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VITTORIA DI TSIPRAS: SCETTICO IL CAPO DEI VESCOVI GRECI, FIDUCIOSO “L’OSSERVATORE ROMANO”

Tratto da: Adista Notizie n° 5 del 07/02/2015

37973 ROMA-ADISTA. Il presidente della Conferenza episcopale cattolica greca, mons. Franghiskos Papamanolis, è un po’ scettico sul futuro del Paese dopo le elezioni del 25 gennaio scorso, che hanno visto la vittoria di Alexis Tsipras. Intervistato dall’agenzia dell’episcopato italiano Sir (26/1), ha detto che è stato «un voto di rabbia» quello accordato dai greci a Syriza, non una scelta ragionata su un programma perché, ha spiegato, «non abbiamo ascoltato programmi da nessuna parte», da nessuna delle formazioni che si sono presentate. Comunque un voto minoritario, ha sottolineato, commentando «l’alta percentuale di astensioni, circa il 40%: Tsipras ha portato a casa il 36% del 60% di coloro che hanno votato. Questo deve spingere il nuovo leader a lavorare per ridare forza, voce e speranza anche a chi, davanti al baratro della crisi, ha scelto di non votare per disperazione e disaffezione». Se è «un voto storico», «si vedrà». Non ha però dubbi che «con queste elezioni i greci hanno detto all’Unione Europea che vogliono seguire una strada fatta non di austerità, ma di solidarietà perché è sulla solidarietà che deve nascere la nuova Europa». «Il popolo ha scelto Tsipras per metterlo in azione, dopo aver visto i governi precedenti», è la sua analisi. «Samaras (di Nuova Democrazia, ndr) non faceva altro che annunciare che non ci sarebbero state altre tasse, salvo smentirsi qualche tempo dopo. La gente non ce la fa più e questo voto ribadisce una voglia di cambiamento per lasciarsi dietro disperazione e crisi». Ora Tsipras parla di «taglio delle tasse, dell’aumento dello stipendio minimo, della sanità gratuita per i più poveri», «ma come, con quali soldi? Dove li troverà? Basterà non pagare i debiti?», si chiede allarmato. «A questa domanda nessuno ha mai risposto compiutamente. E per arrivare a questi risultati bisognerà lottare, non poco, contro una grande corruzione». L’accordo per il governo realizzato da Syriza con il partito nazionalista Amel, è il timore del vescovo, «potrebbe alimentare una politica anti-euro. Syriza ha sparato contro la politica europea di austerità e promesso speranza e benessere. Ma il popolo non può vivere solo di speranze. La speranza si crea con i fatti e non con le parole». Ulteriore fonte di preoccupazione è il risultato conseguito da Alba Dorata, partito nazista, che si è collocato al terzo posto. «Un dato che fa paura», commenta mons. Papamanolis, «una percentuale molto alta. E pensare che quasi tutti i deputati che aveva nel precedente Parlamento sono in carcere, anche il capo. Anche questo risultato è segno della disperazione in cui versa il nostro popolo».


Una vittoria per l’Europa

Molto più rilassato sembra L’Osservatore Romano (27/1), che accoglie con maggior fiducia il risultato delle elezioni greche, grazie al quale «si apre certamente una fase nuova in Europa, una fase che passa attraverso l’espansione di uno spazio sociale, in reazione alle politiche di austerità. Quanto più i cittadini europei chiedono di essere coinvolti al di là delle logiche dei mercati, tanto più il lavoro della politica deve essere quello di accogliere le istanze che partono dalla società».

Il «messaggio proveniente da Atene», considera il quotidiano ufficioso della Santa Sede, «è una nuova idea di Unione che deve per un momento accantonare i problemi della moneta unica e dei suoi effetti, dei mercati e dell’austerità. Si tratta di una visione alternativa, pragmatica e non fideistica, che possa riproporre con forza il ruolo dell’Europa come esempio di democrazia e di rispetto dei diritti umani. E a ben guardare, questo momento di crisi può essere, ripartendo dalle elezioni in Grecia, l’occasione per l’Europa di valorizzare le proprie specificità, investendo in vari settori come l’economia reale, la ricerca e lo sviluppo, la cultura».

Se è vero che il primo passo verso l’Europa tocca a Tsipras, è anche auspicabile «un gesto di solidarietà» da parte dei governi europei «con un’operazione di ristrutturazione del debito» opportunamente negoziata. D’altra parte, leggiamo ancora, quella greca «non è in fondo una situazione isolata: molti Paesi europei potrebbero scivolare in una “trappola del debito”. Ed è per scongiurare questo rischio che va rafforzata la crescita reale e bisogna immaginare qualcosa di concreto per rilanciare appunto la dimensione sociale della Zona Euro. È forse ipotizzabile, in vista delle decisioni future, la nascita di un vero e proprio Consiglio europeo congiunto in cui i capi di Stato e di governo e i ministri dell’Economia e del Welfare possano riunirsi per individuare le strade da percorrere verso una crescita dell’occupazione».

L’Osservatore è talmente fiducioso in un nuovo inizio con Tsipras che legge «nel risultato elettorale greco un’opportunità per l’Europa. Un’occasione da non perdere che sarà tale, però, solo se sarà accompagnata da una forte azione di responsabilità politica». Significa «creare lavoro, che è appunto la più alta delle sfide per la politica. Ma significa anche rafforzare la democrazia attraverso l’abbandono di quella “finanziarizzazione” dell’economia che ha creato e sta creando gravi disuguaglianze». (eletta cucuzza)

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