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IL RE È MORTO, VIVA IL RE! BERLUSCONI RESTA, LA CRISI PURE. CEI E VATICANO SUL VOTO DI FIDUCIA

Tratto da: Adista Notizie n° 75 del 09/10/2010

35788. ROMA-ADISTA. “L’autosufficienza a quota 316 (cioè la metà più uno dei 330 deputati) si è rivelata un miraggio” e “Berlusconi sa bene che d’ora in poi tutto si fa più difficile”. Non usa mezzi termini il quotidiano dei vescovi Avvenire, in un articolo di Eugenio Fatigante del 30 settembre scorso, il giorno dopo il fatidico discorso del presidente del consiglio Silvio Berlusconi alla Camera, pronunciato per ricompattare la sua maggioranza con un voto di fiducia, dopo l’impasse istituzionale provocato dallo strappo dei finiani del Fli (Futuro e Libertà per l’Italia). Il premier, scrive Fatigante, “sembrava la controfigura di se stesso”, si legge ancora nell’articolo: “Modera i toni, veste i panni del moderato” con gli avversari interni ed esterni, arrivando “perfino a rivolgersi alle ‘forze più responsabili dell’opposizione’”. E però, a conti fatti, “porta a casa solo 342 sì, che poi sarebbero 307 sottraendo i 35 voti, ormai determinanti”, di Fli e dell’Mps di Lombardo. Il premier, prosegue l’articolo – che ne traccia un profilo ormai indebolito e sfiduciato – “vola basso”, “non convinto, forse, dello stesso discorso che sta leggendo” (riscritto, sospetta tra l’altro Fatigante, dal sottosegretario Gianni Letta, in sostituzione di una prima versione redatta con uno stile molto meno conciliante).

L’esito della giornata era prevedibile, incalza una nota politica di Sergio Soave sullo stesso numero del quotidiano: nessuno canti vittoria, avverte, perché si tratta solo di “un provvisorio compromesso tra tu tte le forze politiche, di maggioranza ma anche di opposizione, che pensano di aver bisogno di tempo per costruire nuove proposte compiute e realizzare le alleanze necessarie per renderle competitive”. Quello del primo ministro è stato dunque un discorso “doroteo” – afferma Soave rievocando la corrente democristiana centrista e moderata – “volto ad ammorbidire le tensioni politiche e a guadagnare lo spazio per mediazioni successive”, in seguito allo “stallo istituzionale” che ha sottratto progressivamente consensi al presidente e alla sua maggioranza. E Berlusconi – che è dotato, afferma il quotidiano della Cei, di una “acuta e realistica consapevolezza della percezione che si ha della politica al di fuori dei palazzi e tra la gente” – l’ha capito bene, ed è stato così costretto a “togliersi l’armatura e ad aprire un dialogo con i suoi avversari interni ed esterni alla maggioranza, riconoscendone – anche se a denti stretti – il ruolo autonomo”. Tanto da dover rispolverare temi molto cari al mondo cattolico, soprattutto quello di centro, come la bioetica e la “libertà educativa”. Ma certo – si affretta a precisare Soave – sono temi “il cui rilievo oggettivo non può essere immiserito interpretandoli solo come l’offerta all’Udc o a settori del Pd di un terreno di confronto più favorevole”.

Singolare, invece, l’atteggiamento del quotidiano della Santa Sede, l’Osservatore Romano, dato alle stampe il 30 settembre pomeriggio, poco prima quindi che iniziasse il dibattito in aula. Nell’asciutto articolo di cronaca dal titolo “Il Governo chiede la fiducia”, l’Osservatore riporta esclusivamente i passi salienti del discorso del premier definendolo un “discorso programmatico di ampio respiro”. E sarà ben vero che, nell’edizione del 30 il giornale vaticano non avrebbe potuto riferire nulla dell’ampio e burrascoso dibattito seguito al discorso di Berlusconi, ma avrebbe potuto farlo il giorno successivo. Non è successo. (giampaolo petrucci)

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