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UNA REPUBBLICA OSTAGGIO DEI PALAZZINARI. LA LOTTA AL CONSUMO DI SUOLO DI “SALVIAMO IL PAESAGGIO”

Tratto da: Adista Notizie n° 35 del 11/10/2014

37808 ROMA-ADISTA. Ancora e ancora “le mani sulla città”, sull’Italia intera, il cui patrimonio territoriale è esposto senza pietà all’insaziabile appetito di pochi grandi speculatori. A denunciare lo scempio del paesaggio italiano, il divorante consumo di suolo, l’ininterrotto assalto alla nostra grande bellezza è l’Assemblea nazionale del Forum Salviamo il Paesaggio, svoltasi il 20 settembre scorso al Parco delle Energie a Roma. Luogo oltremodo significativo, questo, trattandosi di un parco pubblico recuperato dalle associazioni del territorio, dopo una lotta di anni con il costruttore Pulcini, sull’area dell’ex fabbrica tessile Snia Viscosa (dietro cui sorge il laghetto naturale affiorato nel 1992 durante i lavori per la costruzione di un centro commerciale che, in base alla destinazione d'uso dell'area, non avrebbero mai dovuto iniziare). 

Largamente positivo il bilancio del Forum, a cui – come ha ricordato, nella sua relazione, il coordinatore uscente, Alessandro Mortarino (a cui subentrerà non un singolo, ma un team, il comitato di Roma e Provincia) – aderiscono 1.013 tra associazioni, reti e comitati («e le adesioni continuano a pervenire quotidianamente»). Senza contare che il suo sito (www.salviamoilpaesaggio.it) costituisce uno dei più completi archivi esistenti in Italia sul tema della gestione del territorio, «un’ampia e nitida fotografia dell’Italia di oggi». 

«Il paesaggio, come parte del patrimonio storico, culturale e in ultima analisi antropologico del nostro Paese – ha evidenziato Claudio Arbib a nome del comitato romano –, è fonte primaria della nostra identità. Insomma, ci dice chi siamo: non è poco». Un «tema immateriale» e con una «dimensione emotiva» sul quale però incombono minacce «fatte della stessa materia dei viadotti, dei palazzi e dei capannoni industriali: quanto di più concreto possiamo immaginare». Per questo motivo, ha proseguito Arbib, «il paesaggio interseca tutti i temi ambientali trattati dalle associazioni piccole e grandi che partecipano al Forum: le politiche che interessano l’ambiente per Legambiente, l’ecosistema per il WWF, l’ambiente agricolo per SlowFood, l’unicità dell’Italia e del suo patrimonio per Italia Nostra, i grandi monumenti curati dal FAI. E, non meno importante, la sua tutela si declina in tutte le vertenze avviate da centinaia di Comitati locali». E poiché il maggiore fattore di distruzione del paesaggio è il consumo di suolo, la battaglia prioritaria del Forum dovrà essere quella del ridimensionamento della rendita fondiaria e della rottura del legame tra immobili e investimenti: «Un legame che ha permesso di disseminare l'Italia di cubatura e infrastrutture inutilizzate, vale a dire di rifiuti». Una lotta che ha ora «un alleato non da poco: la crisi economica, quella edilizia in particolare», in quanto molti italiani, «anche per aver semplicemente toccato con mano l’eccesso di offerta d’immobili e il corrispondente crollo dei prezzi», hanno iniziato a comprendere come lo stop al consumo di suolo non solo permetta di preservare «qualcosa di inestimabile» – il paesaggio, l’identità, i luoghi –, ma consenta anche di evitare di perdere denaro: non solo quello speso in investimenti sbagliati, a causa di una quantità sterminata di case invendibili, ma anche quello richiesto dalla «prevenzione del degrado sia dei singoli immobili, sia del loro contesto urbanistico, sia del dissesto idrogeologico che generano». Per non parlare della sempre più grave minaccia all’autonomia alimentare, considerando che, nell’arco di poco più di quarant’anni, la superficie agricola è passata da 18 milioni di ettari agli attuali 13: una perdita pari a Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna messe insieme. 

Il Forum è riuscito a portare questo tema anche all’attenzione della politica, partecipando per esempio ad audizioni parlamentari presso le Commissioni Ambiente, Agricoltura e Bilancio della Camera, con il risultato che molte delle sue indicazioni sono state accolte da diverse proposte di legge presentate al riguardo, in linea con una prospettiva europea tendente a limitare il consumo di suolo, a cominciare dal disegno di legge presentato dall’ex ministro delle Politiche agricole del governo Monti, Mario Catania. Tutto però si è fermato. «Perché? Questa lentezza – si chiede Catania in un messaggio inviato al Forum – nasconde una precisa volontà ostruzionistica? Stiamo di nuovo sacrificando il nostro patrimonio territoriale sull’altare di una apparente crescita economica a breve termine?». Eppure, evidenzia Catania, «lo sviluppo economico imperniato sul cemento rappresenta una soluzione apparente ai problemi economici e sociali provocati dall’attuale crisi»: «Il territorio compromesso dal cemento non sarà più in grado di svolgere le sue funzioni produttive. Perderà il fascino che attira da tempo milioni di turisti. Sarà sempre più soggetto al dissesto idrogeologico subendo i danni di frane, alluvioni, inondazioni. Bruciare il nostro patrimonio territoriale, ambientale e paesaggistico per risolvere problemi contingenti, seppur pressanti, è una politica profondamente miope nonché inefficace». Ciononostante, come ha sottolineato Salvatore Lo Balbo, segretario nazionale della Fillea-Cgil (il sindacato dei lavoratori del settore edilizio convertito all’obiettivo del “consumo di suolo zero”, a favore di quell’«azione di rigenerazione urbana di cui oggi tanto si parla e poco si fa»), gli ultimi provvedimenti del governo vanno nella direzione opposta, a tutto vantaggio di palazzinari, speculatori, amministratori corrotti e imprenditori senza scrupoli. Perché è sugli interessi di questi che appare disegnato lo Sblocca Italia varato dal governo Renzi (v. Adista Segni Nuovi n. 33/14), «una selvaggia deregulation che – scrive Salvatore Settis su la Repubblica (30/9) – capovolge la gerarchia costituzionale fra pubblico interesse e profitto privato e, imbavagliando le Soprintendenze, impone agli organi di tutela la santa ubbidienza alle imprese di costruzione».

Un quadro desolante, questo, di fronte a cui il Forum ha deciso di opporsi concentrando i propri sforzi nella presentazione di una legge d’iniziativa popolare che, facendo piazza pulita di ogni ambiguità, abbia l’effetto di catalizzare l’opinione pubblica sugli attacchi al territorio dell’(ex?) Belpaese. (claudia fanti)

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