Nessun articolo nel carrello

ACCORDO VICINO IN HONDURAS. MA PER IL POPOLO LA LOTTA CONTINUA

Tratto da: Adista Notizie n° 105 del 24/10/2009

35250. TEGUCIGALPA-ADISTA. Ancora niente fumata bianca per l'accordo tra il governo legittimo di Manuel Zelaya e quello golpista di Roberto Micheletti: se il 14 ottobre le commissioni impegnate dalla settimana precedente nel cosiddetto “Dialogo Guaymuras” sembrava avessero trovato il consenso anche sul punto più controverso, quello del ritorno di Zelaya alla presidenza, il giorno successivo Micheletti ha assicurato che non è stato ancora raggiunto “alcun accordo finale intorno a questo punto” e che le équipe negoziatrici avrebbero ripreso a discuterne. Ma se anche il negoziato giungesse infine in porto, per i movimenti sociali ‑ convinti fin dall'inizio che il dialogo fosse per i golpisti nient'altro che uno show mediatico accuratamente predisposto al solo scopo di strappare alla comunità internazionale la legittimazione delle elezioni previste per il 29 novembre ‑ non sarebbe comunque il momento di festeggiare. Intanto, perché il contesto stesso non alimenta facili entusiasmi: mentre le parti sono impegnate a discutere, infatti, la polizia e l’esercito continuano a realizzare azioni repressive contro i militanti, il presidente Zelaya è sempre sotto attacco nell’ambasciata del Brasile, la deroga dello stato di assedio non è stata ancora pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, i mezzi di comunicazione ostili al governo de facto restano oscurati e Micheletti ha fatto sapere che “non c’è modo di sospendere le elezioni, a meno che non utilizzino la forza e ci invadano”. Ma, soprattutto, perché il contenuto dell’accordo è quello del Patto di San José proposto già ad agosto dal presidente del Costa Rica Oscar Arias (v. Adista n. 86/09) - e all’epoca respinto dai golpisti -: un accordo che permette il ritorno del presidente legittimo, ma al prezzo di un suo forte ridimensionamento, attraverso la costituzione di un governo di riconciliazione nazionale, la ratifica della data prevista per le elezioni e, soprattutto, la rinuncia alla consultazione popolare sull’Assemblea Costituente, con cui risulta vanificata tutta la tenace ed eroica lotta condotta ininterrottamente dal popolo a partire dal 28 giugno. È infatti proprio in polemica con la rinuncia da parte di Zelaya a qualsiasi modifica della Magna Carta - il quinto dei dodici punti previsti dall’agenda del dialogo - che il coordinatore generale del Fronte nazionale contro il golpe, Juan Barahona, si è ritirato dal negoziato: per la resistenza, infatti, la restituzione del potere al presidente Zelaya e la convocazione dell’Assemblea Costituente sono proprio i due punti non negoziabili. Smentendo qualunque rottura con il presidente legittimo, Barahona ha motivato il suo ritiro con la necessità di “non rinunciare alla Costituente per non compromettere il futuro della lotta e dell’organizzazione”: “I risultati che non otteniamo al tavolo dei negoziati - ha detto - li conquisteremo nelle strade, perché preferiamo morire in piedi che vivere in ginocchio e il futuro è di coloro che lottano”.

 

Le raccomandazioni dei vescovi

A riporre grandi speranze sul dialogo tra le due parti è invece la Conferenza Episcopale dell’Honduras, guidata dall’arcivescovo di Tegucigalpa Oscar Rodríguez Maradiaga, ribattezzato dal popolo “cardinale golpista”: coerenti con il richiamo alla riconciliazione contenuto anche nel loro comunicato post-golpe – richiamo che si era sposato con una chiara legittimazione del colpo di Stato (v. Adista n. 79/09) – i vescovi honduregni, in una nota dell’8 ottobre del 2009, auspicano “una soluzione costruttiva alla crisi politica che vive il Paese” attraverso una “pedagogia del dialogo sincero”, che persegua diligentemente il bene di tutti “nella carità e nella verità”. Per la Conferenza episcopale, naturalmente, a dialogare non sono un governo legittimo e uno golpista – non essendoci stato, come ripetutamente spiegato da Maradiaga, alcun colpo di Stato – ma due soggetti che vanno posti sullo stesso piano e a cui chiedere ugualmente, riprendendo le equidistanti parole pronunciate dal papa a luglio, di superare “le tendenze particolariste” e di impegnarsi “a cercare la verità e a perseguire con tenacia il bene comune”. E, cosa ancora più grave, a cui raccomandare allo stesso modo la rinuncia ad ogni violenza, come se questa, anziché accompagnare il governo de facto – responsabile di violenze, arresti indiscriminati, torture e assassinii (non una sola parola i vescovi spendono per i numerosi caduti nella lotta contro il colpo di Stato) - possa giungere indistintamente da una parte o dall’altra: “In questo clima di dialogo che deve essere rispettoso e comprensivo – scrivono i vescovi, evitando accuratamente di menzionare l’assedio all’ambasciata del Brasile e il persistere di violente azioni repressive contro i militanti – qualunque forma di violenza, a livello di parole o di azioni, sarebbe controproducente e condurrebbe alla perdita di credibilità di chi dovesse provocarla”. E, ancora: “Abbiamo sperimentato nella nostra stessa carne (qui il riferimento è probabilmente agli attacchi e alle minacce di cui è stato oggetto il card. Maradiaga, ndt), nella Chiesa e nella società, le sofferenze, le divisioni e la violenza che questa prolungata crisi ha portato con sé. Abbiamo vissuto la preoccupazione e il timore che si cercasse la soluzione per cammini di violenza”. E allora alle due parti i vescovi ricordano che “il dialogo stabilito non si riduce ad una tecnica di soluzione dei conflitti”, ma comporta “una dimensione etica, in quanto il suo esercizio implica atteggiamenti morali ed è al servizio di ciò che è buono, giusto e vero per il nostro popolo”. (claudia fanti)

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.