Dopo Firenze 2 A Napoli, per una Chiesa fraterna ed evangelica
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 62 del 24/07/2010
Nel cattolicesimo italiano, di fronte alla riduzione legalistico-moralistica dell’annuncio evangelico, alla crisi umana del clero, al clericalismo politicante delle gerarchie più in vista, la “chiesa del disagio” ha preso la parola in modo serio e profondo, con i due convegni di Firenze e il prossimo di Napoli, su “Pregare e fare ciò che è giusto fra gli uomini” (Bonhoeffer, 1944).
Si può pensare seriamente che la crisi del cristianesimo arrivi, di fatto, al crollo di certe strutture culturali e istituzionali che finora hanno dato forma visibile alla sequela di Gesù e alla trasmissione del suo messaggio. Noi però crediamo che il Vangelo e la persona di Gesù presente col suo Spirito diffuso non saranno perduti né dimenticati. Ma è possibile che la Chiesa che ci ha dato il suo Vangelo debba ancora patire spogliamenti drammatici. Almeno in Occidente c’è una vistosa interruzione nella trasmissione della fede tra le generazioni. Una quantità di giovani non sa assolutamente nulla dell’annuncio cristiano. D’altra parte, altre religioni si diffondono, segno che il bisogno di senso e di Dio cerca risposte, che sono meglio del vuoto.
L’Evangelo di Gesù ha abolito il potere sacerdotale. L’unico sacerdozio è quello di Cristo, incontro vivente tra Dio e l’umanità, ed è partecipato a quanti si uniscono a lui. Occorrono vari servizi ecclesiali, sicuramente, ma senza differenze ed esclusioni sacralizzate. La conversione dal potere al Vangelo è qui. Costantino imperatore ha colpito la memoria di Cristo più di Erode e Pilato. Dalla croce di costoro Gesù è uscito vivo di una vita più grande. Dalla cattura di Costantino il cristianesimo è uscito asservito, ri-sacerdotalizzato, ma Cristo è rimasto libero.
Sempre, il potere vuole mettere sotto il moggio la luce evangelica. Giancarlo Zizola (“I demoni del potere”, Rocca 1/10/09) citava la “profezia” di Pier Paolo Pasolini (Corriere della Sera, 22/09/74) per il quale la Chiesa poteva “essere la guida grandiosa ma non autoritaria di tutti coloro che rifiutano il nuovo potere consumistico, che è completamente irreligioso, totalitario, violento, falsamente tollerante, anzi più repressivo che mai, corruttore, degradante”. Secondo Zizola, di fronte a questo progetto “che mirava alla trasformazione antropologica dell’Uomo, alla sua radicale alienazione, la Chiesa doveva passare all’opposizione, per evitare una fine ingloriosa, contro un potere che l’aveva così cinicamente abbandonata, progettando senza tante storie di ridurla a puro folklore”.
Invece, una parte di gerarchia costantiniana-ruiniana, ha appoggiato proprio quella politica dando patenti morali ai valori meno civili, per puro scambio di favori e vantaggi, più devota al potere temporale che al bene comune e alla giustizia.
Il convegno di Napoli toccherà anche, con apporti molto competenti, il rischio italiano di de-Costituzione, che è perdita di giustizia. La democrazia richiede moralità e dedizione, è costume civile prima che sistema di deleghe; perciò le religioni e le Chiese hanno una vera funzione civile in quanto possono educare al senso morale generoso della vita sociale, ma tradiscono gravemente questa missione quando legano la libertà profetica in calcolati accordi e scambi di potere. La Chiesa ha da “pregare”: non ha da dirigere il mondo, ma da stare nella continua presenza e ascolto di Dio, che sostiene e impegna tutti e dovunque col suo Spirito. E quindi ha da “fare ciò che è giusto fra gli uomini”: cioè testimoniare, nell’azione responsabile di ognuno, la fede attiva nel bene più che la paura del male. Se sposa i potenti con l’illusione di guidarli, commette adulterio e idolatria.
Nella crisi civile italiana, il convegno ecclesiale di Napoli potrà difendere il valore umanistico della Costituzione, contro l’erosione continua che il governo ne sta facendo. Lo stato di diritto è limitazione di ogni potere, ma “chi può fa” è il costume illegale che, con la “rivoluzione dei ricchi”, ha fatto larga presa, persino nel popolo cristiano. La Chiesa dunque, liberandosi da legami politici, ha da annunciare anzitutto che ognuno di noi deve giustizia al suo prossimo, vicino o lontano nel mondo. Accettato a fatica il rischio della democrazia, che è il rischio della libertà dataci dal Creatore, l’autorità di Chiesa tende a guidarla, tutelarla, ammaestrarla, fino ad intervenire nei giochi di potere. Invece, nutra di Vangelo le coscienze, con l’annuncio che il Bene vivente ci libera dall’egoismo soffocante, e che altruismo e solidarietà sono civiltà. Alcuni pronunciamenti chiari ci sono stati, contro le ingiustizie maggiori, ma prevale un’immagine di Chiesa che difende se stessa più dell’umanità, che fa uso strumentale della democrazia, che nega fiducia ad una società adulta e plurale, certo disorientata e succube del potere, ma che l’annuncio incoraggiante e la testimonianza del Vangelo può risvegliare e guarire. Una Chiesa resa più umile dal confessare errori e mali, può diventare più credibile.
Occorre oggi, nella Chiesa di Chiese, un nuovo intero processo conciliare riformatore, per stare nel mondo in modo fraterno, paritario, non sovrano, e rendere il proprio servizio evangelico.
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