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LINEE GUIDA DI AL-AZHAR PER I GOVERNI DELLA “PRIMAVERA”. PROVE DI LIBERTÀ E DEMOCRAZIA

Tratto da: Adista Notizie n° 3 del 28/01/2012

36503. ROMA-ADISTA. Si intitola Documento sulle libertà fondamentali e porta la data dell’8 gennaio 2012 il testo diffuso dall’Università islamica egiziana al-Azhar sui principi che dovrebbero guidare le politiche dei governi nati a conseguenza della “primavera araba”. La libertà di religione, di opinione, di ricerca scientifica e di creatività artistica sono a tal punto affermate (nonché supportate da passi del Corano e della tradizione islamica) da aver riscosso l’appoggio delle Chiese cristiane d’Egitto.

Ne informa, con una lettura critica su Asia News (16/1), Samir Khalil Samir, gesuita filosofo, teologo, islamista e studioso di lingue semitiche, professore al Pontificio Istituto Orientale di Roma e al Centre Sèvres (Facoltà gesuita di Teologia e Filosofia) di Parigi, nonché al Maqasid Institute di Beirut.

Il gesuita precisa che il documento testimonia di un “nuovo corso” sul fronte della modernizzazione della prospettiva musulmana, «nato dal nuovo rettore al-Tayyeb, che ha studiato a Parigi e alla Sorbona» e che «sta cercando di ridare all’Università di al-Azhar un po’ di indipendenza». In questa direzione, peraltro, era già apparso l’11 giugno scorso, sempre ad opera della stessa Università, un primo testo – Raccomandazioni per il futuro dell’Egitto – di cui p. Samir mette in evidenza alcune risoluzioni: «Esalta “uno stato nazionale costituzionale e democratico; l’uguaglianza per tutti i cittadini; la sharia come una delle fonti della legislazione”», il suffragio universale, le «libertà fondamentali del pensiero e dell’opinione; diritti dell’uomo, della donna, del bambino; pluralismo»; la «cittadinanza, quale unico criterio di responsabilità nel seno della società»; e ancora – e non solo – lo «spirito di dialogo e rispetto mutuo», la «priorità di sviluppo e giustizia sociale, contro la corruzione e la disoccupazione».

«Il governo – informa il gesuita – ha apprezzato le Raccomandazioni, e una risposta positiva è venuta anche dai partiti liberali e islamici», quale «tentativo di imbastire un progetto comune per costruire il nuovo Egitto. Per la sua stesura erano stati invitati un certo numero di intellettuali, i copti ortodossi, i cattolici, gli anglicani e i luterani».

Anche il più recente Documento sulle libertà fondamentali, rileva Samir, «ha ottenuto l’approvazione delle Chiese cristiane, come pure dei vari gruppi islamici» e, pur se ancora non particolarmente noto, «ha un grosso valore perché al-Azhar è un’autorità nell’islam. Essa è un’istituzione sunnita in un Paese - l’Egitto - che è al 90% sunnita: quando al-Azhar parla, tutti l’ascoltano».

Il lungo testo consta di quattro punti: libertà di fede; libertà d’opinione ed espressione; libertà della ricerca scientifica; libertà della creazione artistica e letteraria. Innanzitutto p. Samir si sofferma sui punti terzo e quarto, spiegando che con essi si sottolinea l’importanza di lasciare libero ogni artista e intellettuale di esprimersi, ponendo un unico limite: «Purché non offenda la sensibilità religiosa del popolo». Dove per «“sensibilità religiosa” si intendono la sensibilità dei membri delle “tre religioni rivelate”, cioè islam, cristianesimo, ebraismo». Nota il gesuita che ciò significa che non è fra le possibili libertà la «critica alla religione» e in ciò «la concezione della libertà islamica è diversa da quella dell’occidente»; «ma va apprezzato – aggiunge subito – che, in un Paese islamico, si sottolinei il fatto che non vanno offese nemmeno le altre due religioni “rivelate” o “celesti”, cioè il cristianesimo e l’ebraismo».

