GUERRA IN SIRIA: MOSTRUOSI PROFITTI PER I PRODUTTORI DI ARMI. ED ENORMI PERDITE UMANE
Tratto da: Adista Notizie n° 6 del 15/02/2014
37512. ROMA-ADISTA. È forte il sospetto che la prova del nove del poco interesse internazionale a pacificare la Siria, come sostiene il vicario apostolico di Aleppo (Georges Abou Khazen, v. notizia precedente) sia nella “Quindicesima Relazione annuale sul controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari” dei Paesi dell’Unione Europea, relativa al 2012. Essa rivela che l’ammontare delle autorizzazioni all’esportazione di armamenti verso il Medio Oriente ha raggiunto la cifra record di 9,7 miliardi di euro con una crescita, sul 2011, del 22% (il valore totale delle esportazioni di armi e sistemi militari è stato di 39,9 miliardi di euro, con un incremento del 6,2% rispetto all’anno precedente). L’Arabia Saudita, che finanzia a suon di dollari le fazioni islamiste dell’opposizione armata ad Assad, quelle che non si riconoscono nell’Esercito libero siriano, è stata il principale Paese acquirente di sistemi militari europei ed ha ottenuto autorizzazioni per oltre 3,5 miliardi di euro; la Francia è stata il maggiore fornitore della monarchia saudita rilasciando autorizzazioni per circa 1,6 miliardi di euro. E ciò malgrado gli Stati membri della UE si siano impegnati già dal 2008 a «impedire l’esportazione di tecnologia e attrezzature militari che possano essere utilizzate per la repressione interna o l’aggressione internazionale o contribuire all’instabilità regionale».
Anche l’Italia, che si conferma tra i sei maggiori esportatori europei di armi con contratti per complessivi quasi 4,2 miliardi di euro, tradisce questa direttiva. Due esempi: innanzitutto, ha esportato alla Turchia, confinante con quella parte Est della Siria controllata da vari gruppi jihadisti, oltre 36,5 milioni di euro di armi prodotte nell’industria armiera di Brescia. Dato che inoltre, nota Carlo Tombola, coordinatore scientifico dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere-OPAL di Brescia, non figura in nessuna Relazione ufficiale, né europea, né italiana: «Dovremmo quindi pensare – commenta – che sarebbero tutte “armi comuni” cioè per la caccia, l’uso sportivo o il collezionismo”», non sottoposte perciò a limitazioni di sorta. In secondo luogo, sono italiani 20 dei 22,5 milioni di euro in armamenti europei esportati verso la Libia, Paese neanche ora, dopo la “primavera” del 2011, libero da repressione interna.
La Rete Disarmo, in un comunicato del 30 gennaio scorso, nota che il 2012 è stato un anno record per le licenze rilasciate dall’UE per le esportazioni verso il Medio Oriente di sole “armi leggere”, che hanno sfiorato i 265 milioni di euro. Ed è stato record anche per le forniture, sempre al Medio Oriente, di “sistemi per la direzione del tiro” e di “munizionamento” con valori rispettivamente di 1,2 miliardi di euro e di 448 milioni di euro.
La Rete estrapola anche dati riguardanti Israele. Il comunicato segnala che, «nonostante i raid aerei di Israele su Gaza (ostilità a marzo e ottobre-novembre 2012), le autorizzazioni all’esportazione di sistemi militari dai paesi UE verso Israele sono passate dai poco più di 157 milioni di euro del 2011 ad oltre 613 milioni del 2012 con un incremento del 290%». In particolare, aggiunge, questo incremento «è dovuto, per la gran parte, alla autorizzazione rilasciata dall’Italia per la fornitura a Israele di 30 velivoli da addestramento avanzato M-346 dell’Alenia Aermacchi per un valore di oltre 472 milioni di euro: in cambio l’Italia ha concordato di acquistare equipaggiamenti militari da Israele per un simile importo».
L’orrore della violenza sui bambini
È stato pubblicato il 5 febbraio un Rapporto delle Nazioni Unite, primo nel suo genere e a firma del segretario generale Ban Ki-moon, sulle vittime più innocenti del conflitto siriano che tanto profitto porta alle industrie e ai Paesi produttori di armi: «Hanno subito violenze sessuali – riassume il Radiogiornale vaticano il 5/2 –, mutilazioni, torture di ogni genere, detenzione nelle carceri, esecuzioni sommarie, solo per citare alcune delle vessazioni. Sono piccoli, molto, e sono massacrati quotidianamente, in questi anni ne sono stati uccisi circa 11mila. Vengono arruolati a titolo diverso da entrambe le parti in lotta: sebbene non vi siano conferme ufficiali, sembra certo l’utilizzo di bambini molto giovani come scudi umani, nei combattimenti o in atti di terrorismo, e l’accusa dell’Onu è rivolta alle forze di governo e ai gruppi affiliati all’esercito libero siriano, che reclutano bambini anche tra rifugiati nei Paesi vicini». L’emittente intervista Marco Guadagnino, responsabile programmi internazionali di Save The Children, che sottolinea: «Questi orrori che vengono documentati dal Rapporto Onu non sono altro che la punta dell’iceberg delle indicibili sofferenze che i bambini in Siria stanno vivendo ormai quotidianamente». «A questa follia noi dobbiamo assolutamente mettere un termine». La speranza è che «alla ripresa dei negoziati a Ginevra, fra qualche giorno, almeno le pause umanitarie, i corridoi umanitari, il libero accesso alle città assediate consentano di andare incontro alle esigenze, ai bisogni dei bambini della Siria». (eletta cucuzza)
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