Nessun articolo nel carrello

Sotto il segno del servizio: la via obbligata di una riforma della Curia

Tratto da: Adista Documenti n° 45 del 21/12/2013

DOC-2582. BRESCIA-ADISTA. Se, malgrado le aperture del Concilio, il compito di riforma della Curia vaticana è ad oggi rimasto incompiuto - di più: si è registrato addirittura, sottolinea il teologo indiano Felix Wilfred, «un movimento a ritroso, rivolto al passato, per continuare come si era sempre fatto» -, oggi sono in tanti a pensare che papa Francesco possa finalmente realizzare la sospirata impresa. È per questo che la rivista internazionale di teologia Concilium (edita dalla Queriniana di Brescia) dedica a tale questione (“Per una riforma della curia romana”) un numero speciale (il n. 5/2013), curato da Luiz Carlos Susin, Silvia Scatena e Susan A. Ros, individuando nelle decisioni e nei gesti del nuovo papa «un’opportunità – scrive ancora Wilfred – per mettere in atto lo spirito del Concilio e alcuni dei suoi insegnamenti centrali», come quelli relativi al concetto di popolo di Dio, alla collegialità episcopale, alla condivisione della responsabilità, alla partecipazione dei laici e delle laiche alla missione e al governo della Chiesa.

Ma, si interrogano i curatori del numero, «come si può passare da una corte sacrale premoderna a una funzionale burocrazia di servizi, consona alla realtà del mondo civile?». Se le risposte sono diverse, di sicuro tutti gli interpellati (tra i quali Massimo Faggioli, Alberto Melloni, Thomas J. Reese, il vescovo brasiliano Celso Queiroz, il pastore luterano Walter Altmann) esprimono la stessa esigenza di una Curia romana al servizio tanto del papa quanto del collegio episcopale - «dato che compete a questo, in unione con il suo capo, il pontefice, governare la Chiesa» -, evidenziando come, a tal fine, sia necessario «evitare che la Curia continui ad agire come una gerarchia che si pone al di sopra degli stessi vescovi». Questione, sottolineano i curatori, «cruciale e gravida di conseguenze», in quanto legata ad alcune domande decisive: «Perché un laico, con le debite e necessarie competenze, non può essere segretario di Stato? Perché non è possibile che la Congregazione per la vita consacrata sia guidata da una religiosa esperta e saggia, quando si sa che, in tutto il mondo, su quattro religiosi tre sono donne? Perché delle donne, con adeguate credenziali, non possono svolgere la funzione di nunzio, dato che ci sono ambasciatrici efficaci tanto quanto gli uomini in termini di rappresentanza politica? In fondo – proseguono i curatori – la questione è solo una: perché mantenere in uno stato di fusione, se non proprio di confusione, gerarchia sacerdotale e burocrazia curiale? Non sarà forse questo a mantenere sacralizzata la burocrazia?». Ma non basta: è necessaria, allo stesso tempo, anche una maggiore efficacia degli strumenti di governo da parte del collegio episcopale, a cominciare dal rafforzamento delle conferenze episcopali, che, a cinquant’anni dal Concilio, «continuano ad essere limitate, ristrette e finanche diminuite» e, soprattutto, dal potenziamento della sinodalità. Senza però mai dimenticare che la vera questione resta un’altra, quella del senso ultimo di un collegio di governo e di una burocrazia nella Chiesa: se, concludono i curatori, «la missione ecclesiale implica un movimento di uscita verso le periferie esistenziali dell’essere umano nel mondo, siano esse di natura individuale o sociale», è allora verso «questo più vasto orizzonte» che devono volgersi il governo della Chiesa e le sue strutture di servizio.

Di seguito, alcuni stralci del contributo del gesuita statunitense Thomas J. Reese, il quale offre suggerimenti tanto concreti quanto preziosi per una riforma che trasformi la Curia romana da «corte seicentesca a un moderno apparato amministrativo», non senza rivelare una profonda sensibilità per le questioni di attualità più pressante e drammatica, come indica la proposta di dedicare un ufficio a parte al tema - ancora troppo trascurato in Vaticano - del riscaldamento climatico. (claudia fanti)

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.