormitorio, ma la Casa dell’Ospitalità. Si autogestiscono sotto l’ala della Fondazione di partecipazione che su quel film ha scommesso molto per far capire come intende l’assistenza. Intorno alla casa si son fatti anche il giardino: si vive meglio. Sono rinati. E di vita e di morte discutono. Discutono pure di solidarietà e povertà, di umiliazione e riscatto, di fallimento, abbandono, fraternità. Anche di carità, con il vangelo di san Giovanni che ha fatto da traccia al film.

Il Lido ha inserito Via della croce tra gli eventi della sezione Orizzonti, una seconda fila di tutto riguardo. I giornali ne hanno parlato bene: un titolo a tre colonne sul Corriere della sera, per La Stampa se ne è occupata Lietta Tornabuoni, storica, esigente firma del quotidiano. In bella evidenza la presentazione sul Venerdì di Repubblica. L’Unità è uscita con due pagine. Voti alti dal Manifesto, dai quotidiani locali con L’eco di Bergamo su tutti. Pure dall’Osservatore romano e da Rockerilla, mensile musicale dei giovani. Con un curriculum così, Maurizio, non ci sta. L’abito scuro è d’ordinanza? “L’abito non fa il monaco”, ricorda, garbato e severo, alla gentile signora dell’ingresso. L’ha costretta alla resa: dentro tutti  quelli di S. Alvise.

Via della croce è più di un documentario. È un film toccante che intreccia passione di Cristo e passione di poveri cristi. Storie dolenti esplorate dalla regista Serena Nono con mano sicura, sensibilità e rispetto. Regista e film hanno frequentato con profitto la Mostra del cinema. Via della croce adesso deve affrontare il passaggio stretto della distribuzione. Lo imbocca con due appuntamenti importanti: il primo a Roma davanti alla severa cattedra del cinema Nuovo Sacher di Nanni Moretti e il secondo a Milano al Centro San Fedele.

 

Via della Croce sarà dato – con invito gratuito – al cinema Nuovo Sacher di Roma domenica 15 novembre alle ore 11.30. Sempre con invito gratuito, sarà proiettato sabato 21 novembre (ore 15.30) al Centro san Fedele di Milano.

 

Il film può essere richiesto alla Fondazione di partecipazione Casa dell’Ospitalità, con e-mail indirizzata a:

ospitalita@casaospitalita.it

casaospitalita@gmail.com

oppure telefonando allo

041.958409 o allo .041.713288

www.casaospitalita.it

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