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DA INQUILINI INCOSCIENTI A CUSTODI RESPONSABILI: IL CAMMINO OBBLIGATO DI UN’ALLEANZA CON IL PIANETA

Tratto da: Adista Documenti n° 112 del 07/11/2009

DOC-2207. ROMA-ADISTA. A “quelli a cui di fatto è stato insegnato a vivere alle spalle della natura pensando che fossimo qualcosa a parte, diversi e superiori”, l’Agenda Latinoamericana del 2010, dedicata quest’anno al tema “Salviamoci con il Pianeta” può offrire un aiuto prezioso per aprire nella propria  vita “un’epoca di riconciliazione” con la Terra, con la natura e con se stessi. Per chi invece quella riconciliazione ha già cominciato a viverla, l’Agenda - opera collettiva, aconfessionale e macroecumenica nata nel 1992 da un’idea di Pedro Casaldáliga e di José María Vigil e oggi diffusa in 24 Paesi - rappresenterà comunque un utile strumento pedagogico per “cambiare il mondo seminando idee efficaci di trasformazione” o persino, per “i più decisi”, per “sviluppare e inventare attività di formazione popolare ecologica per le comunità”.

Dopo aver affrontato nel 2008 il tema di una politica morta, o sul punto di morire, e di una politica “altra” destinata a nascere (v. Adista n. 70/07), e aver mosso nel 2009 un passo oltre, “verso un socialismo nuovo”, per attualizzare “la sempre nuova utopia” (v. Adista n. 80/08), l’Agenda latinoamericana - diventata in poco tempo “un patrimonio comunitario, un annuario antologico della memoria e della speranza del nostro Continente spirituale” (e non meramente geografico) - affronta quest’anno la sfida decisiva, quella della salvezza stessa dell’umanità, e dell’umanità “con il Pianeta”, nella convinzione - come scrive José María Vigil, coordinatore dell’Agenda (come pure della Commissione Teologica dell’Associazione Ecumenica dei Teologi del Terzo Mondo) - che “il nostro futuro, e l’apporto di futuro che potremo dare al cosmo, proverrà solo da un cammino di alleanza con il Pianeta, con la natura, tornando ad essa come alla dimora da cui ci siamo allontanati, riconoscendola come la nostra nicchia ecologica, la nostra antenata sconosciuta, e misurando il nostro ritmo con quello del Pianeta”. Dopotutto, ci ricorda l’Agenda, siamo, letteralmente, polvere di stelle, formati della stessa materia del Pianeta: “In ognuno di noi ci sono atomi che prima erano presenti forse nelle montagne, nei colibrì, nei dinosauri, in altri esseri umani, negli invertebrati, negli uccelli che sorvolano le montagne e nei pesci che attraversano gli oceani”. Come scrive il teologo brasiliano Leonardo Boff, “siamo la Terra stessa che in un momento avanzato della sua evoluzione ha cominciato a sentire, pensare, amare e venerare”.

Così , come sottolineano Emilio Molinari (del Comitato Italiano per un Contratto Mondiale sull’Acqua) e Cinzia Thomareizis (della Comunità di Sant’Angelo) nella Premessa all’edizione italiana (curata dal Gruppo America Latina della Comunità di Sant’Angelo e promossa, quest’anno, dai Giovani Impegno Missionario, dal Sal, dal Gruppo di Volontariato “Solidarietà”, da Adista, dal Cipsi, da Amistrada e dall’Associazione Impegnarsi Serve), “al termine di un anno in cui è sembrato che la deriva etica a cui siamo giunti abbia oltrepassato troppi confini, diventa importante recuperare valori e stili di vita, modalità di comunicazione e relazione che ci valorizzino come uomini e donne per vivere in questo nostro pianeta con rispetto, armonia, giustizia”. È necessario, scrive il monaco benedettino Marcelo Barros, che l’atteggiamento amorevole della cura diventi “il cammino spirituale di ognuno di noi, ideale politico per scegliere i nostri rappresentanti politici, criterio per organizzare nel mondo una nuova Etica. Il futuro merita che uniamo tutto ciò in un cammino di impegno per la nostra vita e quella delle future comunità”.

