Il papa sulla tomba di don Tonino. La finestra sulla pace, sogno dei poveri
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 16 del 05/05/2018
Il pellegrinaggio di Francesco nella Chiesa di periferia prosegue. La sua scelta di abbracciare testimoni di una Chiesa inclusiva si estende da don Milani a don Primo Mazzolari e ora giunge a don Tonino Bello. Preti scomodi, disobbedienti alle leggi per seguire l’anelito irresistibile della giustizia. Preti poveri per i poveri, anzi accanto ai poveri.
Don Tonino, vescovo di Molfetta sino alla sua morte, il 20 aprile 1993, e presidente nazionale di Pax Christi, era vicino alla gente. Audace, imprevedibile, sognatore instancabile e nello stesso tempo infaticabile costruttore di pace e di diritti per tutti: una vita per gli ultimi della storia, accanto ai diseredati nella vita materiale e nei diritti.
Ha restituito dignità a sfrattati, immigrati, drogati, lavoratori licenziati. Tutti costoro attraversavano l’episcopio come la sua stessa esistenza. E parole dure, talora molto dure, ha dedicato ai potenti di turno, perché i segni del potere non avessero mai sopravvento sul potere dei segni. Si è recato alla base di Gioia del Colle per invitare all’obiezione di coscienza i giovani piloti in partenza per l’Iraq e, con 500 altre persone, è stato a Sarajevo, sì nella Sarajevo assediata dai cecchini, per tendere la mano alle vittime delle guerre. E per gridare che abbiamo bisogno di un cessate il fuoco ovunque, e di un’Onu dei popoli che sappia condurre mediazioni nonviolente. Don Tonino – pur vescovo, è sempre stato sempre e solo don Tonino per tutti – non si è risparmiato in parole e gesti per sconfiggere le logiche nefaste delle guerre, per ridare nobiltà alla politica, “arte nobile e difficile”, la più alta forma di carità.
L’intreccio dei passi di Francesco con quelli di Tonino Bello è più che evidente e riempie il cuore a coloro che la Chiesa dei poveri e del grembiule l’hanno a cuore (il dossier di Aprile di Mosaico di pace è dedicato a entrambi!) ma l’arrivo di Pietro sulla tomba dell’assolato Sud, ad Alessano, e poi a Molfetta, è significativo ed emozionate. Non per devozionismo, ma perché ridesta tutti quei sogni “diurni”, talora sopiti, a cui lui ci invitava con passione, quelli intrisi di impegno, di capacità di essere in strada, nei crinali della storia. Sogni contagiosi.
In secondo luogo, è stato un incontro significativo per la terra in cui questo abbraccio di Francesco a Tonino Bello è avvenuto: Alessano, finis terrae, terra di frontiera, di incontro di due mari. Il mare è stato protagonista per don Tonino, che lo amava tanto, e lo è stato in questa visita, perché da luogo di morte di tanti fratelli migranti ricorda che può essere spazio di incontro di culture e di persone. E la frontiera da luogo di confine che chiude diviene spazio che apre al nuovo e al diverso. E fa spazio ai poveri. Perché a tavola, per loro, c’è sempre posto.
«Ho appena pregato sulla sua tomba – così Francesco apre il suo saluto ad Alessano – che non si innalza monumentale verso l’alto, ma è tutta piantata nella terra: Don Tonino, seminato nella sua terra, – lui, come un seme seminato –, sembra volerci dire quanto ha amato questo territorio. Don Tonino ci richiama a non teorizzare la vicinanza ai poveri, ma a stare loro vicino, come ha fatto Gesù, che per noi, da ricco che era, si è fatto povero (cfr 2 Cor 8,9). Don Tonino sentiva il bisogno di imitarlo, coinvolgendosi in prima persona, fino a spossessarsi di sé. Non lo disturbavano le richieste, lo feriva l’indifferenza. Non temeva la mancanza di denaro, ma si preoccupava per l’incertezza del lavoro, problema oggi ancora tanto attuale. Non perdeva occasione per affermare che al primo posto sta il lavoratore con la sua dignità, non il profitto con la sua avidità. Non stava con le mani in mano: agiva localmente per seminare pace globalmente, nella convinzione che il miglior modo per prevenire la violenza e ogni genere di guerre è prendersi cura dei bisognosi e promuovere la giustizia».
È dal Sud riparte la speranza, da tutti i Sud sfruttati e calpestati, dalle periferie dei poteri economici e politici, dalla gente semplice vittima dell’occhio arguto dei grandi: «Ti chiediamo perdono per tutti i guasti dei nostri egoismi corporativi, per le sperequazioni economiche e per l’idolatria del profitto, per lo sterminio per fame tollerato se non provocato da noi ricchi ai danni di tutti i Sud della terra, per la crescente produzione di armi e il loro commercio clandestino, per la militarizzazione del territorio e dello spazio, per le discriminazioni razziali e per la tragica esposizione debitoria dei poveri del terzo mondo, e per il business di certi ipocriti aiuti economici e l’imperialismo culturale veicolato dai mass media» (Tonino Bello, Articoli. Corrispondenze. Lettere. Notificazioni, Mezzina, 2003).
E, poi ancora, al centro della bella festa pugliese è stato il legno di ulivo – il Papa ha utilizzato il pastorale di don Tonino, in legno di ulivo appunto, che contraddistingue una regione e che diviene simbolo di pace. Di nonviolenza possibile. Quella che ci dà forza, che non è sinonimo di pavidità, che ci aiuta a lasciare tutte le nostre sicurezza e le «compattezze rassicuranti».
E Francesco, come Tonino, invita a una scelta nonviolenta. Ricordiamo, infatti, il dono del messaggio per la Giornata mondiale della Pace dello scorso anno (“La nonviolenza: stile di una politica per la pace”). Messaggio in linea con l’invito di don Tonino a una scelta di nonviolenza assoluta: «Il grande esodo che oggi le nostre comunità sono chiamate a compiere è questo: abbandonare i recinti di sicurezza garantiti dalla forza per abbandonarsi, sulla Parola del Signore, alla apparente inaffidabilità della nonviolenza assoluta» (don Tonino, Scritti di pace, volume 4). Perché così anche la Chiesa potrà essere più audace, capace di organizzare la speranza degli ultimi. E con il cuore ancora colmo di riconoscenza a Francesco per questa visita, apprendiamo che tornerà in terra di Puglia il prossimo 7 luglio, a Bari “finestra sull’Oriente”, per una giornata di riflessione e preghiera ecumenica sulla drammatica situazione in Medio Oriente. E don Tonino veglierà su di noi, accanto a noi. Per una pace vera e disarmata per tutti.
* Rosa Siciliano è direttrice di Mosaico di Pace, mensile promosso da Pax Christi (https://www.mosaicodipace.it )
* * Facciata della chiesa della Madonna dei Martiri a Molfetta, Fonte: MolfettaLive, tratta da Wikimedia Commons, GNU Free Documentation License
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