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La festa e la lotta

Tratto da: Adista Documenti n° 9 del 08/03/2014

Il VI Congresso nazionale del Mst, svoltosi a Brasilia dal 10 al 14 febbraio, ha riunito oltre 15mila militanti, in maggioranza giovani, oltre a un centinaio di rappresentanti di altri organismi sociali, di movimenti contadini internazionali, di comitati di appoggio. Chi ha visto quella moltitudine riempire giorno e notte gli spalti del palazzo dello sport Nilson Nelson e l’entusiasmo con cui sono state realizzate le mistiche, si sarà potuto fare un’idea di quanto sia costato organizzare tutto ciò. Nel cortile esterno, erano stati montati grandi stand, per ogni Stato del Brasile, ciascuno con la sua cucina, dove i militanti consumavano i pasti preparati dai loro stessi compagni. Più un grande mercato di prodotti biologici propri di tutte le regioni e un oceano di bandiere rosse che sventolavano incessantemente al suono dello slogan scelto per questo Congresso: “Lottare, costruire Riforma Agraria Popolare”.

Era normale che il clima fosse di festa: il Mst ha compiuto 30 anni di vita e l’occasione meritava di essere celebrata. Sono 30 anni di resistenza e di conquiste, anche in mezzo a molte difficoltà. Come è tradizione nei congressi, i primi giorni sono stati dedicati a un’analisi condivisa della realtà, alla denuncia della situazione sempre più difficile che i lavoratori affrontano in Brasile a causa dell’agrobusiness e della concentrazione della terra. Un’analisi seguita da uno sguardo attento a tutta l’America Latina e al mondo. E, infine, sono state affrontate le prospettive e le proposte del Congresso. 17 le proposte votate, tra cui riporto qui le prime:

«1) La terra, l’acqua, le foreste, la fauna, i prodotti minerari, il suolo - insomma, tutti i beni della natura - devono essere al servizio del popolo e preservati per le generazioni future.

2) Occorre democratizzare l’accesso alla terra e garantirne la funzione sociale. Tutte le famiglie contadine devono avere il diritto a lavorare e ad abitare sui campi.

3) Sosteniamo la demarcazione di tutte le aree appartenenti ai popoli indigeni e alle comunità tradizionali, agli afrodiscendenti, alle popolazioni che vivono sulle rive dei fiumi, alle comunità dei pescatori artigianali.

4) Dobbiamo dare la priorità alla produzione di alimenti sani, tutelando la salute dei produttori e dei consumatori e garantendo la difesa della natura. Gli alimenti sono un diritto e non una merce, non sono un oggetto di sfruttamento e di lucro.

6) Difendiamo il principio della Sovranità Alimentare, in modo che ogni comunità e regione possa produrre gli alimenti necessari per il proprio popolo.

7) La produzione deve essere agro-ecologica: è necessario abolire l’uso dei pestidici e dei semi transgenici».

Il documento si chiude con questa affermazione: «I campi devono essere un buon posto per vivere, un luogo in cui alle persone venga assicurato il rispetto dei loro diritti e in cui vengano garantite condizioni di vita dignitose. Per questo, restiamo saldi nel nostro impegno a favore della lotta per la trasformazione sociale!».

Tutto il Congresso si è svolto in maniera tranquilla e ben organizzata. Il 12 febbraio, i 15mila partecipanti hanno dato vita a una marcia pacifica fino al Palazzo del Planalto per consegnare alla presidente Dilma una lettera del Congresso del Mst con la richiesta di accelerare il progetto di Riforma Agraria. Di fronte al Planalto, mentre i militanti stavano realizzando una mistica mettendo in scena la costruzione di un accampamento, un distaccamento della Polizia Statale, pensando che i lavoratori stessero prendendo le armi (si trattava invece solo di croci che dovevano simboleggiare i compagni caduti nella lotta per la terra), li ha attaccati violentemente, con gas lacrimogeni e propriettili di gomma. Alcuni dei compagni hanno reagito alla violenza e, se non si sono registrati incidenti gravi, è solo perché il coordinamento nazionale del Mst ha creato una zona di protezione attorno ai soldati, che erano in minor numero e in condizioni sfavorevoli. Eppure, la stampa ha dato risalto alla notizia come se si trattasse di una provocazione del Mst.