 

Tempo scaduto

E, veramente, o adesso o mai più. Che sia in atto un processo di riscaldamento planetario a grande scala è oggi una notizia reale e confermata: l’unica cosa che si può fare - sottolinea Vigil - “è ridurre la dimensione della catastrofe, ma non evitarla”. Ce ne stiamo già accorgendo: il 2008, per disastri naturali, è stato uno degli anni più devastanti della storia in termini di perdite umane ed economiche. I ricercatori riuniti nel marzo del 2009 a Copenhagen nel Congresso sui cambiamenti climatici sono giunti alla conclusione che il disgelo delle regioni artiche provocherà durante questo secolo un innalzamento del livello del mare fino a un metro, quasi il doppio di ciò che era stato previsto dalle Nazioni Unite. E, come se non bastasse, il disgelo del parmafrost (il territorio perennemente ghiacciato della Terra) rischia di liberare nell’atmosfera il metano (un gas ad effetto serra) che vi è immagazzinato in grandi quantità. Secondo gli ultimi calcoli del Gruppo Intergovernativo sui cambiamenti climatici, ricorda Washington Novaes, giornalista brasiliano esperto in temi ambientali, entro il 2050 l’aumento della temperatura passerà in ogni caso (gli sforzi di contenimento di oggi non produrranno effetti significativi se non dopo il 2030) dagli attuali 0,8 gradi ai 2: “per evitare di superare i due gradi, le emissioni dovranno essere ridotte perlomeno dell’80%”. E già due gradi in più, ricorda Boff, “decimeranno la biodiversità, provocheranno il disgelo delle calotte polari e faranno aumentare esponenzialmente la desertificazione dei suoli, oltre ai mutamenti climatici che si manifesteranno attraverso tifoni, grandi siccità da un lato e inondazioni dall’altro”. Quanto ad un eventuale, e tutt’altro che impensabile, aumento di 5 gradi, esso sarebbe pari alla “differenza di temperatura tra l’ultima era glaciale e il mondo che oggi conosciamo”.

Nel frattempo, nulla sembra indicare una svolta nel nostro stile di vita: se oggi il mondo sta consumando il 30% in più del quantitativo di risorse generato dal pianeta, tra mezzo secolo le esigenze umane supereranno di due volte la capacità di produzione della biosfera. Secondo i dati riportati da Dani Boix I Masafret (Associación de Naturalistas de Girona), si estinguono attualmente ogni giorno circa 47 specie di fauna e flora, con un incremento tra il 100 e il 1000 del tasso di scomparsa della biodiversità rispetto ai valori stimati prima della comparsa degli esseri umani (comparsa che, se i 13.700 milioni anni che si attribuiscono all’universo fossero ridotti allo spazio temporale di un anno, avrebbe luogo solo alle 22.30 del 31 dicembre): una capacità distruttiva, quella dell’umanità nei confronti del resto delle forme di vita del pianeta, paragonabile soltanto a quella della collisione di un meteorite sulla terra.

Di fronte all’immane pericolo che ci sovrasta, non basta neppure “la semplice azione concreta”, pur indispensabile: serve una “pratica teorica” educativa e radicale, un’“educazione popolare” al nuovo paradigma ecologico. “Solo con idee nuove, con immagini nuove, solo con una nuova visione - scrive Vigil - questo pianeta potrà recuperare la sua alleanza con la Vita e la specie umana si trasformerà da inquilino incosciente a custode intelligente e responsabile. Forse così si compirà il senso dell’evoluzione cosmica, che con noi sembra essere chiamata a tornare su di sé (riflessione) e aprire una nuova era del pianeta, l’era ‘ecozoica’ (Berry), condotta dalla natura e insieme dall’intelligenza”.

In caso contrario, non rimane che sperare che almeno qualcuno dei 10 miliardi di trilioni di pianeti che si presume siano contenuti nei 10 miliardi di galassie dell’universo ospitino inquilini più coscienti e intelligenti di noi.

Di seguito l’Introduzione fraterna di dom Pedro Casaldáliga e il testo che l’équipe dell’Agenda dedica alle “sfide dell’ecologia alle religioni” (l’Agenda, pp. 246, 10 euro, può essere richiesta ad Adista senza spese aggiuntive). (claudia fanti)

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