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MILLE PRETI STATUNITENSI SCRIVONO AL PAPA: CON LA LCWR MÜLLER HA ABUSATO DEL SUO POTERE

Tratto da: Adista Notizie n° 24 del 28/06/2014

37706. SEATTLE-ADISTA. Si allarga negli Usa il fronte della mobilitazione in difesa delle superiore religiose appartenenti alla Leadership Conference of Women Religious, “condannate” dal Vaticano ad una profonda riforma per presunte posizioni eterodosse e oggetto di una dura reprimenda, alla fine dello scorso aprile, da parte del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede card. Gerhard Ludwig Müller (v. Adista Notizie nn. 18, 19 e  20/14). Dopo la lettera a papa Francesco di un cartello di 16 associazioni cattoliche (v. Adista Notizie n. 20/14), mille preti statunitensi si sono schierati contro il cardinale per il modo con cui sta affrontando la questione delle religiose in una lettera aperta al papa, datata 2 giugno ma resa nota il 12. Gli aderenti alla Association of U.S. Catholic Priests (Auscp), nata nel 2011 a Seattle su iniziativa di 27 sacerdoti e che ha raggiunto il migliaio di aderenti, come organismo di collegamento e in difesa delle «concezioni visionarie del Concilio Vaticano II, come pastori al servizio di una Chiesa essa stessa al servizio», criticano infatti duramente il cardinale per le parole rivolte alle superiore religiose dell’Lcwr – che rappresentano l’80% delle 57mila suore statunitensi – nell’incontro svoltosi in Vaticano il 30 aprile scorso.

I commenti di Müller – così scrivono i preti dell’Auscp nella loro lettera, firmata dal presidente p. Davide Cooper dell’arcidiocesi di Milwaukee e da altri membri della direzione – hanno suscitato «tristezza e sgomento» e sono stati «per sua stessa ammissione bruschi». Il cardinale, in particolare, contestava la promozione, da parte dell’Lcwr, di idee “futuristiche” «contrarie alla rivelazione cristiana» e lamentava un orientamento «preoccupante», ma criticava anche la decisione dell’Lcwr di conferire il proprio premio annuale alla teologa suor Elizabeth Johnson, nel mirino dei vescovi statunitensi per presunti «errori» dottrinali contenuti nei suoi libri, giudicando tale decisione «un atto di provocazione aperta contro la Santa Sede e contro la valutazione dottrinale» elaborata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede in seguito all’inchiesta condotta sull’organismo. 

Tali commenti, osservano i preti statunitensi nella lettera al papa, «prematuri e unilaterali», sono stati pronunciati «senza alcun riferimento alle posizioni espresse dall’Lcwr né alla discussione avvenuta in seguito»; ciò rappresenta «un disservizio all’intero processo» e ha funzionato come un «rimprovero» pubblico dell’Lcwr. Un simile modo di procedere, si chiedono dunque, è utile a creare fiducia? Giova al processo o alla percezione della Chiesa da parte della gente?». In realtà, sottolineano, esso «esprime ciò che molti percepiscono come un’intimidazione clericale/gerarchica nei confronti delle religiose, condannandole pubblicamente. Ciò è profondamente doloroso. Sarebbe stato più opportuno diffondere una dichiarazione congiunta successiva alla discussione».

L’Lcwr, dopo l’incontro con i rappresentanti vaticani, aveva emesso un proprio comunicato in cui affermava che il dialogo avvenuto era stato illuminante in quanto aveva fatto comprendere quale fosse la percezione dell’organismo da parte delle istanze vaticane. «Noi – scrivono i preti al papa – sentiamo che lei sta promuovendo uno stile completamente diverso nell’affrontare questioni importanti all’interno della Chiesa, promuovendo un dialogo onesto che non ne determina preventivamente l’esito». La procedura che la Congregazione per la Dottrina della Fede sta seguendo con le religiose statunitensi, al contrario, «ci sembra ben lontana dalla raccomandazione, contenuta nella prima lettera di Pietro, nella sesta domenica di Pasqua, di spiegare le ragioni della nostra “speranza”, le nostre posizioni, convinzioni, prospettive, “con gentilezza e rispetto”, in breve, con il rispetto dovuto a coloro cui ci rivolgiamo». «Preghiamo – è la conclusione dei mille preti – che questo abuso nei processi e nei confronti delle persone non continui in questo e in altri casi, ma che un percorso di dialogo autentico, portato avanti con gentilezza e rispetto, porti ad un esito maggiormente in linea con il suo approccio pastorale». (ludovica eugenio)

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