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MONS. NOGARO: DIFENDERE LA VITA. A PARTIRE DA QUELLA CHE GIÀ C’È

Tratto da: Adista Notizie n° 6 del 16/02/2013

37043. CASERTA-ADISTA. «Guai a spegnere il sorriso di Dio nel grembo della donna», però «non è giusto che si dia più importanza alla vita che nasce, di quella che si dà alla vita che c’è». Lo scrive in un messaggio per la Giornata della vita – celebrata lo scorso 3 febbraio – il vescovo emerito di Caserta, mons. Raffaele Nogaro, che, dopo un periodo di silenzio determinato anche da qualche problema di salute, riprende la tradizione dei messaggi per la Giornata della vita (v. Adista nn. 13/06 e 14/08) caratterizzati non da una attenzione esclusiva ai «princìpi non negoziabili», ma ai temi della giustizia sociale, perché «la venerazione che si ha per il nascituro, deve diventare culto per l'essere umano che ha la responsabilità della vita».
«I cinque milioni di bambini che muoiono ogni anno a causa della fame sono “la strage degli innocenti” più spietata e ignominiosa di quella biblica. Gli innumerevoli bambini di strada, che non avranno mai casa e assistenza, spesso manipolati dagli interessi più vergognosi degli adulti, le tante donne costrette alla prostituzione, capovolgono il senso dell'umanità», scrive Nogaro. Ma la rassegna di coloro a cui viene quotidianamente sottratta la vita è ampia: «Coloro che devono continuamente chiedere il favore di vivere. Coloro che sono meno uomini, persone di scarto, perché non hanno potere contrattuale», come «i lavoratori in fase di licenziamento, che diventano spettrali nella loro umiliazione». «Poveri sono i nomadi, vere larve di umanità, nel rifiuto che la società, detta civile, permanentemente loro rivolge. Poveri sono gli immigrati. Arrivano da noi, quando non muoiono per strada, con mille sacrifici e tanta speranza e non trovano casa, lavoro. Sono soli e hanno difficoltà immense per il ricongiungimento familiare», prosegue Nogaro, che affronta pure il dramma del sovraffollamento delle carceri, anch’esso contro la vita: «Spaventosamente poveri sono i carcerati. In prevalenza immigrati, che portano reati minori e forse solo apparenti. Ma stanno lì, in prigione, perché non possono mai pagare un avvocato che li difenda. La legge, non uguale per tutti, li ha processati quasi di nascosto, come tossicodipendenti, prostitute, spacciatori di droga, e ora li tiene a marcire in strutture insufficienti e insalubri». Allora, chiede il vescovo emerito di Caserta, «perché non si fa questa amnistia? È un dovere».
Sul piano internazionale, «ci sono i “popoli crocifissi”, che non possono pagare il debito estero e non hanno possibilità di sviluppo interno». E poi ci sono le guerre e le armi, «il male assoluto», perché «rappresentano l’ingegno e il programma della distruzione degli esseri umani e della vita», secondo Nogaro, che ricorda le parole di papa Giovanni XXIII e la Pacem in Terris, nel 50° anniversario della sua pubblicazione: «Nessuna guerra è “giusta”, la giustizia non ha nulla a che fare con l’iniquità. Anzi ogni guerra è “alienum a ratione”, è assurda». E allora per mascherarla bisogna chiamare «operazioni umanitarie» quelle che sono «guerre preventive» e «“missioni di pace” i più disparati generi di invasione armata». Una «menzogna sconvolgente» che ha il potere di «cambiare le categorie del vivere sociale», spiega il vescovo: «Perché denunciare terrorismo come male fine a stesso, quando normalmente esso è reazione ad uno stato di violenza? È sempre mostruoso, ma spesso è un male procurato».
Allora la celebrazione della Giornata della vita, nella visione del vescovo di Caserta, è molto più ampia della difesa della vita che deve nascere. «La storia – termina il messaggio – è segnata dal conflitto teologale tra il Dio della vita, che ama la vita, e gli idoli della vita (potere, successo, ricchezza), che esigono sempre più vittime per sopravvivere. Quando la vittima diventa una ragione della storia, si fa strada quella cultura della morte, che permette ogni menzogna e ogni mistificazione». (l. k.)

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