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Bene comune, libertà religiosa, intelligenza artificiale. L'agenda di papa Leone per il Giubileo dei governanti

Bene comune, libertà religiosa, intelligenza artificiale. L'agenda di papa Leone per il Giubileo dei governanti

CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Tutela del bene comune «specialmente in difesa dei più deboli ed emarginati». Promozione della libertà religiosa e del dialogo interreligioso. Vigilanza sull’uso dell’intelligenza artificiale. Sono i tre impegni che papa Leone XIV ha consegnato ai parlamentari ricevuti in udienza questa mattina in Vaticano in occasione del Giubileo dei governanti.

A voi è affidato il compito «di promuovere e tutelare, al di là di qualsiasi interesse particolare, il bene della comunità, il bene comune, specialmente in difesa dei più deboli ed emarginati – ha detto il pontefice –. Ad esempio, si tratta di adoperarsi affinché sia superata l’inaccettabile sproporzione tra una ricchezza posseduta da pochi e una povertà estesa oltremisura. Quanti vivono in condizioni estreme gridano per far udire la loro voce e spesso non trovano orecchie disposte ad ascoltarli. Tale squilibrio genera situazioni di permanente ingiustizia, che facilmente sfociano nella violenza e, presto o tardi, nel dramma della guerra. Una buona azione politica, invece, favorendo l’equa distribuzione delle risorse, può offrire un efficace servizio all’armonia e alla pace sia a livello sociale, sia in ambito internazionale».

La seconda riflessione di papa Leone ha riguardato «la libertà religiosa e il dialogo interreligioso. Anche in questo campo – ha aggiunto –, oggi sempre più di attualità, l’azione politica può fare tanto, promuovendo le condizioni affinché vi sia effettiva libertà religiosa e possa svilupparsi un rispettoso e costruttivo incontro tra le diverse comunità religiose. Credere in Dio, con i valori positivi che ne derivano, è nella vita dei singoli e delle comunità una fonte immensa di bene e di verità. Sant’Agostino, in proposito, parlava di un passaggio dell’uomo dall’amor sui (l’amore egoistico per sé stesso, chiuso e distruttivo) all’amor Dei (l’amore gratuito, che ha la sua radice in Dio e che porta al dono di sé), come elemento fondamentale nella costruzione della civitas Dei, cioè di una società in cui la legge fondamentale è la carità». Punti di riferimento imprescindibili sono la «legge naturale, universalmente valida al di là e al di sopra di altre convinzioni di carattere più opinabile, costituisce la bussola con cui orientarsi nel legiferare e nell’agire, in particolare su delicate questioni etiche che oggi si pongono in maniera molto più cogente che in passato, toccando la sfera dell’intimità personale». E la Dichiarazione universale dei diritti umani, approvata e proclamata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre del 1948, che «appartiene ormai al patrimonio culturale dell’umanità. Quel testo, sempre attuale, può contribuire non poco a mettere la persona umana, nella sua inviolabile integralità, a fondamento della ricerca della verità, per restituire dignità a chi non si sente rispettato nel proprio intimo e nelle esigenze della propria coscienza».

Infine la terza considerazione, attorno alla «grande sfida» dell’intelligenza artificiale. «Si tratta di uno sviluppo che certamente sarà di valido aiuto alla società, nella misura in cui, però, il suo utilizzo non porti a intaccare l’identità e la dignità della persona umana e le sue libertà fondamentali – ha detto Prevost –. In particolare, non bisogna dimenticare che l’intelligenza artificiale ha la sua funzione nell’essere uno strumento per il bene dell’essere umano, non per sminuirlo né per definirne la sconfitta. Quella che si delinea, dunque, è una sfida notevole, che richiede molta attenzione e uno sguardo lungimirante verso il futuro, per progettare, pur nel contesto di scenari nuovi, stili di vita sani, giusti e sicuri, soprattutto a beneficio delle giovani generazioni.

La vita personale vale molto più di un algoritmo e le relazioni sociali necessitano di spazi umani ben superiori agli schemi limitati che qualsiasi macchina senz’anima possa preconfezionare. Non dimentichiamo che, pur essendo in grado di immagazzinare milioni di dati e di offrire in pochi secondi risposte a tanti quesiti, l’intelligenza artificiale rimane dotata di una “memoria” statica, per nulla paragonabile a quella dell’uomo e della donna, che è invece creativa, dinamica, generativa, capace di unire passato, presente e futuro in una viva e feconda ricerca di senso, con tutte le implicazioni etiche ed esistenziali che ne derivano.

La politica non può ignorare una provocazione di questa portata. Al contrario ne è chiamata in causa, per rispondere a tanti cittadini che giustamente guardano, al tempo stesso, con fiducia e preoccupazione alle sfide di questa nuova cultura digitale».

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