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Potere al Popolo. «Un uragano di speranza»

Potere al Popolo. «Un uragano di speranza»

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 6 del 17/02/2018

Cos’è Potere al Popolo? A questa domanda non è facile dare una risposta precisa, prendiamo a prestito la definizione coniata dall’attuale pontefice per il compito che gli “agenti del cambiamento” dovrebbero svolgere “tra e per” gli ultimi: essere un uragano di speranza. E Potere al Popolo è stata fino ad ora una positiva perturbazione sullo sfondo della crisi politica italiana.

Ha attivato un processo, portando alla realizzazione di circa 200 assemblee sul territorio nazionale e non solo, alla selezione delle candidature per questa “lista elettorale” attraverso un meccanismo decisionale “dal basso” (di cui i profili dei candidati sono espressione conseguente), alla raccolta di quasi più del doppio circa delle firme necessarie previste dalla legge rendendone possibile la presenza in tutti i collegi di Camera e Senato della Penisola, isole comprese, per citare una vecchia formula pubblicitaria. L’unico neo in questo exploit è stata la mancata raccolta delle firme necessarie che avrebbe permesso di sostenere elettoralmente Potere al Popolo ai nostri concittadini che vivono e lavorano all’estero. Lo sforzo profuso che si è scontrato infatti contro lo scoglio della burocrazia consolare.

Basterebbero questi pochi dati su una modalità totalmente altra del fare politica, per qualificare in sé il progetto, in special modo se confrontato con il desolante panorama italiano, segnato da una distanza abissale tra il quadro della rappresentanza istituzionale e la popolazione vittima di una vera e propria emergenza sociale.

In Italia anche chi lavora ed ha un contratto a tempo indeterminato o gestisce una attività per conto proprio, sta progressivamente entrando nella fascia del ceto medio “impoverito”, mentre le fasce giovanili vivono una precarietà strutturale che sembra avere come unico sbocco possibile per la ripresa, il cammino dei propri padri (e dei propri nonni) per cercare fortuna altrove.

Ci sono poi delle fasce ancora più relegate ai margini della società, oggetto di una vera e propria guerra pilotata dei “penultimi” contro “gli ultimi”.

Potere al Popolo nasce da ciò che solo all’apparenza poteva sembrare una “pazziata” mediatica di un gruppo di attivisti dell’ex Ospedale psichiatrico giudiziario “Je So Pazzo” di Napoli rispetto al percorso fallimentare del “Brancaccio”, naufragato sulla riproposizione dell’ennesima idea di una Sinistra subordinata alla politica che conta. Metaforicamente, da una strofa del celebre brano di Pino Daniele a cui il nome di questo collettivo si ispira è partito uno tsunami di cui si è accorta più la stampa estera che quella nostrana.

Forse la definizione più calzante per definire i promotori di questa “follia” e dei loro seguaci è quella di “poeti sociali” come papa Francesco ha descritto gli agenti del cambiamento sociale che animano i movimenti popolari.

Questi poeti sono gli artigiani di un tessuto connettivo tra coloro che le élites senza scrupoli vorrebbero rendere meri individui atomizzati.

Partendo da una occupazione di un edificio abbandonato (ex carcere psichiatrico) di un quartiere popolare partenopeo per sviluppare una serie di attività politiche e sociali incentrate sul soddisfacimento di quei bisogni minimi che non vengono garantiti ad una fetta sempre più ampia di popolazione, i “ragazzi” dell’ex-Opg non si sono sentiti rappresentati da nessuna forza politica in questa imminente tornata elettorale nazionale ed hanno deciso non tanto di “scendere in campo” ma di porsi come catalizzatori di una proposta in cui “l’esercito degli esclusi” fosse la leva principale di questa scommessa.

La “Capa Politica” è Viola Carofalo, unica “leader” donna negli schieramenti politici elettorali.

Anche a Genova, abbiamo deciso di “accettare la sfida”.

Tre punti principali vedono una possibile convergenza con le reti del cattolicesimo di base spesso oscurate dai media, e con cui abbiamo individualmente incrociato i nostri percorsi in importanti battaglie e su cui, magari con approcci differenti, pratichiamo gli stessi obiettivi, come si dice a Genova: è l’acqua cheta che fa crollare i ponti…

Il primo è il tema della guerra e della necessità di invertire radicalmente la rotta della nostra politica estera rendendola aderente ai dettami costituzionali e non ai diktat dell’Unione Europea e della Nato.

È stato proprio papa Francesco a parlare per primo ed espressamente di “terza guerra mondiale a pezzi” in corso. Siamo ad un bivio: o proseguire in questa spirale perversa di una politica bellicista, tra l’altro non priva di tragici effetti boomerang, o riprendere un cammino di pace e interrompere le produzioni che portano gli armamenti made in Italy a essere usati per esempio nel bombardamento della popolazione civile yemenita o negli attacchi dell’aviazione turca, per non parlare delle mine anti-uomo dispensatrici di morte di cui deteniamo il poco dignitoso primato di essere uno dei maggiori fabbricanti al mondo.

Il secondo tema è legato all’attenzione verso gli “ultimi”, coloro che rimangono fuori dal cono di luce dei media.

La popolazione carceraria in prigioni divenute discariche sociali per una politica che non sa risolvere le contraddizioni che produce, i sempre più numerosi “senza fissa dimora”, spesso resi tali dalla crisi, l’area del disagio giovanile che l’azzeramento delle prospettive per il futuro rende una bomba ad orologeria sono temi che non sembrano interessare veramente i politici di professione.

Per non parlare poi di quell’umanità errante che rischia la vita, a volte perdendola, attraversando i confini tra Italia e Francia per raggiungere quel Paese dopo avere conosciuto la guerra, l’attraversamento del Mediterraneo e il sistema italiano della “non-accoglienza”.

Il terzo, ma non in ordine di importanza è il tema del lavoro e della sua dignità su cui proprio papa Francesco ha incentrato il suo discorso tenuto all’interno dello stabilimento dell’Ilva a Cornigliano lanciando un monito purtroppo rimasto lettera morta per la politica ma che Potere al Popolo vuole assolutamente far suo.

* Giacomo Marchetti è ricercatore indipendente, candidato alla Camera dei Deputati per Potere al Popolo (Genova)

* * Fonte You Tube

 

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