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È uscito il numero di aprile del mensile

È uscito il numero di aprile del mensile "Il Margine"

Riportiamo di seguito il sommario, con una sintesi del contenuto degli articoli, del numero di aprile de IL MARGINE, Mensile dell’associazione culturale Oscar A. Romero

Il Margine - Anno 38 (2018), n. 1 (chiuso il 31 marzo 2018)

 

Prove d’orchestra… S’ode a destra uno squillo di tromba. E a sinistra? Francesco Ghia – Silvano Zucal

Almeno, dài, in Russia stanno peggio… Per quanto ammaccati e disorientati dal risultato elettorale, una certezza se non l’altro l’abbiamo: non vorremmo vivere in un paese in cui un uomo solo prende il 75% e oltre dei voti. Per quanto imperfetta, per quanto resa malferma da leggi elettorali pessimamente disegnate, la democrazia resta pur sempre un regime migliore della dittatura plebiscitaria. Per quanto possa generare confusione visiva, una policromia è pur sempre più variegata e ricca di una monocromia; per quanto possa risultare dissonante, una sinfonia è pur sempre preferibile a un suono monotono e monocorde…

 

Sciogliamo il Partito, non perdiamoci di vista. Non è un ultimatum, è il mio contributo alla discussione Emanuele Curzel

Le analogie con il 1994, secondo me, sono molte. Anche allora un sistema elettorale inedito diede vita a un Parlamento in ampia misura mutato, nel quale entrarono moltissimi uomini nuovi, solo alcuni dei quali destinati a luminose carriere. Anche allora si parlò di esito della rabbia popolare, di nuova repubblica, di cambiamento epocale; anche allora qualcuno profetizzò – sbagliando – che si sarebbe trattato di un fenomeno di breve durata. Anche allora aveva vinto chi aveva potuto fare una campagna elettorale aggressiva e martellante (spesso livida e rancorosa) servendosi del mezzo di comunicazione più diffuso e non lesinando calunnie e falsità. Certo, ci sono anche delle differenze…

 

Governo, responsabile è provarci davvero Fulvio De Giorgi

La legge elettorale, in gran parte proporzionale, ci ha riportato alle dinamiche della prima Repubblica: i vincitori sono quelli che hanno incrementato percentualmente i loro voti (il M5S e la Lega) non quelli che hanno una maggioranza di governo. Ma la logica proporzionale porta allora al fatto che la governabilità vada assicurata con coalizioni parlamentari (come fu sempre nella prima Repubblica, anche quando la DC ebbe la maggioranza assoluta). A questo non osta il fatto che il Parlamento sia in effetti diviso in tre parti (lo era, sostanzialmente, anche nella prima Repubblica), ma piuttosto il fatto che gli attuali leaders sono cresciuti in una logica di maggioritario (e forse anche in un immaginario da videogiochi) e rifiutano d’istinto come immorali le alleanze post-elettorali. Certo, queste convergenze possono essere fenomeno di trasformismo o…

 

Bruno e zia Palmina Fabrizio Mattevi

Quando può Bruno fa ritorno al paese ai piedi delle montagne. Gli scenari della valle custodiscono ricordi d’infanzia e testimoniamo il legame con il passato. Al cimitero è sepolto il papà. E così, in quelle contrade lui ritrova un po’ delle sue radici. Lì abitano ancora parenti e conoscenti. Tra loro c’è zia Palmina. È molto anziana, come dicono i capelli bianchi tagliati corti e negli ultimi tempi ha bisogno della sedia a rotelle per gli spostamenti fuori casa. In quel mondo antico a Bruno viene facile prendersi cura di lei e accompagnarla in qualche breve…

 

Animali e visione cristiana. Alcune note per un approfondimento Flavio Deflorian

Io credo che una delle più urgenti e importanti sfide per il pensiero cristiano del ventunesimo secolo riguardi il rapporto fra l'uomo e gli animali, in particolare gli animali più vicini a noi da un punto di vista biologico e comportamentale, a cominciare dai primati. Il progresso delle conoscenze biologiche e nello studio dei meccanismi cognitivi e comportamentali ha da tempo messo in discussione una visione antropocentrica del mondo data per scontata per lungo tempo dalla cultura dominante occidentale. Una visione che vede una netta discontinuità fra noi e gli animali. Sempre più appare chiaro che c’è un continuo e che la questione è più complessa.

 

In dialogo con Simone Weil (Parte seconda) Ivo Lizzola

Quando l’“imperio della forza” diviene violenza fredda, impersonale, o furore distruttivo e incandescente, quale azione può reggere? Che cosa può provare a resistere a una tale violenza? Forse solo un’azione che crea, un’azione che attesta e che lascia. Un’azione che di fronte allo sterminio, all’odio totale, si pone come desiderio di assoluto, come ricerca della perfezione. A questo pare avviarci un nuovo incontro, una rilettura risonante delle pagine di Simone Weil.  L’azione misurata nella sua perfezione non lo è, certo, perché compiuta e potente, ma perché azione di donne e di uomini…

 

 

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