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MOBILITAZIONE INTERRELIGIOSA E LAICA CONTRO LA LEGGE ANTI-MOSCHEE

Tratto da: Adista Notizie n° 6 del 14/02/2015

37983 ROMA-ADISTA. Un appello per la difesa della libertà religiosa, gravemente minacciata dopo l'approvazione in Lombardia di una legge che limita pesantemente la possibilità di creare nuovi luoghi di culto, con riferimento esplicito alla costruzione di moschee. Lo ha lanciato lo scorso 30 gennaio il Comitato promotore nazionale della Giornata del dialogo cristiano-islamico, ma lo hanno sottoscritto davvero in tanti, riviste e personalità del mondo islamico, di quello cattolico, riviste e gruppi da sempre in prima linea sul dialogo interreligioso. Nel testo emerge forte da parte dei firmatari l’esigenza di far sentire la loro voce in un momento particolarmente delicato sul versante dei rapporti tra le religioni e di prendere posizione rispetto al grave clima di intolleranza verso l’islam che sta montando nel nostro Paese e più in generale in Europa.

La nuova legge regionale lombarda, approvata il 27 gennaio scorso (e che apporta modifiche ad una precedente legge regionale, la n. 72 dell’11 marzo 2005, “Legge per il governo del territorio”), prevede, tra l'altro, che prima di concedere l’autorizzazione alla costruzione di un luogo di culto si effettui una procedura chiamata “Vas” (Valutazione ambientale strategica); rende obbligatorio che i nuovi edifici sorgano in aree che si trovino ad una “distanza minima” (che verrà stabilita dalla giunta regionale) da altri luoghi di culto (e vista la presenza capillare di chiese cattoliche, le nuove costruzioni potranno prevedibilmente sorgere solo in estrema periferia); e vincola i richiedenti a realizzare (a loro spese) accanto agli edifici di culto strade e opere di urbanizzazione primaria (gas, luce, impianti fognari, rete idrica, verde attrezzato, ecc.) e parcheggi ampi almeno il doppio rispetto all'area di preghiera, con sistemi di videosorveglianza collegati con le forze dell'ordine. La nuova norma prevede anche la «congruità architettonica e dimensionale degli edifici di culto previsti con le caratteristiche generali e peculiari del paesaggio lombardo». Come se non bastasse, la confessione religiosa che intende realizzare un proprio edificio di culto deve aver stipulato un'Intesa con lo Stato italiano. In mancanza di tale Intesa (come nel caso dell'islam), si può procedere comunque, ma previa certificazione di alcuni requisiti, come ad esempio quello di avere statuti che esprimono il carattere religioso delle finalità istituzionali della comunità che fa la richiesta del luogo di culto, nonché «il rispetto dei valori della Costituzione». E ancora: la legge stabilisce che, «fatta salva l’autonomia degli organi statali», prima di autorizzare i lavori vengano «acquisiti i pareri di organizzazioni, comitati di cittadini, esponenti e rappresentanti delle forze dell’ordine oltre agli uffici provinciali di questura e prefettura al fine di valutare possibili profili di sicurezza pubblica». In ogni caso, la legge lascia ai Comuni la facoltà di indire referendum tra i loro cittadini. Una serie incredibile di vincoli, insomma, che – al di là dei dubbi di costituzionalità sollevati da alcuni – renderebbero impossibile soprattutto per le comunità musulmane la realizzazione di nuove moschee.

Il provvedimento è quindi destinato ad avere un forte impatto sui circa 420mila credenti musulmani (100mila nella sola Milano) che vivono in Lombardia. Tanto più che poche settimane prima dell’approvazione definitiva della legge il Comune di Milano aveva pubblicato il bando per destinare tre aree della città a nuovi luoghi di culto islamici. Anche per questo, il sindaco Giuliano Pisapia ha definito le nuove norme approvate dal Consiglio regionale «una brutta legge ideologica e soprattutto contro qualcuno e non a favore del dialogo e della trasparenza», e ha aggiunto che intende andare avanti nella costruzione di nuove moschee in città, anche perché le delibere approvate del Consiglio comunale precedono il varo della legge regionale. Pisapia ha inoltre precisato che Palazzo Marino «non può presentare direttamente ricorso alla Corte costituzionale», ma ha assicurato che «se qualcuno bloccherà quello che intendiamo fare, ci sarà un contenzioso e attraverso questo contenzioso presenteremo il problema alla Consulta».

Di seguito il testo dell’appello, firmato tra gli altri da Adista, CEM Mondialità, Confronti, Editrice Missionaria Italiana, il foglio, Missione Oggi, QOL, Riforma, Tempi di Fraternità, Centro interconfessionale per la pace, Rete Radiè Resch, Segreteria nazionale delle Comunità di Base Italiane, Unione delle Comunità Islamiche d'Italia. Info: www.ildialogo.org. (valerio gigante)

 

Appello per la difesa della libertà religiosa in Italia

L'approvazione da parte della Regione Lombardia di una legge che limita la possibilità di realizzare luoghi di culto, con l'obiettivo dichiarato di impedire la costruzione di moschee, viola la “Dichiarazione universale dei diritti umani” dell'Onu, l’art. 6 del Trattato dell’Unione Europea (e art. 17 del Trattato di Funzionamento Ue) e la nostra Costituzione agli articoli 2 (tutela dei diritti fondamentali), 3 (principio di uguaglianza), 8 (tutela delle confessioni religiose), 19 e 20 (libertà di culto).

La libertà religiosa, peraltro, è calpestata anche da molti organi di informazione che, quotidianamente ed in modo esasperante, diffondono notizie, spesso non verificate o false, che tendono a creare un clima di intolleranza e violenza verso i credenti musulmani prendendo spunto dalle azioni di gruppi terroristici, sedicenti islamici, negando così di fatto il principio costituzionale sancito dall'art. 27 il quale stabilisce che “la responsabilità penale è personale”.

Per tali motivi il Comitato promotore nazionale della Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico, composto da associazioni, giornali, singole personalità della cultura sia musulmani sia cristiani, insieme alle redazioni dei giornali che di seguito vengono riportati, lancia un appello per la difesa della libertà religiosa in Italia, e segnatamente per la realizzazione di una Legge sulla libertà religiosa.

Chiediamo a tutte le persone democratiche, alle organizzazioni laiche, a tutte le confessioni religiose italiane di prendere posizione contro tutte le iniziative legislative o amministrative o contro tutti quei mass-media che sostengono una nuova guerra di religione e fomentano il razzismo religioso che, quando si scatena, colpisce tutte le religioni indistintamente.

Non abbiamo bisogno di guerre, e meno che mai di quelle combattute nel nome di una qualsiasi fede o di Dio! Condividiamo l'idea espressa recentemente da alcuni consiglieri comunali di Pisa là dove si afferma che «Chi usa il nome dell’islam per giustificare il proprio terrorismo offende e diffama l’Islam così come chi usasse il nome del cristianesimo per giustificare la propria violenza diffamerebbe il cristianesimo».

Nessuno più deve essere discriminato per la sua appartenenza religiosa. Basta antisemitismo, basta islamofobia, basta cristianofobia!

Chiediamo infine alla società civile, a tutte le realtà associative e laiche, a tutte le comunità religiose cristiane e musulmane che dal 2001 hanno dato vita alla Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico di riprendere le iniziative di sensibilizzazione della popolazione per impedire che il nostro popolo sia tirato dentro ad una sciagurata e folle guerra di religione scatenata per motivi politici.

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