 

Sharia può far rima con democrazia

La parte fondamentale del nuovo documento, a giudizio di p. Samir, è però nell’introduzione e nei primi due punti. Nell’introduzione, osserva il gesuita, «si afferma che è necessario “trovare un relazione fra i principi globali della sharia islamica con le libertà fondamentali”: si è quindi alla ricerca di un’armonia fra i principi della sharia e i diritti umani fondamentali, “approvati da tutti gli accordi internazionali che rappresentano l’esperienza civilizzatrice del popolo egiziano”. In pratica al-Azhar riconosce il valore della Carta dell’Onu sui diritti umani». «È interessante notare – aggiunge – che il documento parla sempre dei “principi della sharia” o degli “scopi [maqâsid] della sharia”. I canonisti islamici del Medioevo distinguevano fra gli “scopi” e le “decisioni della sharia”. Questo permette di salvare l’intenzione, relativizzando la realizzazione e trovando risultati sempre nuovi, più adeguati, pur salvando lo scopo della legge. Questa distinzione è molto importante perché salva dal letteralismo delle applicazioni e apre al principio dell’interpretazione».

Altrettanto importate, rileva ancora p. Samir, è l’affermazione di al-Azhar che non solo non c’è contrapposizione fra sharia e democrazia, ma è indicata come «necessaria un’evoluzione in senso democratico della società per permettere alla nazione di vivere in pace e in armonia con Dio». Tanto che «l’introduzione si conclude con un attacco alle tendenze islamiste»: «Senza nominare alcun gruppo – è il riscontro del gesuita nel documento – si prendono di mira persone che col pretesto di fare ordine, utilizzano il criterio di “ordinare il bene, vietare il male” e limitano le libertà generali e particolari. Il che “non è conforme alla civiltà e all’evoluzione dell’Egitto moderno”. Questa giustificazione è importantissima, perché oppone all’opinione degli islamisti la civiltà, la modernità e parla di evoluzione della società».

 

Libertà d’espressione. O quasi

Del primo punto del documento p. Samir cita: «La libertà religiosa è la pietra d’angolo della costruzione della società moderna e su di essa è basato il concetto di cittadinanza perfetta, stabilito sull’uguaglianza assoluta fra tutti, nei doveri e nei diritti». «Tutte le persone nella società – aggiunge il documento – hanno diritto di avere l’opinione che vogliono, purché non tocchino il diritto della società di preservare le religioni celesti, perché le religioni divine hanno un carattere sacrale».

Segue la valutazione del padre gesuita. «Il testo pubblicato è interessante», osserva, «ma di fatto evita un problema fondamentale: quello della conversione da una religione all’altra. In astratto si afferma che in materia di religione chiunque ha diritto alla sua opinione, ma ponendo il limite nel principio che “non va offesa la sensibilità religiosa”, non si capisce fin dove si può arrivare».

«Il secondo punto – riferisce il gesuita – riguarda la libertà di opinione e di espressione. Al-Azhar insiste che questa è la madre di tutte le libertà, e si manifesta “con l’esprimere le opinioni in modo libero con tutti i mezzi di espressione: scrittura, arte, internet, ecc. Ciò permette la libertà della società: i partiti, la società civile, la televisione. Esso implica anche la libertà ad accedere alle fonti di informazioni per formarsi un’opinione. Questa libertà deve essere garantita da un testo costituzionale per passare nel diritto quotidiano”. (…). E si introduce ancora il principio di rispettare il credo delle tre religioni divine, dei loro riti e costumi. Se non si fa questo, “si rischia di rompere il tessuto sociale e la saldezza della nazione”. “Non è diritto di nessuno provocare tensioni confessionali in nome della libertà di espressione”». Tuttavia si ribadisce che la libertà di opinione e di espressione – secondo il testo di al-Azhar – «è il luogo della verifica della democrazia» e si chiede, soprattutto ai media, di educare i giovani a questa dimensione «con tolleranza e larghezza di orizzonti».

Luci ed ombre, dunque, che fanno concludere a p. Samir che, comunque, «Per comprendere questo documento, occorre ricordare che nel contesto egiziano attuale e nel contesto islamico globale, l’intolleranza e il fanatismo religiosi sono prevalenti». (eletta cucuzza)

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