Il 13 febbraio, un atto politico a favore della Riforma Agraria ha riunito al Congresso del Mst vari governatori statali e politici amici, i quali si sono impegnati a collaborare affinché in Brasile venga realizzata una riforma agraria popolare e profonda.

Di seguito, il saluto che ho rivolto ai compagni del Mst.


UNA FIAMMA RIVOLUZIONARIA

Compagni e compagne del Mst,

la mistica che si è svolta questa mattina a cura dei militanti del Nordest mi ha riportato alla memoria un fatto che ho già raccontato varie volte, anche durante incontri del Mst. Mi scuso, allora, con i compagni che hanno già ascoltato questa storia e chiedo il permesso di ripeterla, perché ritengo sia importante qui e ora per noi.

Nel 2007, mi trovavo in uno stadio come questo, a Caracas, durante il Forum Sociale Mondiale, e i compagni del Mst e di Via Campesina mi chiesero un intervento di cinque minuti a chiusura di un atto di mistica per introdurre il discorso del nostro presidente e comandante Hugo Chávez.

Dissi di sì, ma, al momento decisivo, mi sentii la mente completamente vuota. Vedendo quella moltitudine (circa 25mila persone), non mi venne più nulla da dire. Andavo avanti e indietro, angosciato, in attesa del momento di parlare e pregando: Dio mio, aiutami, illuminami.

E mentre camminavo nervosamente, mi venne incontro un ragazzo, un soldato venezuelano. Mi si avvicinò e mi chiese: «Lei è il prete che viene a benedire la nostra rivoluzione?». Risposi di getto: «Compagno, la nostra rivoluzione non ha bisogno di essere benedetta. È già sacra di suo. È la rivoluzione che ci benedice. È sacra perché è un’opera d’amore, in quanto il suo scopo è trasformare il mondo, condividere la terra e i beni che essa offre, riscattare la dignità degli impoveriti e valorizzare le culture oppresse».

Oggi, qui, voglio dire lo stesso a voi. In questi 30 anni di lotta, voi del Mst avete restituito al Brasile questa fiamma della rivoluzione, mantenendo acceso il fuoco della mistica rivoluzionaria. Oggi, se il Mst lasciasse spegnere questo fuoco, il Brasile intero batterebbe i denti dal freddo. Ebbene, non abbiate dubbi: io vi garantisco, sulla mia vita, che questo calore rivoluzionario che ci anima è ispirato dallo Spirito Divino.

Alla sorgente di tutte le tradizioni spirituali e religiose c’è un progetto rivoluzionario, lo si chiami come si vuole. Il suo fondamento è l’amore solidale e il suo obiettivo è quello di restaurare la creazione armoniosa e giusta che Dio vuole per il mondo e per l’universo.

Per questo, voi non vi limitate a creare momenti di mistica, voi siete la mistica, siete il cammino della rivoluzione.

È chiaro che questo cammino va avanti per tappe, procede per mediazioni e che queste sono fondamentali per assicurarne l’avanzamento. Sono conquiste parziali e alleanze necessarie quelle che avete imparato a realizzare in vari campi, come quelli della conquista della terra, della produzione, dell’agricoltura ecologica, della lotta contro l’agrobusiness e così via. L’importante è, da un lato, non svalutare tali mediazioni fondamentali e, dall’altro, non perdere di vista la meta che vogliamo raggiungere: la trasformazione radicale del mondo intero e quella interiore di noi stessi.

Nel mondo antico, gli atleti che si accingevano alla lotta e i soldati che si recavano in guerra venivano prima unti con l’olio, perché ricevessero forza. Si credeva che l’olio rafforzasse il corpo e lo proteggesse dai colpi e dalle malattie. È nato da qui, nella Chiesa, il costume di ungere le persone: si chiama crisma, che vuol dire unzione, per renderci più forti nella lotta della vita.

Oggi qui io non ho olio per ungervi, ma voglio stendere le mie mani su di voi, per invocare l’energia rivoluzionaria dell’amore solidale su ciascuno e ciascuna di voi, in maniera che possiate andar via da qui ancora più disposti a lottare. Malgrado i miei problemi di salute e le mie fragili condizioni, non potevo non essere qui. E qui, in questo momento, voglio impegnarmi a consacrare la mia esistenza, fino al mio ultimo respiro, alla causa per la quale lottiamo e a voi tutti. Che Dio vi benedica.

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