
Al Sinodo vinca la tradizione. La proposta dei vescovi africani
ACCRA-ADISTA. È cosa nota la rigidità delle gerarchie cattoliche africane in merito alle questioni inerenti etica sessuale e famiglia. Basti pensare ad alcuni casi, particolarmente estremi e controversi, in cui i vescovi africani hanno sostenuto pubblicamente, nei rispettivi Paesi, la promulgazione di leggi omofobe, volte a criminalizzare le persone omosessuali e spesso, addirittura, ad introdurre per loro pene severissime fino a quella capitale (per esempio Uganda e Nigeria).
L'occasione per confermare le posizioni dell'episcopato africano sulla famiglia è arrivata dal Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar (Secam) che si è riunito, tra l'8 e l'11 giugno scorso nella capitale del Ghana, in un incontro preparatorio al Sinodo 2015. All'evento – dal titolo “La famiglia in Africa: quali esperienze e quali contribuiti alla XIV Assemblea Ordinaria del Sinodo” – hanno partecipato 45 vescovi e cinque cardinali, tra cui il prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il guineano Robert Sarah.
Diversi i nodi problematici su cui i prelati si sono confrontati sia nelle relazioni che nelle discussioni in gruppi. Al centro della “proposta africana”, condivisa a furor di popolo dai convenuti, l'invito a riaffermare, in sede sinodale, la dottrina tradizionale cattolica su famiglia ed etica sessuale. «Vi incoraggio a parlare chiaramente, con una sola credibile voce, e con amore filiale per la Chiesa», ha chiesto il card. Sarah ai vescovi africani che parteciperanno al Sinodo. «Siate consapevoli della missione della Chiesa; proteggete la sacralità del matrimonio che è oggi sotto l'attacco di ogni forma di ideologia che mira alla distruzione della famiglia in Africa. Non abbiate timore di rimarcare l'insegnamento della Chiesa sul matrimonio» (Cisa, 12/6). I vescovi, ha poi aggiunto Sarah, invitandoli alla mobilitazione “politica” nei propri Paesi, «devono identificarsi con la verità, per ottenere che i loro leader politici non approvino leggi e politiche che vanno contro la santità del matrimonio e della famiglia». Il presidente della Conferenza episcopale del Ghana, il vescovo di Konongo-Mampong Joseph Osei-Bonsu, ha poi ribadito che «il matrimonio è l'unione tra un uomo e una donna» e ha infine chiesto agli africani di «tenersi lontani da quei media che promuovono il matrimonio dello stesso sesso».
La Chiesa ghanese sarà rappresentata al Sinodo dal vescovo di Accra, Gabriel Charles Palmer-Buckle, le cui posizioni in merito al grande tema sinodale sono quantomeno ambigue. Il 1° febbraio scorso la diocesi da lui guidata aveva infatti rilanciato sul proprio profilo Facebook una “Supplica filiale sul futuro della famiglia” di stampo nettamente conservatore (v. Adista Notizie n. 6/15), salvo poi tornare sui suoi passi, rimuovendo l'appello. Il vescovo inoltre, in un'intervista al quotidiano Crux dell'11 febbraio scorso, si è detto vicino alle posizioni aperturiste del card. Walter Kasper, affermando che sull'ammissione ai sacramenti per i divorziati risposati dovrebbe essere il singolo vescovo a valutare caso per caso (v. Adista Notizie n. 9/15), ma in occasione dell'incontro di Accra, Palmer-Buckle sembra essere “rientrato nei ranghi”, essendosi detto pienamente d'accordo con gli altri prelati africani sulla difesa della dottrina quale linea da seguire in sede sinodale.
* Immagine di AfroDad, tratta dal sito Flickr, licenza, immagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite
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